Stanza dell’ascolto: per offrire al bimbo la possibilità di nascere

https://lespresso.it/c/attualita/2025/7/23/pro-vita-stanza-ascolto-torino-tar/55618

Il Tar si è espresso, via la stanza dell’ascolto all’ospedale Sant’ Anna di Torino.Torino, aborto: chiusura della “ stanza” di accoglienza della donna
Chi si spende, dichiarandosi a favore della vita e offrendo il proprio tempo e la propria esperienza a supporto della vita nascente e delle donne in difficoltà, in preda spesso all’angoscia che la scelta dell’aborto genera, viene allontanato in quanto accusato di essere contrario alla l.194, legge che permette l’ivg, e quindi non compatibile
con il lavoro che sta cercando di fare, ossia dare aiuto e sostegno a chi è in difficoltà.
Chi sa che la vita abbia inizio con il concepimento è logico che non condivida la l. 194 e cerchi di fare rispettare i primi due articoli in cui il legislatore ha evidenziato l’importanza in primis della sua difesa, articoli che vengono volentieri dimenticati per dare spazio alla tutela dei diritti e all’autodeterminazione della donna.
La scelta di eliminare la stanza dell’ascolto non è da festeggiare in quanto non rappresenta una vittoria, perché decidere per la morte non è mai un trionfo.
Il presunto successo di chi si schiera a favore dell’aborto facendo appello ai diritti della donna e alla autodeterminazione spettante che ne deriva, impedendo a qualsivoglia persona di intervenire, non è una affermazione che merita il plauso.
Non ci sono vinti e perdenti in questa diatriba ma c’è l’ingiustizia che deve subire un bambino il quale dovrebbe essere l’unico a poter esprimersi e che invece, per decisone di altri, viene ucciso.
Qui c’è un diritto calpestato di cui nessuno parla, al quale i sostenitori di diritti  non danno peso quasi non si trattasse di un essere umano al quale viene impedito di nascere.
Scegliere la via dell’aborto per una donna, per una coppia, non è segno di emancipazione. La consapevolezza che quel gesto pone fine ad una vita  dovrebbe essere chiara: si sta uccidendo un essere umano impedendogli di crescere.
Il lavoro di chi sta dall’altra parte, nella Stanza dell’ascolto, è “solo” quello di fare scoprire il prestigio che sta dietro la scelta di diventare genitori.
Tale decisione non solo sceglie la vita ma si fa motore di un lavoro culturale che mette la vita stessa al centro e che ricorda a tutti che “permettere la vita dà vita”, e che i bambini sono portatori di speranza nel futuro.
Diritto non è solo liberarsi di un fardello, diritto è anche avere qualcuno che dia sostegno in un lavoro di introspezione che, in quel momento, non si è in grado di fare da soli.
Questo è il compito della stanza dell’ascolto a cui purtroppo è stata tolta ogni facoltà.

Angela D’Alessandro
Comitato Prolife insieme
http://www.prolifeinsieme.it