Violenza di genere? O cultura dell’odio verso l’essere umano?

Caro Direttore,

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Faccio parte del Comitato Prolife Insieme che riunisce associazioni, movimenti, singoli volontari con un obiettivo di carattere culturale e informativo principalmente in difesa della vita nascente. Sappiamo quanto la battaglia per i bimbi non nati sia ostacolata dalla cultura odierna nella quale governa la più assoluta autodeterminazione ovvero il rinnegamento totale dei principi fondamentali e universali non negoziabili che tutelano la dignità dell’essere umano. Pertanto la società moderna che si definisce inclusiva e liberale finisce per trasformare i suoi cittadini in dittatori autolesionisti che diventano schiavi di sé stessi. Infatti in mancanza di punti di riferimento chiari e profondi l’individuo sarà tentato di mettere al centro di ogni singola scelta soltanto il proprio egoismo facendo di qualsiasi desiderio un diritto da pretendere a tutti i costi. Spesso diventiamo vittime delle nostre stesse decisioni.
La responsabilità della grande diffusione di questa cultura di morte sono da ricercare soprattutto nei media e nella scuola.
Sono madre di due figli e da più di 10 anni sono alle prese con il materiale didattico dei miei ragazzi.  Più volte mi sono ritrovata sbalordita di fronte ai messaggi ideologici inseriti nei testi già dalle scuole elementari.
Poche sono state le occasioni di confronto con i docenti su questi temi e nei rari casi dove è stato possibile ho riscontrato due atteggiamenti: ignoranza involontaria oppure la scelta della indifferenza per timore di essere richiamati dai dirigenti scolastici come contrari al pensiero dominante.
Quanti presidi ho dovuto “subire” come madre nelle scuole dei miei figli che si credevano portatori di verità oggettive solo perché menzionavano la scienza quale strumento di libertà! In realtà la scienza se è a servizio di ideologie può diventare uno strumento di schiavitù come tanti altri e non di libertà, questo i docenti dovrebbero saperlo bene in quanto la storia è piena di questi fenomeni anche nel recente passato, l’eugenetica nazista ne è un esempio.
Il sano concetto di pari opportunità è stato trasformato nella imposizione di una presunta (e impossibile, aggiungo io) parità di genere che schiaccia e appiattisce la bellezza delle differenze tra uomo e donna cancellandone la dignità stessa. Infatti è nel rispetto del corpo quale contenitore della dignità umana che è possibile ristabilire quel concetto di rispetto tra i sessi tanto pubblicizzato con campagne scolastiche, quali panchine rosa e scarpette rosse che rappresentano solo vuote ideologie  ma purtroppo non portano né gli uomini né le donne a fare una seria autocritica costruttiva degli sbagli da entrambi i lati.
Nella lotta alla violenza di genere – così come viene etichettata nel linguaggio ideologico – è indispensabile capire la fonte dell’odio  e della rabbia che stanno alla base di queste violenze, magari scavando un po’ più in profondità a livello di psiche e di coscienza umana. Oggi siamo tutti pienamente consapevoli di come la cultura sia in grado di influenzare massicciamente il nostro pensiero e se la cultura è impregnata di ideologia spesso fa dei danni enormi.
Certo fare tale analisi comporta il  rischio di individuare messaggi ed atteggiamenti fuorvianti che poi saremmo costretti a cambiare. Il problema è che a questi atteggiamenti ci siamo talmente assuefatti anche noi adulti da non voler andare in profondità in certi ambiti definendoli “pericolosi e divisivi” così da non dover cambiare noi stessi e rinunciare alle nostre comodità.
Come comitato “Prolife Insieme” condanniamo ogni forma di violenza contro uomini, donne, bambini, feti, anziani, contro chiunque sia indifeso e fragile. Ma questa lotta non deve limitarsi alla violenza fisica: è necessario alzare l’asticella e puntare alla battaglia contro  la “violenza culturale”.

È indispensabile vigilare sui programmi scolastici che spesso vengono imposti già ai bambini che  si ritrovano così confusi  poiché privati di qualsiasi punto di riferimento, proprio nel loro percorso di sviluppo più delicato, quello della pre-adolescenza e adolescenza, fasi di crescita piene di insidie soprattutto sul web.
Alle ragazze viene “venduto” il concetto di mostrare il loro corpo per avere ciò che vogliono, si vedano siti come onlyfan: in una parola la tristezza più assoluta. Purtroppo si sentono sempre più spesso notizie di professori che invece di mettere in guardia le ragazze dai pericoli di questi siti sono loro stessi utenti registrati su queste piattaforme…
I ragazzi vengono attirati dall’inganno della pornografia come “allenamento di virilità” ma che in realtà, a detta degli stessi psicologi, risulta essere spesso la causa di vere e proprie dipendenze paragonabili a quelle di droghe e alcol e come tali esige livelli di trasgressione e violenza sempre più estremi per raggiungere il “piacere”. Nel mondo della pornografia la donna si può utilizzare semplicemente come un oggetto fino all’usura e poi buttare via  senza scrupoli, proprio come si fa con una bambola. Non possiamo certo nasconderci  dietro al fatto che le riviste porno ci siano sempre state perché, sebbene sempre squalificanti per la donna, queste non sono neppure lontanamente paragonabili alla vastità di siti contenenti spazzatura pornografica di ogni tipo, dove sono coinvolte donne e bambini e che purtroppo sono facilmente accessibili per tutti e a domicilio proprio attraverso la rete.
L’invito per tutti i dirigenti da parte del nostro comitato e di tante associazioni che difendono la famiglia e i giovani  è quello di abbandonare il terreno scivoloso della “educazione sessuale”, che deve essere in capo alle famiglie, e di ritornare ad educare i ragazzi alla bellezza della vita dal concepimento alla morte naturale e al valore immenso dell’amore vero solo attraverso il sacrificio.
Ricostruendo una alleanza tra genitori e docenti, tra scuola e famiglia non saranno più necessarie le ormai sbiadite e inflazionate bandiere arcobaleno, che spesso sventolano su scuole e amministrazioni comunali per ricordarsi che esiste la pace, bensì come educatori diventeremo tutti costruttori di pace attraverso i cuori delle future generazioni.
Manuela Ferraro
Poggibonsi SI
Comitato “ Pro-life insieme “
www.prolifeinsieme.it

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