Egregio Direttore,
Chiedo cortesemente di poter commentare https://www.rainews.it/tgr/trento/video/2025/01/15-febbraio-1975-le-femministe-scendono-in-strada-a-trento-il-video-0ed022ea-95be-4fec-bfc7-7c2ec4065388.html
Prima dell’approvazione della l 194 del 1978 abortire era reato.
Le gestanti chiedevano assistenza alle famose “mammane” o a ginecologi compiacenti per mettere fine alla gravidanza.
Questa pratica però poteva fare correre seri pericoli alla donna finanche a rimetterci la vita. Spesso infatti chi si adoperava a fare ciò lo faceva senza le dovute misure igieniche, magari in spazi non sufficientemente attrezzati per eventuali emergenze ecc.
Si è così arrivati, dopo un referendum popolare, ad approvare una legge che tutelasse le donne che non intendevano fare nascere il proprio figlio garantendo loro assistenza medica in struttura sanitaria sicura.
Tutto questo con la totale soddisfazione delle femministe che vedevano così approvati i diritti urlati negli anni 70 in cui si manifestava nelle piazze con frasi come “il corpo è mio e decido io…” e, con la scusa di tutelare la salute, si metteva in atto, garantito dallo stato, un piano diabolico attraverso il quale le madri potevano legalmente uccidere il proprio bambino.
A cinquanta anni dalla messa in vigore della 194 gli aborti sono aumentati anno dopo anno sempre più. La 194 si è trasformata nell’estremo saluto dei bambini, una sorta di morte legalizzata, approvata ed eseguita con una leggerezza che fa tremare le vene nei polsi.
È ormai un intervento di routine con giorni stabiliti e senza troppi formalismi. Si chiede di abortire, ci si mette in lista, si viene chiamati e via…in poche ore tutto è risolto.
L’ embrione/feto smaltito tra i rifiuti ospedalieri se non c’è nessuno che, mosso da pietà, chiede di averlo per garantire degna sepoltura ( è un essere umano).
Le poche righe buone scritte negli articoli 1 e 2 della 194 non sono nemmeno prese in considerazione. Nessuno si prende la briga di spiegare alle donne che un’alternativa alla morte c’è e che la legge ne garantisce la messa in pratica.
Anzi, se qualche centro di aiuto alla vita chiede di poter entrare nelle strutture sanitarie per informare le donne di queste possibilità viene ostacolato.
Si condannano medici ed infermieri obiettori accusandoli di obbligare le future madri a percorrere chilometri per trovare professionisti disposti a farle abortire.
Si fa passare il messaggio che in quei primi 3 mesi di gestazione non c’è nient’altro che un ammasso di cellule per fare si che cosi nessuno si possa sentire in colpa di aver ucciso una vita.
Siamo ormai di fronte ad una carneficina accettata di buon grado da tutti. Tutti pronti a batterci il petto e fare un mea culpa per le vittime della Shoah, delle foibe ma non facciamo una piega sul numero impressionante di bambini che vengono ammazzati ogni giorno, rifiutati da chi dovrebbe garantire loro la vita
Anche se ormai si sa che le donne che decidono di abortire poi ne porteranno l’amaro peso tutta la vita, non si fa niente per impedirlo. Per aiutare queste persone che stanno vivendo un dramma.
Si inneggia a diritti acquisiti dimenticando che sono a discapito di una vita nascente.
Angela D’Alessandro. Bolzano
Comitato “ Pro-life insieme”