Egregio Direttore,
Leggo le proposte dell’associazione Coscioni e mi chiedo per quale motivo si orienti sempre e soltanto verso una cultura di morte: si prende spunto dal fine vita, per arrivare ai “ diritti civili” tra cui, ovviamente, l’aborto ( che non è un diritto, basta leggere la formulazione della legge 194 per capirlo) insieme a disabilità, cannabis ecc, in una sorta di potpourri indifferenziato il cui obiettivo è distruggere quel poco che resta dell’umanità nel nostro Paese.
Quali realtà in Italia si oppongono a questo “ cartello di morte” al quale, peraltro, viene concesso dai media enorme riscontro, a fronte di una piccolissima rappresentanza reale?
Restano solo la Chiesa, con i punti fermi sul valore della persona, dal concepimento al suo spegnersi naturale, insieme ad alcuni gruppi di volontari, liberi nell’ esprimersi e coraggiosi nell’ andare contro corrente, pronti anche subire ostracismo e ostilità, talvolta aggressiva, qualora osino affermare la verità e il bene.
Sotto gli occhi di tutti è il trattamento riservato talora ai gruppi di preghiera, agli attivisti per la vita, ai movimenti culturali, che cercano di costruire un mondo migliore e collaborare tra loro, senza alcun riscontro pubblico e tantomeno economico.
Leggere che “ il fine vita sarebbe un modello per le altre regioni italiane” rivela una volta di più la pesante matrice distruttiva, a livello globale, che l’associazione Coscioni persegue, praticamente con l’ avallo acritico delle testate che disseminano tali notizie.
Auspichiamo che si possa offrire un’altra versione dei fatti, la diffusione di ben altro “ modello” di umanità e solidarietà, che non contempli l’eliminazione dei nostri simili come unica possibilità.
Serve, in definitiva, una rivoluzione copernicana, culturale e morale, per il bene dei nostri simili.
Prof. Vittoria Criscuolo
Vicepresidente Comitato “ Pro-life insieme “
www.prolifeinsieme.it