Torino, presunte lamentele di donne umiliate per la scelta di aborto

Egregio Direttore,
Chiedo cortesemente di poter replicare all’articolo https://www.torinoggi.it/2025/03/26/amp/argomenti/sanita-5/articolo/a-torino-medici-del-mondo-accende-i-riflettori-sullaborto-in-piemont.html
La voce inascoltata di Medici del Mondo “the Unheard voice” si schiera dalla parte dei diritti delle donne, primo fra tutti il diritto di essere lasciate libere di affrontare, senza intoppi psicologici che potrebbero fare loro nascere scrupoli alienati nelle pieghe più nascoste della coscienza, l’interruzione della gravidanza.
Un numero considerevole di donne, solo lo scorso anno ( 2024) si sarebbero lamentate di aver subito pressioni da parte del personale sanitario che le avrebbe umiliate per la scelta che stavano per compiere.
Queste donne sarebbero state messe alla berlina e denigrate con frasi tipo: “Ti sei divertita ora paga”…”Siamo donne dobbiamo soffrire”…ecc
Sono stati negati loro antidolorifici lasciandole quindi sole, senza l’assistenza necessaria per placare il dolore causato presumibilmente dal post aborto.

Attivisti per la vita in aiuto alla donna incerta

Questo succede a Torino, dove gli attivisti per la vita hanno installato in uno spazio del reparto di ginecologia dell’ ospedale Sant’ Anna la famigerata “stanza dell’ascolto” che permette alle future mamme di avere un’alternativa all’aborto.
Qui le donne hanno la possibilità di parlare, di confidare paure, di essere ascoltate da personale preparato in grado di fornire loro assistenza sia psicologica ed, eventualmente, anche aiuti, se la mamma decidesse di non interrompere la gravidanza.
Il passaggio attraverso la stanza dell’ ascolto non è obbligatorio, nessuno andrà a prendere le donne per le orecchie costringendole ad ascoltare moralismi inutili.

Attenzione: non si tratta di moralismi, bensì di procedure espressamente richieste dalla famigerata 194 art. 2 e 5.
A sentire le donne in questione sembra inoltre che qualche medico abbia detto loro che è obbligatorio ascoltare, prima di interrompere la gravidanza, il battito cardiaco del feto.

Il battito cardiaco del bimbo non nato

Rendere obbligatorio l’ascolto del battito cardiaco è una proposta di legge nata da una mozione popolare che ha visto peraltro raccolte 100.000 firme ma che ancora giace sul tavolo di qualche politico, in attesa di essere trasformata in legge, semmai questo avverrà.
Quindi pare difficile credere che gli operatori sanitari abbiano detto una cosa del genere, dato che potrebbe essere soggetta a denuncia.
È stata inoltre pensata una speciale installazione (una teca trasparente che riproduce un piccolo ambulatorio ginecologico), allestita in via S. Ottavio – angolo Via Verdi, ove sarà possibile ascoltare le frasi realmente pronunciate dal personale sanitario.
Frasi fortemente compromettenti per chi le pronuncia in quanto sarebbero una vera forma di violenza verbale contro la donna che decide l’ ivg.
Mi chiedo come facciano gli organizzatori ad avere queste registrazioni. Mettendo radio spia nel reparto? Non penso questo sia legittimo, violerebbe la privacy del personale che oltre alle “famigerate” frasi sarebbe toccato nella sfera privata.
L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Torino. Nell’occasione, Elisa Visconti, Direttrice di Medici del Mondo Italia, insieme alla rete +194 Voci, Obiezione Respinta e Non Una di Meno Torino, nonché diverse personalità politiche, presenterà dati e testimonianze
di donne costrette a subire violenza psicologica dai “provita”.
Di quale violenza stiamo parlando? Della violenza di chi si schiera dalla parte del più debole?
Di chi prova a fare capire alla mamma, prima che sia troppo tardi che sì, sta ammazzando suo figlio?

È violenza quindi provare a salvare vite?

Viviamo proprio in un mondo sottosopra che confonde il diritto alla libertà con il sacrosanto diritto di venire al mondo.
Che scambia un bambino già vivo fin dal concepimento ad un “grumo di cellule” che si possono eliminare.
Che non tiene conto di una morale che è parte integrante dell’uomo.
Che guarda sempre al tutto e subito e non si ferma a riflettere sulle conseguenze.
Che ostacola chi ancora rispetta e crede nella vita perché pensa che la vita è sacra e va a tutti i costi salvata, rispettata.
Tutta questa rabbia e accanimento nei confronti di chi si oppone all’ uccisione nel grembo non ha spiegazione razionale.
Non si può ormai più negare che quel piccolissimo embrione/feto già all’inizio è vivo e la scienza ce lo conferma attraverso gli strumenti medici a disposizione.
Perché allora accanirsi così ferocemente a tal punto da non ammettere quello che invece è palesemente chiaro?
Nello sciagurato inno in difesa del diritto di gestione della propria vita, si perde di vista l’essenziale, perché così inneggiando, di vite se ne perdono due, quella del bambino e quella della madre che uscirà da questa battaglia barcollante, battaglia in cui non ci sono vincitori ma solo vinti.

Angela D’Alessandro
Comitato “ Pro-life insieme “
www.prolifeinsieme.it