Egregio Direttore,
Mi consenta di replicare all’articolo pubblicato sulla Sua testata, da persona con anni di esperienza nella scuola.
Anche l’ordine delle professioni infermieristiche, assieme a quello delle ostetriche e dei tecnici di radiologia fanno sentire la loro voce sul tema introdurre l’educazione sessuale a scuola fin dalla primaria.
Ormai siamo invasi da documenti provenienti da ogni dove per spingere in tal senso, già dalla più tenera età, gli alunni.
L’emendamento a firma Latini /lega, che vieta l’educazione sessuale alle elementari e alle medie, ha scatenato una vera e propria rivolta anche da parte di chi con la scuola ha poco se non niente da spartire.
Peccato che, almeno in Italia, buona parte di genitori e di insegnanti la pensino in modo diverso.
Almeno così sembra secondo quanto è risultato dall’intervista fatta dal portale “Tecnica della scuola”, da cui è emerso che su 1313 soggetti contati tra genitori e docenti, alla domanda “favorevole o contrario all’educazione sessuale sin dalla scuola primaria?” il 71% dei genitori si è detto contrario, ed anche il 57,6 dei docenti non si è espresso a favore di tale pratica.
Ormai tutti si esprimono pretendendo di dare il loro contributo, spesso da profani, entrando in una realtà che non è di loro competenza.
EDUCAZIONE SESSUALE SÌ O NO?
Vero è che l’educazione sessuale dovrebbe restare fuori dalle discipline scolastiche per rimanere di competenza dei genitori.
Farla diventare materia di insegnamento vorrebbe dire entrare nell’intimo degli alunni e invaderlo.
Affrontare un tema così delicato, parlandone davanti a più persone non va bene, in quanto non tutti gli studenti sono maturi allo stesso modo per affrontare argomenti tanto privati che metterebbero a nudo quello che dovrebbe restare intimo.
Solo i genitori conoscono bene il grado di maturazione dei propri figli e solo in famiglia la loro intimità verrebbe rispettata.
La conoscenza sessuale infatti avviene per gradi con modalità diverse di crescita per ogni giovane. Quindi, per questo motivo, non può essere discussa in classe, davanti ad un gruppo eterogeneo di 20 o più persone.
Non solo per questo però non è auspicabile che l’educazione sessuale venga insegnata a scuola.
QUALE IL VERO FINE?
Oggi più che mai la vita scolastica si svolge in un clima quasi anarchico. Si è sentito parlare infatti di come gruppi di pseudo educatori siano riusciti ad inserirsi nei vari progetti scolastici per fornire agli alunni la loro idea di educazione sessuale che rispecchia la filosofia pansessuale per cui tutto ciò che procura piacere rientra nella normalità.
Usando mezzi che si possono definire violenti.
Si sono verificati casi in cui, dopo aver fatto uscire dalla classe gli insegnanti ordinari ( perché mai avranno obbedito?) questi esperti hanno cominciato a parlare di masturbazione, di rapporti anali, dando consigli su come evitare gravidanze e raccomandandosi peraltro di non dire nulla ai genitori.
Ciò detto dovrebbe bastare per fare riflettere sul fatto che l’educazione sessuale debba restare di competenza alla famiglia.
Se questa, per vari motivi, non dovesse sentirsi pronta, allora va aiutata a portare avanti il compito che le spetta di dovere e di diritto.
Mi chiedo come si possa solo pensare di assimilare l’educazione sessuale alle altre materie scolastiche.
Un conto è spiegare teoremi matematici o paradigmi verbali, un altro è parlare di cose che hanno risvolti morali, culturali e che fanno parte del vissuto di ogni nucleo familiare.
Intervenire nello specifico forzatamente per influenzarlo significa usare violenza e la violenza non rientra in un sistema democratico perché diventa dittatura.
AD OGNUNO IL PROPRIO COMPITO
Il ruolo principale della scuola è quello di passare cultura alle nuove generazioni. Dando valore all’importanza del sapere oltre che del saper essere.
Le unità didattiche potranno senz’altro essere arricchite con obiettivi che puntano a quei valori che sono i principi fondamentali del rispetto umano e che mirano ad una crescita sana e consapevole, ma soprattutto libera.
La scuola non deve farsi cassa di risonanza dell’ideologia, del politicamente corretto.
Deve aspirare a creare menti libere, cittadini culturalmente preparati per affrontare le sfide della vita. Uomini e donne con intelligenza critica, non omologata all’ andamento del mercato, disposti a mettersi in gioco per il bene comune.
Solo restando libera la scuola potrà riuscire a svolgere con efficacia il suo compito primario, che è trasmettere la bellezza della cultura e della conoscenza.
Tutto il resto toglie tempo prezioso, è in più, se non dannoso.
La scuola, restando salda al suo ruolo, potrà trarre dalle persone ( e-ducere) il meglio, rendendole capaci di costruire relazioni sane e non intrise di ideologia.
Angela D’ Alessandro. Bolzano
Prolife insieme
www.prolifeinsieme.it
