Questo continuo ribellarsi al ddl del ministro Valditara sul consenso informato dei genitori per fare diventare l’educazione sessuale nelle scuole materia d’insegnamento non me lo spiego.
Leggo e rileggo le motivazioni espresse dal PD e dal movimento cinque stelle per cercare di capire le ragioni di tanta ostinazione ma francamente resto di stucco.
Chi è contrario al ddl Valditara considerandolo medievale e non al passo con i tempi si batte per un’ educazione nella scuola libera, laica, rispettosa per “affrontare il fenomeno drammatico della violenza di genere….ecc”.
Ma chiedere il consenso informato alle famiglie, considerare assieme a loro una linea che possa rispettare la sensibilità di tutti per affrontare un tema così delicato che cosa avrebbe di medievale?
Che cosa intendono per “educazione libera, laica, rispettosa??”. Perché, se si lavora assieme ai genitori cercando di concordare una linea che non vada a disturbare la sensibilità di alcuno, vista la delicatezza del tema, quale sarebbe il rischio che si corre? Da dove scaturisce questa ribellione al consenso informato?
Tutto questo ostruzionismo nei confronti della proposta del ministro mi fa davvero pensare che “qui gatta ci cova.”
Non sarebbe la prima volta che nella scuola si parla di cose riguardanti la sfera affettiva, presentate da personaggi con idee non proprio condivisibili da tutti che hanno portato “sgomento” tra i ragazzi, soprattutto tra quelli più sensibili, cresciuti con una educazione un po’ più rigida e questo più che fare loro del bene ha alimentato disagio e ad alcuni angoscia.
È questa la libertà che chiede chi non vuole avvalersi del consenso informato? Di avere via libera all’indottrinamento? Alla propaganda?
Se l’obiettivo è solo quello nobile di affrontare il tema drammatico della violenza di genere perché mai non avvalersi anche della collaborazione della famiglia?
Collaborare non significa togliere la libertà dell’insegnamento al docente ma semplicemente stabilire i confini entro cui le famiglie vogliono stare in materia di sessualità.
È corretto, è legittimo per un genitore definire il modo con cui affrontare questo tema con il proprio figlio.
È fondamentale che la scuola ne rispetti i margini.
L’educazione dei figli va data in primis in famiglia.
La scuola ha il compito di passare la cultura ai ragazzi lavorando in un contesto di rispetto delle regole, delle persone, del senso del dovere ecc.
Lavorando in questa direzione si arriva anche a capire l’importanza del vivere civile, educato e onesto.
Si può arrivare all’obiettivo di pensare ad una “educazione rispettosa ed inclusiva” senza per forza scendere nell’intimo della sfera sessuale e se proprio non se ne può fare a meno ci si avvalga della collaborazione dei genitori.
Mi riesce davvero difficile dopo questa analisi capire dove stia la difficoltà ad accettare IL CONSENSO INFORMATO e come i rappresentanti di PD e movimento cinque stelle non riescano a comprenderlo.
Angela D’Alessandro
Prolife insieme