Scarpette rosse: da simbolo di denuncia della violenza sulle donne a ostentazione della dittatura femminista.
Proprio ieri mentre passeggiavo davanti ad una scuola elementare del mio comune di residenza, mi trovo di fronte al disegno della onnipresente SCARPETTA ROSSA, appesa al cancello di ingresso.
Subito mi saltano alla mente, le scarpette rosse che ho visto negli ultimi mesi attaccate ai portoni di molte aziende, tra le quali anche quella dove io lavoro e mi domando perché oggi ci si senta quasi “obbligati” a esibire pubblicamente questo simbolo e se ci sia un significato più profondo in questo gesto oppure se si tratti solo della moda del momento.
Questo simbolo, nato nel 2009 da un’installazione artistica della messicana Elina Chauvet, rappresenta il vuoto lasciato dalle donne vittime di violenza e il sangue versato.
Come donna e membro di Prolife Insieme non posso che appoggiare qualsiasi messaggio contro la violenza e in difesa della Vita.
Ma torniamo al simbolo, vada per il colore rosso, ma il modello della scarpetta viene oggi rappresentato principalmente con la décolleté con tacco a spillo, perché non può essere una semplice ballerina rossa che richiama l’innocenza e l’eleganza tipiche della dignità della donna?
Dai tempi del celebre Luigi XIV di Francia, il Re Sole, il tacco diventa un segno di potere e status, le scarpe con i tacchi sono un simbolo di esclusività con tanto di legge che stabiliva che solo i nobili potessero indossarle in quanto segno di distinzione sociale.
Il rischio di questo simbolo utilizzato oggi in maniera esasperata è proprio quello di essere utilizzato per una propaganda di fanatismo femminista che promuove a tutti i costi la donna al potere. Un simbolo della donna che schiaccia l’uomo sotto il tacco come il mozzicone di una sigaretta. Infatti la donna celebrata sempre come “la vittima” viene spesso legittimata a fare ciò che vuole in senso assoluto, in quanto le è dovuto.
La scarpetta rossa inizialmente pensata dalla artista messicana come simbolo di denuncia del male, rischia oggi di diventare un simbolo di guerra agli uomini. L’uomo generalmente dipinto come il “cattivo” deve diventare inerme e “innocuo” imprigionato in un linguaggio politicamente corretto nel quale non contano i fatti reali, ma il solo fatto di non essere donna.
Per noi di Prolife Insieme è urgente incentivare una cultura di Amore Politicamente Scorretto, ovvero LIBERO da qualsiasi ideologia passeggera e al contrario basato sul rispetto della dignità dell’uomo e della donna, diversi ma complementari. Solo attraverso questo PATTO SOCIALE che sancisce la pace tra i sessi, vedremo la tanto desiderata diminuzione dei crimini non solo sulle donne ma sulla società intera.
Per imparare ad intercettare il pericolo ideologico, è necessario allenare il nostro senso critico soprattutto esaminando i messaggi che ogni giorno ci bombardano in modo particolare attraverso i media e il cinema. In questo modo ci accorgeremo di come la donna sia dipinta quasi come una divinità del sesso, mentre la maternità sia descritta sempre in modo squalificante, quasi spaventoso, come una vera e propria malattia.
Un esempio: la pubblicità degli slip contro le perdite urinarie che ti scaraventa davanti l’immagine di una donna che tiene in braccio due bimbi abbastanza pesanti intorno ai 2 anni di età, questa mamma ha una espressione tra l’ arrabbiato e il frustrato e sotto appare una enorme scritta: INVECCHIAMENTO!
Come tutti sappiamo spesso la propaganda è menzognera, infatti basterebbe studiare la biologia per scoprire come la gravidanza inneschi dei meccanismi di rigenerazione e queste cellule restano nel corpo della donna anche per molti anni dopo il parto. Questa è l’energia che si sprigiona nel donare la Vita!
Conclusione: non servono le scarpette rosse per imparare il rispetto, è sufficiente l’esempio di ciascuno di noi.
E allora, per restare libero in questi tempi impregnati dalle ideologie, aguzza la vista e trova l’inganno!
Manuela Ferraro
Poggibonsi SI