RU486 e diritto all’IVG: Ruggeri (M5S) chiede atti rapidi e regole chiare alla Regione Marche.
Il titolo dell’articolo è di per sé erroneo: non esiste alcun diritto all’IVG cioè al procurato aborto.Leggiamo la 194/1978 “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza:
Art. 1. Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite.
Art. 2. I consultori familiari assistono la donna in stato di gravidanza: a) informandola sui diritti a lei spettanti in base alla legislazione statale e regionale, e sui servizi sociali, sanitari e assistenziali concretamente offerti dalle strutture operanti nel territorio; b) …legislazione sul lavoro a tutela della gestante; c) attuando direttamente o proponendo … speciali interventi, quando la gravidanza o la i incolettera a); d) contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza.
Questo è esattamente quanto andrebbe attuato e richiesto all’Assessore alla Sanità della Regione Marche così come di qualsiasi altra Regione. Diversamente l’Assessore violerebbe la Legge e sarebbe suscettibile di azioni legali.
Sarebbe interessante sapere quanto sia documentata Marta Ruggeri per assumersi la responsabilità delle conseguenze della IVG cioè del procurato aborto, non soltanto perché sopprime un bambini concepito, bensì perché può danneggiare gravemente la madre abortente.
La Danco, ditta produttrice della RU486, che dichiara che «meno dello 0,5%» delle madri che ricorrono alla RU486 per abortire incorrono in complicanze, laddove in base allo studio di Hall JB – Anderson RT su 865.727 aborti con il mifepristone dal 2017 al 2023 per i quali sono state richieste di indennizzo alle assicurazioni (The abortion pill harmswomen: Insurance data reveals one in ten Patientsexperiences a serious adverse event. EPPC Ethic & Public Policy Center https://eppc.org/publication/stop-harming-women/ ) più di una madre su dieci il 10,93% che abortiscecon RU486 subisce serie complicazioni: infezione (11.707 casi pari all’1,34%), sepsi (824 casi pari allo 0,10%), emorragia (28.658 casi pari al 3,31%), necessità di trasfusione (1.257 casi pari allo 0,15%), gravidanza ectopica (3.062 casi pari allo 0,35%), ricovero in ospedalecorrelato all’aborto (5.699 casi pari allo 0,66%), altre complicazioni peculiari dell’aborto non specificate (49.169 casi pari al 5,68%), eventi avversi cardiaci e polmonari, trombosi, anafilassi (reazione allergica grave e potenzialmente letale), pericolosi per la vita (1.956 casi pari allo 0,22%), necessità di intervento chirurgico.
D’altra parte qualsiasi procurato aborto espone la madre abortente a possibili gravi effetti avversi: emorragie, sepsi, danni anatomici a carico dell’utero, successivi aborti spontanei e parti pretermine, malattia infiammatoria pelvica, infertilità, gravidanze ectopiche, ansia e depressione, rimpianto, disturbo post-traumatico da stress, drammatico incremento di cancro della mammella a causa del Link ABC cioè il rapporto causale tra Abortion e Breast Cancer.
Per concludere lascerei la parola a due abortisti:
Silvio Viale nel maggio 2019 a La Zanzara, ha dichiarato di aver praticato diecimila aborti: “Finora nella mia carriera credo di aver praticato circa 10mila aborti. Nell’ottica degli antiabortisti sono un pluriomicida, ma non me ne frega nienteIo i bambini li frullo, e non ho paura a dirlo.“
Giorgio Pardi, professore di ostetricia-ginecologia presso la Clinica Mangiagalli di Milano: insieme con Giovanbattista Candiani, fu il primo ad eseguire un’interruzione di gravidanza in Italia dopo l’introduzione della 194/1978, ma riteneva più che necessaria la presenza dei CAV Centri di Aiuto alla Vita accanto ai reparti di ostetricia. Era e rimaneva (illogicamente) a favore della 194/1978. Rilasciava tuttavia questa dichiarazione: «Sono ateo, l’ho già detto? Io non credo in Dio, non ho la grazia della fede, che vuole che le dica? Quindi scriva scriva scriva che il dottor Pardi Giorgio è ateo o, se preferisce, è un laico. E aggiunga anche che per ritenere l’aborto un omicidio non serve la fede. Basta l’osservazione. Quello è un bambino. L’aborto è un omicidio. Difendo ancora la 194, ma è soprattutto nella parte a tutela della vita che andrebbe applicata. Perché l’interruzione di gravidanza è una ferita che non si cicatrizza». https://www.tempi.it/giorgio-pardi-laborto-un-omicidio/
Se questo è il diritto, il progresso, il bene della donna…
PS: I sostenitori delle varie associazioni abortiste potrebbero fare una scappata a Brampton in Ontario – Canada per una visita di cortesia ai familiari di Rheanna Laderoute, l’ultima diciannovenne deceduta per aborto chimico.
Redazione del Comitato Prolife insieme
