Relazione ministeriale sulla 194: note a margine

La recente Relazione ministeriale al Parlamento sull’applicazione della legge 194 del ‘78, rileva che nel 2022 sono stati eliminati 65.661 bambini, 2008 in più rispetto all’anno precedente.https://www.salute.gov.it/portale/donna/dettaglioPubblicazioniDonna.jsp?lingua=italiano&id=3493

La Relazione, però, continua a negare l’evidenza scientifica dell’umanità del concepito. Infatti, non tiene conto dei criptoaborti causati dalle pillole postcoitali. Le confezioni di ellaOne e Norlevo, pillole dei 5 giorni dopo e del giorno dopo, vendute nel 2022 sono arrivate a  748.137 in totale. Per essere molto molto prudenti al ribasso, possiamo calcolare che il 10% dei rapporti sessuali avuti il giorno prima o 5 giorni prima sia stato fecondo. A fecondazione avvenuta le pillole non hanno effetto contraccettivo, ma antinidatorio, cioè all’embrione è impedito l’annidamento in utero e viene espulso.

Ai 65.661 aborti registrati bisogna aggiungerne almeno altri 35.000

Le compagne di Non Una Di Meno, comunque, dovrebbero essere contente: questa Relazione dimostra che il loro diritto all’aborto, previsto dalla l. 194, è garantito.

Nel 2022, innanzi tutto, pochissime madri sono state costrette a migrare: il 92, 9% ha  potuto abortire nella Regione di residenza e l’86,9% nella provincia. Sarebbe interessante paragonare il dato “migrazioni per aborto” con il dato “migrazioni per TAC o PET-TAC”…

E poi, i tempi d’attesa tra rilascio del certificato e intervento sono in netta diminuzione. Anche perché «per ogni 1.000 nascite si conta 1 punto nascita, mentre per ogni 1.000 IVG ci sono 5,2 punti IVG. In proporzione, quindi, i punti IVG sono più dei punti nascita».

Infine, gli obiettori di coscienza non riescono ad impedire l’accesso all’aborto: «il numero di IVG per ogni ginecologo non obiettore è pari a 0,9 IVG a settimana». Un carico di lavoro decisamente sostenibile, tant’è vero che c’è un buon 7,4% di medici non obiettori che non effettuano aborti: evidentemente non servono.

Aumentano gli aborti tra le minorenni

La Relazione dice che nel 2022 hanno abortito 1861 «donne di età inferiore ai 18 anni». In particolare, le italiane sono state 1675, mentre nel 2021 erano 1543.

Che siano «donne» delle ragazzine sotto i 18 anni è tutto da dimostrare. Il dato comunque fa riflettere. Chissà cosa e come hanno vissuto quell’evento. Chissà se qualcuno aveva mai spiegato loro che i rapporti sessuali sono naturalmente procreativi e che il corpo proprio e altrui non è un giocattolo. Sicuramente, invece, qualcuno avrà detto loro che abortire è cosa semplice: bastano un paio di pillole (la RU486 e le prostaglandine) che si possono prendere comodamente a casa.

Gli aborti chimici, infatti, sono ormai di più di quelli chirurgici (52%). E la propaganda continua a promuoverli nonostante il maggior rischio di emorragia, infezione e aborto ritenuto. E pensare che sono gli stessi abortisti che fino a qualche tempo fa denunciavano la “dimensione solipsistica dell’aborto” (Repubblica.it, 5 giugno 2009). Oggi, invece, l’aborto fai-da-te pare sia una conquista di civiltà!

La Relazione presenta in  diverse occasioni un elogio sperticato dell’attività dei consultori. Non risponde però a certe domande che vengono spontanee.

Per quali motivi le madri chiedono di abortire?

Motivi economici? O di lavoro? O per solitudine, paura… Il fatto è che agli ideologi dell’aborto non interessa il perché, purché ci sia la massima libertà di farlo, a richiesta. Anche senza alcun valido motivo (per questo alcuni dicono che il diritto di abortire è “meramente potestativo”).

Altre domande a cui la Relazione non risponde riguardano la salute delle donne e le complicanze post aborto.

Se è importante garantire la libertà di “scelta” delle madri, bisognerebbe  fornire loro i dati necessari per maturare un reale consenso informato,

Quindi alle donne va spiegato che cosa è l’aborto e quali conseguenze comporta.

Del bambino non si parla (è un grumo di cellule)

Non si può più dire che nella pancia della mamma c’è un figlio. Bisogna ignorare che ciascuno di quei piccoletti aveva il DNA unico e irripetibile di un essere umano e che – se l’avessero lasciato crescere e nascere – da embrione o feto sarebbe diventato un neonato, poi un lattante, un bambino, un adolescente, un adulto e un anziano. Magari a sua volta padre o madre o nonno di chissà quanti altri bambini.

È un po’ triste questa deliberata e ideologica cancellazione degli esseri umani operata dall’ideologia mortifera dominante. Ed è ancor più triste che spesso anche dei sedicenti prolife diano la sponda a questa mistificazione.

Non si parla delle conseguenze sulla salute fisica della donna

Circa la salute fisica della donna, la Relazione non dà alcuna informazione sulle complicanze post aborto a lungo termine e le complicanze a breve termine sono indicate in modo superficiale.

Le Relazioni, fino a quella che presentava i dati 2020, scrivevano che il numero di donne morte in seguito ad  aborto era “basso” (sic!). C’erano. Quelle donne morte non contavano, ma c’erano. Nel 2021 e nel 2022 il dato è stato semplicemente cancellato.

E poi anche questa Relazione continua ad ignorare le conseguenze psichiche dell’aborto sulla salute femminile che – soprattutto da quando nel 2011 la dottoressa Coleman ha pubblicato la sua metanalisi – possono essere ignorate solo da chi è totalmente accecato dall’ideologia.Relazione sulla 194/78,aborti in aumento:il commento della psicologa

Ma la speranza c’è. In mezzo a tanti dati sconcertanti, per non dire agghiaccianti, abbiamo trovato un dato consolante: più figli si hanno meno si abortisce. Il che potrebbe stupire chi pensa che un terzo o quarto figlio sia del tutto insostenibile. E invece no. Evidentemente, ancora, l’umanità prevale sul freddo calcolo economico.

Francesca Romana Poleggi

per Comitato “Pro-life Insieme”

www.prolifeinsieme.it