Psicoterapia nel post-aborto? Sì,ma solo attraverso la realtà del cuore che batte in cielo

https://www.saralindaver.com/sostegno-psicologico-allaborto-terapeutico-ascolto-riconoscimento-cura/

Sono sicura che la Dottoressa Sara Lindaver eserciti la sua professione per una nobile causa, ma come recita il proverbio popolare, anche l’inferno è tappezzato delle migliori intenzioni.
La trappola della psicanalisi porta spesso a cadere nella spirale senza fine del relativismo assoluto.
In parole semplici esiste solo una realtà soggettiva che cambia in base al “mio sentire”, quindi la verità non esiste.
L’interruzione di gravidanza alla quale la madre viene indotta e addirittura sollecitata a causa della identificazione più o meno presente di problemi fetali (plica nucale, labbro leporino, trisomie, sindrome di Down) si differenzia da altra interruzione volontaria di gravidanza nel motivo che porta alla scelta, ovvero nel primo caso per “motivi di salute” del nascituro, nel secondo caso per motivi personali o socio-economici o, in realtà, soltanto per esplicita volontà negativa della madre. Chiamare “terapeutico” un aborto farebbe pensare ad una possibilità di cura, ma nessuno dei due soggetti viene curato: la mamma non è malata, e il bimbo che può presentare dei problemi di salute, non viene curato, bensì proprio per questo motivo viene soppresso. Il procurato aborto non è mai terapia.

Il lutto che la dottoressa dipinge come il dolore di una “perdita di un figlio/a che esisteva nelle immagini mentali” della madre in realtà era davvero una creatura vivente nel suo grembo, non una proiezione mentale, non un grumo di cellule, ma un essere umano.
Come Comitato Prolife Insieme sappiamo benissimo che possono esserci complicazioni durante la gravidanza come per qualsiasi altro evento della nostra vita, e riteniamo davvero tragico quando si debba scegliere tra la vita di una madre o del suo bambino.
Non ci sono stigmi sociali, né tantomeno giudizi sociali che oggi incombono sulla donna, neppure da un punto di vista religioso, trattandosi appunto di casi estremi, ma il fatto in sé resta una tragedia.
Un innocente viene ucciso ancora prima di nascere. Come possono i genitori non soffrire terribilmente per la perdita del loro – non immaginario ma reale – bambino?
È quindi lodevole accompagnare i genitori che affrontano questi momenti di tenebra con un sostegno umano, ma è indispensabile parlare chiaramente e non illudere chi soffre con la tiritera che “tutto è relativo e andrà tutto bene” perché questo a mio parere rischia di non essere un ragionamento intellettualmente onesto.
Quel figlio che hanno acconsentito a non far nascere resterà comunque il loro figlio per sempre.
Pertanto è oggi davvero urgente che il personale medico che fa diagnosi sulla spesso ‘ipotetica’ salute del feto sia molto cauto nel proporre l’aborto come unico ‘rimedio’ per evitare futuri problemi, perché con un lutto i problemi di certo non diminuiscono.
Spesso sento testimonianze di futuri genitori che erano stati spaventati da medici che prospettavano possibili gravi patologie per il feto ed ai quali era stato fortemente consigliato di abortire ‘preventivamente’, ma hanno avuto il coraggio di resistere e alla nascita il bambino ha smentito ‘queste “previsioni spesso basate su statistiche” e si è dimostrato sano come un pesce!
Uno dei grandi mali del nostro tempo, infatti, è proprio quello della eugenetica: eliminare un possibile bambino ‘difettoso’ per evitare problemi al piccolo – si dice – ma forse più alla società che non vuole prendersene cura, passando il messaggio di essere solo un NUMERO. Invece il DNA stesso ci dimostra che ogni individuo è unico ed irripetibile già dal concepimento.
Questo concetto di ‘numero’, purtroppo è ormai molto diffuso nella nostra cultura di morte e viene alimentato anche dall’utilizzo degli embrioni per le fecondazioni, dove sistematicamente un numero altissimo di embrioni viene sacrificato in nome di una falsa ‘scienza’ non a servizio della cura della dignità dell’uomo, ma solo dei suoi costosi capricci. Non parliamo poi dello squallido business dell’utero in affitto, dove i bambini vengono ordinati a catalogo studiando le cartelle cliniche delle possibili mamme e con diritto da contratto per gli ‘acquirenti’ di poter imporre l’obbligo di abortire alla madre a noleggio, in caso emergano possibili patologie del feto anche fino alle ultime settimane di gravidanza.
In conclusione, tornando all’articolo, personalmente ritengo utile creare degli spazi di ascolto per la donna, come dice la dottoressa, ma dubito fortemente che limitarsi ad  accogliere i soli ‘sentimenti che prova’ senza dare un nome alla causa degli stessi possa davvero aiutarle a guarire.
La guarigione infatti può avvenire solo se riconosciamo di essere malati.
Quando capiremo che il senso di colpa non viene da condizionamenti esterni ma dal nostro più profondo stato interiore?
Dentro di noi è scritto chiaramente ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Il male genera male. Niente avviene per caso o per forza, tutto dipende dalla nostra volontà di scegliere. E di questo noi abbiamo una grande responsabilità.
Riconoscere la Verità della sacralità della Vita è l’inizio del percorso di guarigione.
Accettare la realtà dell’innocenza di questi piccoli bimbi mai nati, permetterà a molte mamme e papà di esigere, come previsto anche dalla legge, di poter richiedere la sepoltura dei loro figli, restituendo alle loro vite spezzate dignità e amore.
Ringraziamo comunque la dottoressa per lo spunto di riflessione e ci rendiamo disponibili ad un confronto su questo tema che ad entrambe sta tanto a cuore.

Manuela Ferraro
Poggibonsi SI
Per Comitato Prolife Insieme
http://www.prolifeinsieme.it