PMA post mortem: per concepire la Vita bisogna essere vivi!

Egregio Direttore, scrivo in merito all’articolo
https://www.fanpage.it/attualita/congela-il-seme-perche-la-moglie-possa-avere-un-figlio-anche-dopo-la-sua-morte-giudici-fanno-distruggere-il-seme/

La gioia mi assale quando leggo che c’è ancora un po’ di semplice buon senso in questo mondo!
Per il tribunale di Firenze è vietata la procreazione medicalmente assistita, anche se il testamento del defunto lo prevede. A dirlo è la Corte d’Appello di Firenze che ha confermato il verdetto del tribunale di primo grado.
È infatti naturale e del tutto logico proibire che il concepimento della vita  avvenga con il seme di un uomo già morto.
Questa ossessione di congelare il cosiddetto “materiale riproduttivo” per poi essere sfruttato a livello personale o per farne un business è davvero avvilente per la dignità umana.
Nel testamento l’uomo aveva chiarito le sue ultime volontà, aveva autorizzato la compagna al ritiro del campione di liquido seminale così da “realizzare il nostro sogno di procreare un bambino, anche se io venissi a mancare”
La società moderna spinge l’essere umano a realizzare a tutti i costi i suoi sogni senza neppure riflettere sul fatto che siano o meno leciti.
Ogni capriccio diventa un desiderio da assecondare a tutti i costi e da  imporre quasi fosse un diritto.
Questa coppia avrà sicuramente attraversato momenti difficili e di grande sofferenza e alla donna, compagna del defunto, vanno le più sentite condoglianze del nostro Comitato Prolife Insieme, ma quello che non riusciamo a comprendere è la loro concezione del figlio.
Perché decidere preventivamente di mettere da parte il seme ed aspettare ad utilizzarlo solo dopo la morte del compagno?
I figli si fanno insieme quando si è in vita, non si progettano in una proiezione futura “on demand”, infatti in Italia la Pma – procreazione medicalmente assistita – post mortem non è consentita, nemmeno se le parti sono d’accordo.
Non tutto ciò che è possibile realizzare, è per forza lecito.
Oggi la parola sacrificio è praticamente scomparsa dal vocabolario scolastico e mediatico invece spuntano come funghi tecniche riproduttive che oltre a coinvolgere un numero enorme di embrioni che vengono sistematicamente eliminati nel processo, trasformano la creatura umana più innocente – il bimbo non ancora nato – in un oggetto, in un bene di consumo, in una merce da scambiare.
Che ci siano ancora tribunali che cercano di mettere degli argini alla deriva ideologica del nostro paese, è una cosa davvero grande che ci rende più fiduciosi nel sistema giudiziario.
Invitiamo avvocati, magistrati e giudici a sposare la causa della difesa della Vita, causa del tutto conforme alle leggi costituzionali ed internazionali prima che venissero in parte “sporcate” dalle ideologie dominanti.
Il diritto alla Vita è il primo e più importante di tutti i diritti. Senza difendere in primis il DIRITTO di TUTTI alla VITA, sarà pura ipocrisia farsi paladini di altri diritti umani.
Solo riconoscendo l’unicità di ogni singolo embrione, in quanto irripetibile, riusciremo a garantire la diffusione di una sana cultura della vita non legata a interessi individualistici o ai profitti delle grandi lobbies farmaceutiche ma al sano sviluppo delle future generazioni.

Manuela Ferraro
Poggibonsi SI
Per Comitato Prolife Insieme
http://www.prolifeinsieme.it