Pillola anticoncezionale, 65ºanniversario: analisi del Dott. Leone

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La pillola “concezionale” compie 65 anni: come ha cambiato la società (e le donne)?

Non è necessario essere Medici per sapere che qualsiasi farmaco può essere gravato da effetti avversi più o meno prevedibili e frequenti. Gli estro progestinici della pillola detta anticoncezionale, spesso prescritta con disinvoltura, possono avere effetti trombogeni, provocare cioè coagulazione all’interno di vasi sanguigni cosicché la donna subisce infarti ed ictus; l’uso protratto può causare amenorrea. Bombe ormonali come quelle delle “piccole abortive del 1° o del 5° giorno dopo” possono avere effetti ancor più devastanti. Nella pratica e nelle realtà la denuncia di effetti avversi è lasciata alla indagine anamnestica del Medico, alla sua capacità di connettere i fatti, ed infine alla sua volontà di compilare il complesso modulo di denuncia da far pervenire all’autorità competente. Ovviamente le ditte che producono le “pillole” non hanno nessun interesse ad incentivare questo sistema di sorveglianza, praticamente volontario, sui loro prodotti.

E’ altrettanto certo qualsiasi sistema anticoncezionale non è in grado di evitare il 100% delle gravidanze indesiderate. Qualsiasi sistema anticoncezionale genera una falsa sicurezza in chi si affida ad esso.

“L’aumento delle iscrizioni universitarie femminili e l’ingresso delle donne in professioni tradizionalmente maschili” è certamente connesso a molti più fattori rispetto alla pillola anticoncezionale. La più approfondita conoscenza dei periodi del ciclo ovulatorio femminile ha consentito una migliore possibilità di individuare il periodo fertile, e persino di individuare metodi efficaci, naturali e rispettosi dell’integrità psicofisica della donna, come il metodo Billings. Ovviamente Big Pharma non è interessato a questo metodo. Altri fattori per una maggiore presenza femminile nel mondo del lavoro sono la dilazione e la disaffezione nell’impegno familiare, il minor numero di gravidanze, la maggiore mobilità.

La 194/1978 risulta quindi tardiva rispetto a fenomeni già in atto di ridotta natalità e di ingresso delle donne in molteplici settori professionali, mentre ha contribuito enormemente a costruire una mentalità avversa alla maternità.

Giorgio Pardi, professore di ostetricia-ginecologia presso la Clinica Mangiagalli di Milano, insieme con Giovanbattista Candiani, fu il primo ad eseguire un’interruzione di gravidanza in Italia dopo l’introduzione della 194/1978. Rilasciava tuttavia questa dichiarazione: «Sono ateo, l’ho già detto? Io non credo in Dio, non ho la grazia della fede, che vuole che le dica? Quindi scriva scriva scriva che il dottor Pardi Giorgio è ateo o, se preferisce, è un laico. E aggiunga anche che per ritenere l’aborto un omicidio non serve la fede. Basta l’osservazione. Quello è un bambino. L’aborto è un omicidio. Difendo ancora la 194, ma è soprattutto nella parte a tutela della vita che andrebbe applicata. Perché l’interruzione di gravidanza è una ferita che non si cicatrizza». https://www.tempi.it/giorgio-pardi-laborto-un-omicidio/

Dott. Luciano Leone
Medico Chirurgo, specialista in Pediatria
Comitato ProLife Insieme