https://www.today.it/gossip/chiara-ferragni-codacons-violenza-donne.html
https://www.tecnicadellascuola.it/chiara-ferragni-fare-educazione-sessuale-ed-emotiva-a-scuola-e-parlarne-in-modo-interessante-non-dallalto-di-una-cattedra
“In sociologia il patriarcato è un sistema sociale in cui gli uomini anziani del gruppo detengono in via esclusiva il potere nella società, tanto nella sfera domestica, quanto in quella pubblica, in termini dunque di leadership politica, autorità morale, privilegio sociale e controllo della proprietà privata”.
(cit. dal web)
Mi sembra che ultimamente ci si riempia la bocca con questo sostantivo attribuendogli valenza del tutto inadatta per giustificare la violenza sulle donne.
I femminicidi, ( il termine è in uso da parte del movimento femminista fin dal 2005) crescenti negli ultimi anni soprattutto tra le mura domestiche, più che di un patriarcato sono il frutto di una società malata.
Il patriarcato è un termine obsoleto che racconta di un tempo in cui le donne potevano davvero dirsi marginali e non protagoniste del mondo reale.
Adesso affermare che le donne rivestano ruoli subordinati a quelli maschili è mentire.
Il nostro primo ministro è donna.
Non solo in politica le donne sono determinanti ma anche in campi come la medicina, la letteratura, la ricerca universitaria nelle sue varie sfaccettature, lo sport, le pubblicazioni scientifiche e in molti altri campi ancora.
Hanno dimostrato di saperci fare e spesso hanno superato le aspettative raggiungendo la parità con l’uomo in quasi tutti i campi.
Bisogna tuttavia tenere presente delle differenze naturali che ci sono tra maschio e femmina tali da segnare la valenza che la natura ha pensato per i due generi.
Il corpo maschile è per propria conformazione naturale più forte rispetto a quello femminile e quindi più adatto a svolgere lavori di fatica, come ad esempio nei cantieri dove è richiesta notevole forza fisica.
La donna è per sua natura più paziente, più tollerante e quindi più portata a ricoprire certi ruoli come ad esempio il lavoro dell’ostetrica o altri che richiedano più spirito di adattamento. Questo è scritto nel DNA del genere umano ( ma anche nel mondo animale è così) e fa parte di esso, che lo si accetti o no.
Tale differenza però non ha niente a che fare con il patriarcato e le presunte violenze che ne scaturiscono.
Le radici dentro cui si sviluppa un comportamento violento hanno spesso origine da un basso livello di istruzione, da avere assistito violenza da bambini in famiglia, dall’abuso di alcool o di sostanze, dall’accettazione della violenza come fatto culturale, da patologie psichiatriche ecc…
La nostra è una società malata in cui queste dinamiche sono tutt’altro che esenti.
Le famiglie, dentro cui i figli dovrebbero ricevere l’educazione al rispetto per sé stessi e gli altri, sono sempre più impegnate a leccarsi le ferite procuratesi da scelte sbagliate. I coniugi, impegnati a provare a reggere matrimoni sempre più in bilico, spesso non si accorgono di cosa sta succedendo ai loro figli, ai disagi che stanno vivendo.
Le difficoltà economiche con le quali molte famiglie devono fare i conti poi fanno il resto.
In una società in cui tutto è permesso, dove nulla è peccato se ti dà piacere, dove puoi decidere se tenere o meno un figlio, dove l’uomo è Dio di sé stesso non è così strano che si verifichino stragi.
Il progresso, se da una parte ha contribuito al benessere e al miglioramento della vita, dall’altra ha tolto alle persone la parte morale, pudica, in cui era chiaro quello che si poteva o non si poteva fare.
Adesso tutto è permesso e tutto questo permissivismo ha inevitabilmente innescato il ” se voglio posso” …
Bisogna credo fare un passo indietro e rivalutare quello che abbiamo perso in quanto giudicato castrante.
Dare alla scuola il compito di parlare di sessualità, di emotività, non serve se non si lavora sulla famiglia, sugli ideali con cui quest’ ultima educa i propri figli. Dai modelli che offre, da come si pone nei loro confronti.
A scuola i ragazzi dovrebbero andare già con un’educazione solida rispetto a questi valori.
Il lavoro degli insegnanti è di fare istruzione, di fornire strumenti attraverso i quali i giovani si possano costruire un futuro.
Insegnare ad avere una mente critica, aperta ai cambiamenti ma attenta a non farsi sopraffare da essi. Questo lo fa attraverso tutte quelle discipline che si imparano a scuola e che sono trasversali anche all’apprendimento del saper essere e non solo del saper fare.
Caricare la scuola di altro non è utile al fine che si vorrebbe raggiungere perché la scuola ha già un carico pesante.
Bisogna ripartire dalla famiglia. Sono i genitori che con il loro esempio devono poter dare le basi corrette per una educazione rispettosa nei confronti dell’altro.
Angela D’Alessandro
Comitato “Prolife insieme”