Parto in anonimato: come salvare un bimbo dall’aborto

“Anna (nome di fantasia) ha quasi ottant’anni. Al telefono mi racconta di avere appena perso il marito con cui aveva vissuto un’intera vita. Ora è sola e ha chiamato me, voce sconosciuta a cui affidare tutta la disperazione che ha nel cuore. Per la perdita del marito? No, quello è un dolore, un dispiacere che il tempo consola, ma non è disperazione.

L’aborto non si cancella dal cuore

Il vero tormento di questa donna, nel momento in cui il marito è salito al Cielo, è il pensiero che per anni ha cercato di soffocare e che ora è esploso in tutta la sua durezza: nei primi tempi del matrimonio ha abortito suo figlio.
Nonostante i tanti anni trascorsi, questo rimorso che in passato le ha anche causato un forte esaurimento, non se n’è mai andato, anzi, nel momento in cui si avvicina la resa dei conti con la vita, ecco che riappare in tutta la sua cruda realtà, in una opprimente solitudine alla quale non può sottrarsi.
“È proprio di poco tempo fa la notizia che nel Parlamento europeo giovedì 11 aprile si è votata una mozione per inserire l’aborto nella Carta dei Diritti fondamentali dell’UE. Il tutto ovviamente nel più totale silenzio mediatico.
Le motivazioni, i pretesti  a cui appellarsi quando mancano vere ragioni, sono legati alla salute fisica e mentale della donna, la quale, dopo aver scelto nella stragrande maggioranza dei casi, di avere un rapporto sessuale, scopre che da questo atto può nascere una vita.
Il diritto alla tutela della salute è dovuto al fatto che la donna, per abortire, un tempo non troppo lontano doveva ricorrere alle “mammane”, donne che le “aiutavano” a togliersi questo impiccio.
Oggi si pretende di poterlo fare “in tutta sicurezza” in ospedale. Per la donna è certo più sicuro dal punto di vista igienico/sanitario, ma per il bambino? Sempre a morire è condannato. E in un modo atroce. Andate a vedere.

Il parto in anonimato la chiave per salvare un bimbo dall’aborto

Eppure basterebbe non abortire, far nascere il bambino e, laddove non ci sono le condizioni o la volontà per crescerlo, affidarlo ad una famiglia che lo accolga in adozione. Si tratta di una legge dello Stato, che tutela la madre che non vuole essere nominata e può così partorire in sicurezza.
Perché il bambino, che è tale fin dal primo istante del concepimento, non è colpevole di nulla, non è il corpo della donna, non è una malattia, ha diritto a venire al mondo e non di essere tagliato a pezzi, smembrato nel ventre materno per essere sfilato meglio e finire tra i rifiuti organici di un ospedale.
La salute psichica della donna si tutela aiutandola con tutti i mezzi necessari e possibili a portare a termine una gravidanza iniziata in qualunque modo, ma che avrà il medesimo esito per tutti.
E se anche è difficile crederlo all’inizio, porterà tantissime gioie e vantaggi alla stessa mamma coraggiosa e alla società intera.
Perché i figli sono il futuro di questa nostra fugace esistenza.
Pensateci prima donne. Informatevi meglio ragazze. Per il vostro bene e quello di milioni (milioni!!!) di creature che potranno essere salvate da una inutile e ingiusta morte.
E nel cercare di risvegliare le coscienze assopite da una errata concezione del diritto, auguriamoci che a Bruxelles prevalgano buonsenso e umanità.
Per Pro-life insieme
Diana Barigelletti
Vicepresidente e Portavoce
di Democrazia e Sussidiarietà