Papa Francesco e l’aborto : testimonianza di dolore di una donna

Papa Francesco sull’aborto è stato chiaro: è un omicidio e i medici che lo praticano sono sicari.

Egregio Direttore,

Ho letto l’articolo di Paolo Naso, https://www.nev.it/nev/2024/10/08/i-sicari-e-le-mandanti-di-fronte-alla-grazia-di-dio/ pubblicato su nev.it, che seguo visto che frequento la Chiesa Evangelica.

Non mi ritrovo nelle parole di critica alle affermazioni del Papa, semplicemente perché so cosa significhi davvero, per esperienza, subire un aborto.

La testimonianza

Sono una donna di 50 anni, ora, ma all’epoca ragazza che, in nome della libertà, decise a 20 anni di abortire … perché? Per tutte le motivazioni che normalmente vengono elencate dai sostenitori della IVG :troppo giovane, sola ,come lo mantengo, mi rovina i progetti e poi . .il perché più forte “POSSO, È UN MIO DIRITTO!”
Mi recai in consultorio ,trattata dal professionista come se stessi concordando il ricovero per asportare una ciste  ..senza nessun tipo di spiegazione a cosa sarei andata incontro …l’abbiamo fissato. Fatta l’interruzione …si può dire fin qua tutto a posto, avevo esercitato un mio sacrosanto diritto!
Invece.
Sì, perché non c’è giorno che da madre, ora,  non ci pensi …non c’è giorno che la vita non mi presenti davanti il drammatico quesito:” chissà come sarebbe stata/to ..quanti anni avrebbe ora ecc ecc”.
Sì, perché è un qualcosa di inspiegabile la connessione che esiste tra madre e figlio .
E non passa giorno che non mi senta in colpa .
Perché, vede Direttore, per la società il mio bimbo non nato è un numero, un’interruzione in più o in meno …ma per me madre rimane un dolore che mi porterò avanti per sempre …

E così per tantissime donne “ libere di abortire”, specialmente quando un giorno si renderanno conto di cosa vuol dire essere madri .
Quello che Le voglio dire è che non è uno scherzo o un’arma che si usa, il trauma post aborto, per assecondare o impaurire le donne che vogliono interrompere la gravidanza.
Già , il linguaggio ingannatore: interrompere la vita di un bimbo col cuore che batte, così si dovrebbe dire.
Ma Le assicuro che si tratta, invece, di una reale convivenza col dolore che, anche se si cerca di nasconderlo alla donna, alla fine la distrugge.
È un peso impossibile da eliminare, una convivenza perenne.

Dalla testimonianza alla riflessione

Il fatto che ci sia una legge che permette l’aborto non rende morale l’atto in sé, ma soprattutto non permette di cogliere la verità dell’atto in sé: un omicidio legalizzato ai danni di un piccolo inerme. La menzogna, giocata sulla pelle delle donne, dei numeri relativi alle morti per aborto clandestino, ancora oggi viene spacciata per motivazione fondamentale per giustificare l’aborto “ sicuro” in ospedale.

Mi consenta poi di dissentire, sempre per esperienza, quando nell’articolo cita la scelta “ difficile e dolorosa”: forse negli anni ‘80/‘90, ma oggi? Le ragazze che accedono all’aborto purtroppo raramente sono davvero consapevoli del loro atto. Lo dicono le statistiche di utilizzo delle pillole del giorno dopo e dei cinque giorni dopo, anch’esse meccanismi potenzialmente abortivi, le cui vendite sono cresciute mostruosamente in Italia.

Non mi permetto di richiamare i disvalori morali in merito all’aborto , sebbene mi risulti difficile da comprendere come  si possa affermare che “ Dio ha creato ( la donna) libera di compiere le sue scelte” quando, invece, l’autodeterminazione cozza clamorosamente con il comandamento “ Non uccidere”.

Dico solo che il bambino e la donna, la sua mamma, sono una meraviglia del Creato, e andrebbero aiutati entrambi a vivere al meglio il progetto che Dio ha pensato per loro.

Cordiali saluti

Barbara Cinti
Pro-life insieme

Sull’aborto noi stiamo con Papa Francesco! Comunicato stampa

Pubblichiamo la cortese risposta del Prof. Paolo Naso alla testimonianza della nostra socia Barbara Cinti .

Gentile signora,

la ringrazio per le parole così intime e delicate che ha voluto condividere con me, pur criticando il mio intervento  radiofonico.
Assumo la sua come una limpida testimonianza di amore per le vita e come confessione  di peccato per un gesto che l’ha segnata. Da credente evangelico apprezzo l’una e l’altra.
Detto questo, il mio breve intervento tendeva a dire che il linguaggio usato dal papa non corrispondeva alla delicatezza del tema e anche all’azione pastorale che si deve alle donne che  hanno praticato la IVG o che pensano di farlo. Accusarle di essere mandanti di sicari è, a mio personale avviso, un’ulteriore violenza che non le aiuta né, credo, dissuaderà altre donne a praticare l’aborto.
L’altro filo del mio ragionamento è laico, e rimanda alla logica dello Stato che, nel provvedere leggi a beneficio della popolazione, deve tutelare anche le donne che intendano abortire.
Premesso questo, ogni azione educativa, pastorale e sociale tesa e provvedere alternative all’aborto è benvenita ed anzi necesssaria  ma sempre  nel rispetto della donna, della sua dignità, della sua autodetermminazione  e della sua salute. Resta, quindi, il nodo della scelta consapevole, libera e responsabile  che, proprio da credente che confida nella grazia di Dio, ritengo debba essere riconosciuto come un dono che Dio stesso ci ha fatto.
Con sincera gratitudine per l’attenzione che ha rivolto alle mie parole,
Paolo Naso

 

Cordiali saluti,
Agenzia stampa NEV – Notizie evangeliche