“Padre e figlio,una relazione indispensabile”: l’esperienza del pediatra

Il modello paterno è Ettore, l’eroe dell’Iliade che spera che il figlio diventi migliore di lui
Come va il mio Samuele?. “Signora, devo dirle che il suo bambino migliora di volta in volta. Una curiosità: oggi per motivarlo ho chiesto quale fosse il suo eroe e Samuele mi ha risposto deciso:Achille!”. Non riuscivo a capire: mi aspettavo un eroe dei cartoni animati, ma nessuno dei personaggi amati dai bambini si chiama così….allora ho chiesto: “chi è Achille, è un tuo amico?” Lui ha tagliato corto ed ha concluso: il mio eroe è Achille, il guerriero, il combattente più forte che esista!”. Sono rimasto basito! Suo figlio conosce l’Iliade? Questo credo sia l’esito di tante serate passate insieme ai miei due figli Samuele e Giacomo: dopo aver affrontato Pinocchio, “Il piccolo principe” di Antoine de SaintExupéry, abbiamo intrapreso la lettura dell’Iliade.
Tutte le sere ero lì, accanto ai loro lettini, a districarmi, in una traduzione adatta alla loro età, nelle avventure mitiche raccontate da Omero.

Ettore e Achille, eroi diversi

Il cuore di papà batteva per Ettore, ma non c’era niente da fare: il fascino per il Pelide eroe aveva preso il sopravvento nel cuore dei miei piccoli. Ci vorranno anni per capire e comprendere la differenza della forza nei due eroi, forza bruta quella di Achille e forza virtuosa quella di Ettore. Ettore è un uomo che combatte non per la gloria, ma per tentare di salvare la sua famiglia e con essa il suo paese. Bisogna proprio compiere un cammino, un lungo viaggio per accorgersi delle virtù preziose incarnate nella figura di Ettore. Per spronare i padri ad intraprendere questo viaggio, ma anche per ogni uomo che vuol riflettere sul senso della propria , ci viene in aiuto un bellissimo libro, piccolo nel prezzo e nelle dimensioni, ma profondo per domande e riflessioni, di Matteo Carnieletto: Alla ricerca di Ettore, manuale per riscoprire l’eroismo (perduto) dei padri. https://www.passaggioalbosco.it/alla-ricerca-di-ettore/

Per farci comprendere la differenza viene sottolineata laposizione che assumono i due eroi di fronte alla morte: uno dei due perirà nell’epico duello. Achille con la sua forza brutale è interessato unicamente alla gloria, vince in battaglia, ma muore nell’anima. Ettore, pur sapendo della superiorità dell’avversario, vince la paura e mette il proprio corpo a difesa della sua patria, muore nel corpo, ma il suo esempio vive in eterno.

ΑΝΗΡ / ΑΝΘΡΩΠΟΣ – VIR / HOMO

Descrivendo le azioni di Ettore ci viene presentato il compito di ogni persona di sesso maschile: aner e antropos, vir e homo.  Antropos, l’uomo maschio crescendo può diventare aner, cioè coraggioso, lungo un cammino che lo porta adiventare virile. Questa crescita non avviene spontaneamente, ma si compie attraverso unautoeducazione: non è una passeggiata, ma un combattimento e questo non ci deve intimorire perché noi uomini siamo nati per lottare e amare.Pensiamo ai fatti di cronaca: un maschio ammazza una donna e subito si incolpa la sua mascolinità, il testosterone che lo rende barbaro e ovviamente l’educazione patriarcale. Ma questi maschi uccidono perché non sono uomini, non hanno mai lottato per tenere a bada impulsi e regolare le passioni, e oltremodo non hanno mai nutrito ed educato la propria linfa vitale: la propria forza.
Matteo Carnieletto
ci indica come si possa regolare questa benedetta forza riportando le parole di Pompeo: Navigare necesse est, vivere non necesse, pronunciate di fronte ai suoi soldati impauriti per le condizioni infauste del mare che rendevano ardua la navigazione necessaria per portare il grano che avrebbe salvato Roma.

Far fronte alla paura, accettare di essere feriti per un bene più grande: la famiglia, i figli e la patria.

Oggi non si mettono più al mondo figli non per le difficoltà dettate dalle condizioni economiche o dalla situazione confusa e complessa della società, ma in fondo perché si ha paura di fare i mariti e i padri. I mariti sono coloro che accettano le differenze incolmabili tra il maschile e il femminile, ma non le confondono come fossero disuguaglianze e per questo non accettano a priori la guerra dei sessi in cui viene vista la relazione tra il femminile e il maschile. Il marito è colui che comprende prima di tutto come possa essere lui una delle cause delle difficoltà coniugali, ma comunque assicura la sua presenza, la sua fedeltà ad ogni costo e questo perché ne è obbligato dal rispetto del valore presente nella moglie che ha di fianco a sé e che si impegna a custodire sempre, svolgendo il servizio di capofamiglia. Il marito compie ed esprime nel miglior modo la sua virilità, cioè il suo essere maschio, diventando padre. Il segno per eccellenza della virilità maschile è la croce formata da due braccia: il braccio orizzontale è la combattività, esprime l’aggressività con la quale il maschio va incontro all’altro da sé; il braccio verticale è la protezione che può esercitarsi unicamente attraverso l’utilizzo della forza interiore.(leggi qui)

Ettore è tutto questo, un padre non solo per tutti i figli che si succedono nelle generazioni, ma anche un esempio per tutti i padri.

Per mettere a fuoco il tema dell’educazione, oggi un impegno troppo spesso latitante, soffermiamoci sul gesto di Ettore: apre le braccia al piccolo Astianatte, lo bacia con immenso affetto, dolcemente lo palleggia tra le mani e lo alza al cielo. Questo gesto, ripetuto ancor oggi da tanti papà, esprime tutto l’impegno educativo paterno: far prendere consapevolezza al bambino che è un figlio, accompagnarlo nella crescita con la sua presenza e all’età opportuna lanciarlo nella società, affinchè viva la propria vita. Nel compiere questa mansione educativa, Ettore ha lo sguardo verso l’alto e prega così: “Zeus pietoso fa che Astianatte sia meglio di me”. E’ presente nell’animo di ogni papà il desiderio che il figlio sviluppi nel miglior modo possibile i talenti ricevuti tanto da far meglio di lui; questo è un miracolo commovente.
In una società in cui viene ripetuto costantemente il principio inderogabile di affermare il proprio io, la propria identità a scapito di quella altrui, nella famiglia il padre afferma invece come la priorità è quella di far vivere un altro, il figlio, e quella di farlo diventare un capolavoro migliore di lui.
Questa la realizzazione della paternità
: rinnegare il nativo egoismo che ci portiamo dentro nella direzione dell’amore. Quello che nel figlio rimane impresso di questo gesto è lo sguardo del papà. Ogni padre è presente e incide sempre sui figli, anche quando non ci sarà più. Ettore, come ogni padre, è in grado di dare non solo la vita, ma anche una eredità spirituale; è quindi padre di tutti perché ama, e chi ama non muore mai.

Per “Pro-life insieme “

Dott. Lorenzo Rizzi

Pediatra

Responsabile del progetto” Noi uomini: papà e figlio”