ttps://www.upday.com/it/politica/vannacci-aborto-non-e-diritto-lo-e-la-vita/y7spj46
Il Generale Vannacci ha l’indubbio merito di aver assunto numerose posizioni di coraggiosa contrapposizione all’andazzo pseudo-intellettuale di tipo woke, che affligge l’Italia, e dimostra una logica stringente, come si può ascoltate su canali come Youtube, quando replica a molteplici attacchi del demagogo di turno.
Riguardo al procurato aborto tuttavia questa logica viene del tutto a mancare. Il Gen. Vannacci afferma che “l’aborto non è un diritto” (e fin qui siamo perfettamente d’accordo) e tuttavia che “l’aborto è quella condizione infelice nella quale una donna si può trovare e deve avere la possibilità di ricorrere”. La contraddizione risulta manifesta: Quale sarebbe la “condizione infelice nella quale una donna si può trovare”? Se il procurato aborto non è un diritto, come mai la madre avrebbe tuttavia “la possibilità di ricorrere” ad esso, esercitando nei fatti un diritto soggettivo illimitato di sopprimere il figlio concepito? Sembra la delirante giurisprudenza vigente in Germania, dove il procurato aborto è tuttora reato, reato che tuttavia non viene colpito da alcuna sanzione!
«“Liberissime le donne di abortire qualora ci siano condizioni di necessità, ma come società abbiamo il dovere di offrire loro tutte le alternative possibili rispetto all’aborto” spiega meglio il generale Vannacci, a margine di un convegno a Stagno di Livorno, ignorando probabilmente con volontà che la necessità non è l’unico e il solo motivo per cui una donna decide di abortire. », riportava la giornalista di La Nazione l’11.05.2024 ( https://luce.lanazione.it/politica/vannacci-tarquinio-aborto-non-e-un-diritto-ac7w1j9e ): perfetta ammissione della giornalista che la madre avrebbe il diritto soggettivo illimitato di negare la vita al figlio concepito.
Riguardo al procurato aborto Incoronata Boccia invece è stata chiarissima avendo il coraggio di proclamare: “Si scambia un delitto con un diritto.”
Giorgio Pardi, professore di ostetricia-ginecologia presso la Clinica Mangiagalli di Milano: insieme con Giovanbattista Candiani, fu il primo ad eseguire un’interruzione di gravidanza in Italia dopo l’introduzione della 194/1978, ma riteneva più che necessaria la presenza dei CAV Centri di Aiuto alla Vita accanto ai reparti di ostetricia. Era e rimaneva (illogicamente) a favore della 194/1978. Rilasciava tuttavia questa dichiarazione: «Sono ateo, l’ho già detto? Io non credo in Dio, non ho la grazia della fede, che vuole che le dica? Quindi scriva scriva scriva che il dottor Pardi Giorgio è ateo o, se preferisce, è un laico. E aggiunga anche che per ritenere l’aborto un omicidio non serve la fede. Basta l’osservazione. Quello è un bambino. L’aborto è un omicidio. Difendo ancora la 194, ma è soprattutto nella parte a tutela della vita che andrebbe applicata. Perché l’interruzione di gravidanza è una ferita che non si cicatrizza». https://www.tempi.it/giorgio-pardi-laborto-un-omicidio/
Il Gen. Vannacci per la sua posizione illogica e contraddittoria ha comunque un’aggravante: avendo giurato di difendere gli Italiani, volge le spalle agli Italiani che dovrebbe difendere affinché possano nascere, mentre, come affermava il Professor Pardi, vengono uccisi in utero.
Dott. Luciano Leone
Medico Chirurgo, specialista in Pediatria
Comitato ProLife Insieme
Codice Militare Penale di Guerra: Capo III: Della Codardia: Art. 109. Incitamento alla resa.
Il militare, che, durante il combattimento, senza ordine del comandante, incita a cessare il fuoco o ad ammainare la bandiera, o comunque alla resa, è punito con la reclusione militare non inferiore a dieci anni.