Neonato morto in culla:occasione persa per dare speranza di vita

Egregio Direttore,
Mi consenta una replica all’articolo pubblicato sulla sua testata https://www.avvenire.it/attualita/pagine/neonato-trovato-morto-in-culla-termica-indagato-anche-parroco
È finita con un tragico epilogo la vita del neonato depositato nella “culla” che avrebbe dovuto rappresentare  per lui la salvezza.
Avrebbe dovuto garantirgli la possibilità di vivere, di essere accolto, accudito, amato come lo dovrebbero essere tutti i bambini del mondo.
I bambini sono quelli che in questo momento stanno pagando un prezzo altissimo in termini di vita spezzata, pensiamo alle guerre, alle violenze, agli orrori che alcuni subiscono e non da ultimo agli aborti.

Per quel piccolo qualcuno aveva pensato diversamente, aveva scelto il distacco per garantirgli forse un futuro migliore.
Chissà con quale sofferenza la madre o forse il padre avrà depositato il bambino nella culla, pregando che per lui fosse quella la scelta migliore.
Ma qualcosa non ha funzionato. Quella nicchia che ha salvato la vita negli ultimi due anni a due bambini è diventata per lui una trappola mortale.

Che orrore…
Il dispositivo dell’ allarme non è partito, il cellulare del parroco non ha squillato, il bambino è inevitabilmente morto.

Per ora la vicenda, che non merita di essere vissuta come fenomeno mediatico, ha diritto ad un dignitoso silenzio.

Se ne stanno occupando gli inquirenti.
Le cause sono più di una, dal cattivo funzionamento del sistema di allarme, all’errore della mano che ha deposto la piccola vita nella culla che potrebbe non aver chiuso bene lo sportello, impedendo quindi al segnale di partire.
Non è da escludere che il bambino sia stato depositato già senza vita.
Se ne stanno occupando i servizi preposti.

Chi deve occuparsi della manutenzione delle culle termiche?

Questa terribile vicenda pone un problema importante:
chi ha il dovere di occuparsi della manutenzione di questi strumenti per far sī che non diventino trappole ma siano efficaci per salvare neonati?

Far cadere le colpe, se di colpevolezza si può parlare, sul parroco o sul tecnico preposto al corretto funzionamento dello strumento, è troppo facile.
Le culle devono essere tutelate e legittimate dallo stato, come è previsto per il parto in anonimato.
Devono diventare strumento di cui è lo stato ad occuparsi.
Non possono essere lasciate alla buona volontà di un singolo o dei CAV.
Questa tragica fatalità non può e non deve dare adito a critiche negative sulla validità della “culla per la vita”.
Nessuno si deve permettere di obiettare dicendo che “forse sarebbe stato meglio che la mamma lo avesse ucciso prima che nascesse”.
Deve fare riflettere e soprattutto fare muovere i legislatori, affinché si prendano la responsabilità di questa vita mancata e quindi decidere di intervenire in questo senso.

Angela D’Alessandro
“ Vita in una culla”Parto anonimo e culle per la vita: soluzioni contro l’aborto e l’infanticidio
Per Comitato “ Pro-life insieme “