Licata, caccia allo studente per promuovere educazione affettiva nelle scuole

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L’educazione sessuale a scuola sembra essere diventata l’ossessione di molti. Talmente è un “chiodo fisso” da portare alla formazione, su iniziativa di collettivi studenteschi, di una comunità cittadina con il nome “piacere di conoscerci” la quale ha l’obiettivo di promuovere l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole.
Questa comunità, il cui nome appare tutto un programma, ha raccolto oltre cinquanta adesioni tra associazioni, collettivi, professionisti, cittadini e migliaia di firme proposte con un format tale da poter essere accolte anche da minorenni.
E come fosse la cosa più naturale del mondo, chiedono che l’educazione sessuale non possa limitarsi solo agli aspetti sanitari ma debba affrontare temi quali le emozioni, le relazioni, i corpi, il genere in un’ottica laica, transfemmista, non giudicante e aperta a tutti.
Il personale preposto a garantire questo obiettivo deve essere competente, multidisciplinare e deve formare non solo gli studenti, ma anche le famiglie e il personale scolastico a partire dalla materna.
Insomma, un BELL’ INDOTTRINAMENTO COLLETIVO senza esclusione di colpi in cui tutti, ignari e contenti dovrebbero essere formati alla scuola della propaganda.
Non mi è chiaro come abbiano fatto a convincere tutte queste persone a firmare un documento che veicola la richiesta di questa follia.
Come è possibile che migliaia di teste si trovino d’accordo a permettere a personale “qualificato” non si sa bene in cosa di entrare a gamba tesa in temi così importanti e delicati.
Come possono trovarsi in sintonia queste migliaia tra uomini e donne, che si presume abbiano firmato “cum grano salis”, ad accettare una simile imposizione?
Non mi stupisce che l’iniziativa sia partita da collettivi studenteschi quindi da ragazzi molto giovani con una personalità in formazione.
Non mi capacito invece di vedere la solidarietà, la condivisione e il sostegno degli adulti.
Come si può credere che un pinco pallino qualsiasi, chissà, magari formato all’ “Università delle banane” per usare l’espressione dispregiativa del linguaggio politico, garantisca una “sana educazione priva di propaganda ideologica”?
Questo è segnale pericoloso di una società che va avanti senza interrogarsi seriamente di cosa veramente significhino questi mutamenti radicali.
E personalmente tutta questa mancanza di interesse mi inquieta.

Angela D’Alessandro

Comitato “Prolife insieme”
http://www.prolifeinsieme.it