https://www.filosofemme.it/2025/01/16/aborto-il-personale-e-politico/
Egregio Direttore,
Leggo sulla testata questo articolo e mi rendo conto che non esiste alcuna argomentazione valida per sostenere nel 2025 quanto si urlava mezzo secolo fa, ai tempi dell’approvazione della legge 194, cioè nella preistoria.
Non si può pensare di mettere sullo stesso piano chi abortisce e chi non abortisce, reclamando un “ diritto” che non esiste, perché la legge non prevede il diritto di abortire, ma tutela la maternità, riconoscendo per alcune specifiche ragioni la possibilità di abortire, senza scadere nell’uso contraccettivo della 194. Nata, ricordiamolo, per eliminare l’aborto clandestino.
Bene, nulla di quanto previsto e auspicato si è realizzato: la donna considera l’aborto come sinonimo di libertà, le viene concesso sempre senza nemmeno conoscere le motivazioni che la spingono a chiedere la IVG, lo utilizza più e più volte ( le famose “ recidive”) e, last but not least, ancora esistono gli aborti clandestini.
Nel 2025 però, non si può più nascondere la verità:
1) i biologi di tutto il mondo riconoscono l’inizio della vita umana dal concepimento, quindi l’aborto uccide un essere vivente il cui cuore batte a 20 giorni, quando la madre inizia a sospettare di essere incinta.
2) la donna soffre per decenni della sindrome post aborto, con gravi ripercussioni per la sua salute psicofisica, abbandonata al suo destino dopo aver ottenuto la “ grande conquista” di abortire. Certo che soffre, una madre è tale dall’inizio, se fosse vero che l’aborto non è nulla e che l’embrione è un grumo di cellule, che motivo ci sarebbe per rimpiangere una decisione così “liberante”?
3) l’uomo risulta totalmente deresponsabilizzato, spesso istiga all’aborto mentre la donna, se non fosse stata sola, forse avrebbe scelto in modo totalmente differente.
Urge una riflessione seria, che ponga al centro il fallimento della legge 194 e la consapevolezza che la donna ha la capacità, la fermezza, di accogliere la vita sempre, anche se non aiutata e sostenuta dall’uomo, dalla famiglia, dalla società.
Noi del Comitato “ Pro-life insieme “ ci proponiamo di compiere una rivoluzione culturale in merito alla vita nascente, bene da perseguire sempre.
Prof. Vittoria Criscuolo
Vicepresidente Comitato “ Pro-life insieme “
www.prolifeinsieme.it
Mia riflessione: risulta davvero difficile trovare un punto di contatto per un dialogo con realtà che rifiutano il confronto, che non hanno argomenti logici se non ideologici a disposizione, che spesso hanno paura della verità.
Essere sempre favorevoli all’aborto e alla capacità e libertà di ogni donna nel poter scegliere non è certamente la cosa più giusta per lei.
Mi aspetto una disponibilità a un confronto e a una replica da parte dei responsabili della testata, nel caso la risposta e il confronto non sopraggiungano, purtroppo dovremo prendere atto che i Prolife sono a favore del dialogo mentre i pro morte, non sono in grado.
non mi stupirei se mi venisse bloccata la possibilità di risposta via mail,