L’arma più potente? Una cultura che ama la vita

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“Trump e il bando delle armi per i transgender”
Leggo in questo articolo “Circola in queste ore la notizia secondo la quale l’amministrazione Trump vorrebbe vietare la possibilità di possedere armi alle persone transgender, dopo il mass shooting di Minneapolis: l’Nra insorge”
La NRA è la National Rifle Association of America, un’organizzazione lobbistica che si adopera per il libero possesso ed uso di armi da fuoco degli Stati Uniti d’America.
Quindi è chiaro che la NRA non sia d’accordo con questo possibile veto per interessi puramente economici.
Ma l’esigenza di mettere un veto al porto d’armi delle persone che si definiscono trans nasce purtroppo da una tragedia, quella che nell’ articolo viene descritta come mass shooting, forse pensando di “dare meno nell’occhio” quando invece sarebbe un atto dovuto e necessario spiegare bene la gravità dell’accaduto.
Un uomo armato è entrato nella chiesa cattolica dell’Annunciazione, a Minneapolis, mentre i bambini della parrocchia celebravano la prima Messa dell’anno scolastico ed ha ucciso due piccoli, ferito altri, poi si è tolto la vita.
Robin Westman, un tempo Robert, era  un uomo che si identificava come donna ed ha lasciato nei diari e nei video delle tragiche confessione, era “stanco di essere trans” e di essersi lasciato “plagiare dal movimento”.
Westman è rimasto vittima di una ideologia che inganna perché tradisce la nostra dignità di individui unici ed irripetibili. Nessuno nasce in un corpo sbagliato come viene detto ai giovani o addirittura anche ai bambini nelle scuole i nei reparti medici, devastando la loro identità proprio nel periodo più delicato della loro crescita.
Come membro del Comitato Prolife Insieme vorrei esprimere non solo il dolore per le vittime e la vicinanza nella preghiera con i parenti, ma anche la profonda e sincera compassione per questo ragazzo.
La sua vita, così piena di sofferenza, lo ha portato ad essere più fragile diventando vittima di se stesso. Queste ideologie sfruttano le nostre debolezze per renderci schiavi e aizzare odio sociale, specialmente tra le cosiddette comunità lgbt e i cristiani e questa è una cosa davvero inaccettabile. Questo perché i seguaci del Pride (orgoglio) si vantano di quello che per la Chiesa cattolica (e non solo) è un peccato contro natura che apre la strada alla perversione. Basti pensare al numero di lettere che si aggiungono continuamente nella sigla lgbt in base ai nuovi presunti generi sessuali che spuntano come funghi.
Ma i seguaci di Cristo sono chiamati a non fermarsi alle etichette ma a vedere le persone. Ognuno di noi ha il suo bagaglio di sofferenze e nessuno può permettersi di giudicare. Ma ricordiamoci che la più alta forma di rispetto è quella di dire la verità. Se una strada è falsa porterà ad un dirupo, avvertire è un atto di carità.
Infatti smascherare gli inganni di queste ideologie non farà del bene solo a questi ragazzi ma alla società intera, lasciando spazio ad una maggiore empatia tra esseri umani, tutti di pari dignità.
Considerando l’intensificarsi di questi eventi, forse non basta vietare  il porto d’armi a coloro che si definiscono trans, ma una soluzione, sia a livello politico che soprattutto a livello mediatico, potrebbe essere quella di abbandonare la narrativa vittimista lgbt e tornare ad abbracciare la nostra comune umanità.

Manuela Ferraro
Poggibonsi SI
Per il Comitato Prolife Insieme
http://www.prolifeinsieme.it