“La vita umana va sempre difesa”: precisazioni del Presidente AIGOC

Il Dott. Alberto Virgolino, Presidente dell’Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici replica all’articolo de La Stampa del 28.03.2025, di Alessandra Kustermann.

https://www.lastampa.it/cronaca/2025/03/28/news/aborto_basta_steccati_ideologici_le_parole_violente_rivolte_alle_donne_violano_la_costituzione-15076800/

Vorrei iniziare proprio dalla fine, dall’ultima frase espressa dalla collega Alessandra Kustermann: “La vita degli esseri umani va difesa, ma la compassione non va mai dimenticata”. Senza dubbio è un’espressione umanamente condivisibile. Ma se non si esplicitano i “soggetti” agenti e patenti la compassione, si induce all’equivoco, all’inganno che porta a sopprimere proprio il soggetto più debole, l’essere umano nel grembo materno – che non può accampare diritti perché ancora “non nato” – a vantaggio di chi intende in tal modo superare la sua ansia da “gravidanza indesiderata”.  Lui, pur protagonista della gravidanza, essendo non desiderato, non merita considerazione, né tanto meno compassione, secondo la collega.
Per non incorrere in questo drammatico equivoco è necessario allora riconoscere con lealtà e trasparenza scientifica i termini veri della questione della scelta di fronte alla quale viene a trovarsi una donna di fronte ad un test di gravidanza inaspettatamente positivo. L’iter che la legge 194 prevede, mira espressamente a questo riconoscimento; lungi infatti da dichiarare “diritto” l’aborto volontario – come detto in modo inequivocabile all’art.1 – la stessa legge favorisce, o dovrebbe favorire, una riflessione da parte della donna-madre perché la presenza in lei di un “altro”, suo figlio, la conduca, con il dovuto sostegno sociale, ad una scelta che rispetti fino in fondo il bene assoluto della vita e della sua salute psico-fisica. In assenza di questo doveroso riconoscimento di questa realtà di essere madre – per quanto la situazione contingente non favorevole le possa far sentire tutto il suo peso, specie se lasciata sola nella scelta – ogni parola, ogni azione, ogni espressione verbale o non verbale anche di offerta di aiuto, viene recepita come “violenta e crudele” nei suoi confronti. Senza compassione, appunto.
Nell’iter che viene intrapreso per la richiesta di IVG è previsto, come momento fondamentale di partenza, quello diagnostico basato sull’esame della beta-HCG nel sangue che attesta la fase iniziale della gravidanza, e sull’esame ecografico, necessario per datare in modo preciso l’effettiva età gestazionale (la dichiarata U.M. non è sempre sufficiente) che deve essere riportata sul documento finale, e la vitalità dell’embrione. Sì, perché l’IVG si effettua su un individuo umano (aggettivo scientificamente non opinabile!) “vivo”, altrimenti si deve intraprendere un altro iter, stavolta terapeutico, trattandosi di un aborto interno o di un “blighted ovum” (camera gestazionle senza embrione). Allora si comprende perché è necessario rilevare con gli ultrasuoni dell’ecografia (non con gli elettrodi come per l’E.C.G.) l’attività pulsatile dell’organo cardiaco in formazione. Infatti, il cuore, insieme al Sistema Nervoso Centrale, è il primo organo a formarsi nell’embrione già alla terza settimana di gravidanza e rilevabile alla 6^ settimana con eco transvaginale. Pertanto, il medico ecografista, sia esso “obiettore” o “non obiettore di coscienza” è tenuto a rilevare questo segnale dirimente della vitalità dell’embrione! E come per ogni atto medico – secondo la deontologia professionale – dovrebbe redigere un “consenso informato” nel quale rappresenta alla donna la realtà clinica osservata e, se la donna acconsente, anche a lei mostrata attraverso lo schermo dell’ecografo. Allora la stessa donna, con la sottoscrizione di questo “consenso informato”, corredato dalle altre informazioni sulle modalità dell’intervento abortivo proposto (chirurgico o farmacologico), delle relative possibili complicanze immediate e a distanza, avrebbe maggiore consapevolezza della sua libera scelta.
A dispetto di quanto ritenuto dalla dottoressa Kustermann, è provato dall’esperienza personale e di quella di altri colleghi ecografisti che molto spesso, quasi sempre direi, dopo aver mostrato alla madre la presenza in utero del suo bambino con i suoi movimenti attivi e la percezione sia visiva che sonora (dopo la 10^ settimana, secondo le raccomandazioni della Società Internazionale di Ecografia), l’iter per l’IVG è stato interrotto permettendo felicemente la nascita dello stesso bambino! Del resto, la donna può ripensare alla sua scelta abortiva iniziale fino all’ultimo momento, se le viene dato il tempo. Cosa sempre più difficile, se viene utilizzata la RU486 e le prostaglandine!
Per verificare quanto questa procedura sanitaria indicata nella L.194 per ottenere l’autorizzazione all’IVG possa “violare la Costituzione”, provo anch’io a ripercorrerla nei suoi articoli fondamentali, come l’art.2: “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo…”, ma se in questi non viene compreso quello che è a fondamento di tutti gli altri, ossia il diritto alla vita, cioè a nascere, diventa tutto facilmente manipolabile. Come l’art. 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge…”, ma se estromettiamo i nascituri dal termine “cittadini”, si determina la più ingiusta diseguaglianza! Come l’art. 31: “La Repubblica…protegge la maternità”, non deresponsabilizza la donna esponendola irrimediabilmente all’aborto volontario! Come l’art. 32: “La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”, ma se la donna-madre non è messa in grado di riconoscere il valore della sua maternità dipendente dalla vita di un’altra “persona umana”, di suo figlio, anche la L.194 viene paradossalmente violata, se male interpretata come fondamento di un “diritto” assoluto. Cosa che verrebbe a costituire, a mio modesto avviso, anche l’inosservanza della stessa Costituzione e delle leggi della Repubblica, ai sensi dell’art. 54 : “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e osservare la Costituzione e le leggi”.
Sulle altre circostanze riportate nelle testimonianze che documenterebbero questo “scoraggiamento attivo” delle donne all’aborto volontario, non conoscendo personalmente i fatti narrati, non ritengo giusto entrare nel merito. Ma posso con certezza ed onestà dichiarare – e non sarei da solo a farlo – di aver ascoltato personalmente tante testimonianze di donne che hanno abortito amaramente perché nei colloqui presso i Consultori o nelle altre sedi preposte non sono state assolutamente aiutate a comprendere la gravità di quel passo, con tutte le conseguenze psico-fisiche che ne sono derivate. Neppure l’offerta di un’alternativa in molti casi! Articoli 2 e 5 della 194 inapplicati! E queste donne sono presumibilmente la maggioranza, rispetto al numero di coloro che lamentano “ostacoli” e “ritardi”.
Mi piacerebbe associarmi all’auspicio della dottoressa Kustermann: “Costruiamo la speranza nel futuro”, ma le sue premesse sono palesemente ed intrinsecamente contradditorie. Non basta la compassione, se si traduce inesorabilmente, senza alternative, nella soppressione violenta dell’innocente! Occorre una rivoluzione culturale e un cambio di mentalità che riporti in primo piano, su vari livelli – primo fra tutti quello educativo – il bene assoluto della vita nascente e della sua responsabile accoglienza. Senza questo cambiamento, una apertura all’evento della nascita quale esperienza gioiosa di amore, è davvero impossibile ogni minima speranza di futuro. E la grave denatalità ne è triste dimostrazione: senza figli non ci può essere futuro!
Noi medici, per vocazione e dovere deontologico (Ippocrate docet!) chiamati a tutelare la vita umana più fragile, abbiamo una grande responsabilità professionale e sociale per favorire questo cambiamento: nel riportare la scelta della donna e dell’uomo (anche lui!) su un piano naturale di riconoscimento di quanto grande e bello è stato generato dalla loro intima relazione. Con il coraggio e l’onestà che ne consegue, a beneficio loro e del figlio che nasce e a vantaggio dell’intera società.

Dr. Alberto Virgolino – Presidente AIGOC
Comitato “ Pro-life insieme “
www.prolifeinsieme.it