La scuola serve per apprendere e costruirsi un pensiero critico, fuori gli “ esperti”!

https://www.tecnicadellascuola.it/educazione-sessuale-nelle-scuole-priulla-racconto-gli-stereotipi-di-genere-ma-mi-accusano-di-propagandare-il-gender

Da docente rispondo alle affermazioni della signora Priulla, che è entrata nella scuola per parlare di argomenti che attengono al campo educativo e si è trovata di fronte a contestazioni che per il mondo sono normali. Le lamentele di questa sociologa sono il segno che ha ragione chi esclude l’educazione all’affettività e alla sessualità dall’ambiente scolastico:toccare tematiche così intime e personali, con ragazzi e ragazze di ambienti diversi, famiglie diverse, età diverse, prevede necessariamente opposizione e contestazione, forse la signora Priulla non è abituata a confrontarsi con chi la pensa in modo diverso da lei. Il problema però è proprio questo: se un docente ha un campo abbastanza delimitato, che è quello del sapere e dei programmi ministeriali, il cosiddetto “esperto“ esterno invece si misura con il proprio vissuto e con le proprie posizioni talvolta ideologicamente in contrasto con quelli delle famiglie degli studenti. E allora bisogna riconoscere che l’educazione non è mai un fatto neutrale. Nemmeno la cultura lo è, però le famiglie e gli studenti sono garantiti dalla professionalità dei docenti. Gli “esperti“ esterni da chi sono garantiti? Non basta un titolo di studio, un ruolo derivato probabilmente da una cooptazione, per rassicurare una famiglia che abbia a cuore i propri figli, tenendoli lontani dalla deriva alla quale purtroppo si assiste tutti i giorni in tema educativo. I nostri studenti hanno bisogno di scoprire la bellezza della vita, la ricchezza del cuore, non saranno delle tecniche o delle istruzioni per l’uso a toccare la loro interiorità al punto da renderli ancora più sensibili di quanto già non siano. Lasciamo alle famiglie il compito di introdurre i propri figli al mondo della affettività, con l’esempio innanzitutto. Ci saranno dei genitori che forse penseranno di non avere le competenze necessarie, scambiando l’educazione con l’informazione. Di informazione siamo sommersi tutti i giorni, se i genitori vogliono possono accedere a contenuti in tempo reale anche di alto livello scientifico. Ma non è quello che serve ai giovani d’oggi. Serve invece loro scoprire di possedere “un cuore pensante“ (per citare un famoso romanzo della scrittrice Susanna Tamaro), un cuore che risponda a un’educazione che arriva anche dalla scuola: quali grandi risorse nascondono le letterature, soprattutto la nostra, la poesia e la prosa, ben spiegate! Ai giovani servono radici e ali, e questi non possono essere veicolati da interventi di carattere tecnico indifferenziati.

Prof. Vittoria Criscuolo
Comitato “ Pro-life insieme “
www.prolifeinsieme.it

P. S. Da docente mi disturba leggere nell’articolo accuse ad altri colleghi in merito alle loro posizioni sull’aborto o su altre tematiche sensibili. Tacciare i colleghi di una sorta di atteggiamento nevrotico come vorrebbe la signora Priulla mi sembra offensivo per la nostra categoria. Sarebbe stato meglio, ammesso che casi del genere si siano davvero verificati, rivolgersi direttamente alla docente chiedendo spiegazioni. Noi professori non abbiamo bisogno che “esperti“ esterni ci umilino più di quanto già non accade quotidianamente.