La legge deve tutelare tutti i cittadini, non solo le femministe

https://www.ideawebtv.it/2025/04/12/lassociazione-in-differenti-organizza-lappuntamento-libere-di-scegliere-lo-siamo-davvero/

Egregio Direttore,
Sarebbe interessante chiedere ai medici obiettori di coscienza il perché di questa scelta.
L’obiezione di coscienza di molti professionisti sta dando fastidio ai movimenti femministi i quali considerano le donne delegittimate di un diritto: il diritto all’aborto.
La legge 194/78 redatta soprattutto per evitare interruzioni clandestine in ambienti pericolosi ed eseguite perlopiù da persone non qualificate, è diventata una sorta di controllo delle nascite.
Le donne non sono disposte ad accettare l’obiezione di coscienza dei medici in quanto le costringerebbe a percorrere chilometri per trovare chi è disposto a mettere fine ad una vita.
Vedono messa in discussione la loro libertà e pur di arrivare al loro obiettivo non si fanno problemi a calpestare la libertà altrui.
“La mia libertà finisce dove inizia la tua” significa semplicemente che la libertà non esiste senza confini. La mancanza di confini non è libertà, è caos, esattamente come lo spazio senza confini si chiama vuoto.
( cit.dal web).
Questa frase fu attribuita a Martin Luther King ma il concetto era già presente nella filosofia di Kant.
Sempre secondo Kant la libertà è l’unico diritto di nascita dell’uomo, è un principio intrinseco al fatto stesso di essere umano.
Avere esatta consapevolezza delle azioni permette di capire se e quanto la mia libertà è condizionata dagli altri o da me.
Chiedere ad un medico obiettore  di praticare l’aborto è obbligarlo ad andare contro coscienza e privarlo di una scelta libera e consapevole.
Una donna che chiede l’ivg spesso crede di non avere altra scelta, perché davanti a lei la strada si prospetta tortuosa e l’ idea di mettere al mondo un figlio la spaventa.
L’ideologia la convince che quello che sta facendo è giusto se non si sente pronta per questo passo e che comunque nei primi 90 giorni non c’è vita.
Un medico che decide di non praticare l’aborto lo fa con cognizione di causa, in quanto sa che fin dal concepimento si forma il codice genetico e già dal 18 giorno il cuore batte e pompa il sangue che serve per irrorare e fare crescere il piccolo feto che ha tutti gli organi già abbozzati.
È consapevole che il suo intervento mette fine ad una vita.
Non si può imporre una scelta del genere è contro l’etica personale.
La legge 194 questo lo aveva previsto ed anche le femministe a quanto pare considerando che il famoso articolo 9 ne avrebbe ridotto l’ efficacia.
Ma la legge deve tutelare TUTTI I CITTADINI, questo le femministe devono metterselo ben in testa e farsene una ragione.

Angela D ‘ Alessandro
Comitato “ Pro-life insieme “
www.prolifeinsieme.it