La famiglia o le famiglie? Naturale, tradizionale o costituzionale?

Un argomento ricorrente nella cronaca giornalistica, con importanti riflessi nel campo sia giuridico sia culturale, riguarda la possibilità di ammettere diverse forme di famiglia, a fianco della cosiddetta “famiglia tradizionale”.

Direi anzitutto che parlare di famiglia tradizionale è fortemente riduttivo, perché la tradizione – per quanto rispettabile – non produce automaticamente obblighi giuridici.

Invece, il concetto di famiglia naturale ha un rilievo addirittura di carattere costituzionale, quindi ai vertici del nostro ordinamento: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio (Articolo 29 Cost.). Si noti che i diritti di questo universale istituto non sono creati dalla norma costituzionale, bensì riconosciuti come preesistenti ad essa, in quanto appunto “naturali”.

Nonostante le attuali controversie riguardanti che cosa sia natura e che cosa sia cultura, resta certamente il dato che questa sia l’unica famiglia ammissibile nel nostro ordinamento: la dizione “famiglia costituzionale” risulta perciò inoppugnabile e a mio parere preferibile. Con buona pace delle altre presunte famiglie di vario colore, comprese quelle cosiddette “arcobaleno”.

Unione civile non è sinonimo di famiglia

Una riprova di quanto affermato si è avuta in sede di discussione della Legge 20 maggio 2016, n. 76, meglio nota come “legge Cirinnà”, che ha istituito l’unione civile tra persone dello stesso sesso.

Inevitabilmente, per quanto sopra dimostrato, il testo esordisce dicendo che tale unione è istituita “quale specifica formazione sociale ai sensi degli articoli 2 e 3 della Costituzione”. Si tratta perciò di una particolare “formazione sociale”, che nulla ha da spartire col richiamato art. 29, dedicato alla famiglia.

Perché allora siamo bombardati dai mezzi di informazione con notizie che riguardano “famiglie” omosessuali, per non parlare di bambini con due padri o due madri?

Immagino che ci possano essere almeno due spiegazioni, una colposa e l’altra dolosa.

La prima spiegazione può consistere in una trascuratezza lessicale dei professionisti della comunicazione, ben allenati a modellare le notizie in modo tale da catturare l’interesse del lettore o dell’ascoltatore. Almeno per ora, parlare del marito di un uomo o della moglie di una donna attrae ancora una certa attenzione, secondo l’abusato assioma che non fa notizia il cane che morde un uomo, ma l’uomo che morde un cane.

Ma una seconda spiegazione può consistere in una voluta forzatura, che attraverso il linguaggio mira a sovvertire il richiamato principio costituzionale. Chi si propone di introdurre il cosiddetto “matrimonio egualitario” tra omosessuali, peraltro esistente in altri Stati, sembra poter contare persino sulla connivenza degli Ordini dei giornalisti, che non risultano molto attenti a rilevare queste improprietà nemmeno nelle reti televisive nazionali e nei maggiori quotidiani.

Purtroppo, questa torsione lessicale sembra insinuarsi persino nei testi di legge anche se, assai più dei giornalisti non dovrebbero consentire imprecisioni. Leggiamo infatti al comma 12 della stessa legge 76/2016: “Le parti concordano tra loro l’indirizzo della vita familiareecc. Ci sarebbe da trasecolare, visto che di famiglia non si tratta. Eppure, non mi risulta che alcuno abbia mai sollevato eccezione di incostituzionalità.

Sono poco informato?

Prof. Enrico Maria Tacchi

Comitato “ Pro-life insieme “

http://www.prolifeinsieme.it

https://www.corrierenazionale.net/2025/02/04/famiglia-o-famiglie-naturale-tradizionale-o-costituzionale/