Il cuore e i principali vasi sanguigni in un embrione si sviluppano in tempi brevi, circa sedici giorni dopo la fecondazione. Dopo tre settimane dalla fecondazione il cuore inizia a pompare prima liquido e poi sangue attraverso i vasi sanguigni già formati in precedenza.
L’aborto volontario è quindi lo sradicamento dall’utero di un essere umano in formazione.
Le cellule dell’embrione hanno la stessa informazione genetica ereditata dai genitori ne deriva quindi che l’embrione abbia già cellule genetiche formate.
L’aborto spontaneo è la perdita della gravidanza spesso causato da anomalie cromosomiche o anomalie del tratto riproduttivo materno.
Sia l’aborto spontaneo che quello volontario generano sofferenza in una donna sia fisica che psicologica.
Quando inizia la fecondazione il corpo femminile si prepara già da subito ad accogliere una nuova vita e comincia così una trasformazione necessaria per poter garantire al feto di conpletarsi.
Gli ormoni della gravidanza entrano in circolo mettendo in moto una serie di segnali che fanno si che la futura madre avverta che qualcosa di meraviglioso sta succedendo dentro di lei.
Ancora prima di effettuare il test la donna incinta sa già nel suo cuore quale sarà il risultato.
Sa già che quello non è “solo un ritardo” ma nasconde qualcosa di prezioso anche se magari inatteso.
Ci potrà essere una reazione di paura all’inizio se quella gravidanza non era stata messa in conto, se magari è il frutto di una relazione sbagliata, rimane comunque una scoperta che genera stupore:
la dolce consapevolezza che qualcosa sta crescendo dentro di lei e che quel qualcosa è un bambino, il suo bambino.
Liberarsi di un figlio non è una scelta facile. Crea un conflitto nella coscienza della donna che quasi sempre, dopo aver abortito, si trasforma in sofferenza, in dolore. Moltissime donne lo testimoniano: decidere di liberarsi del proprio figlio non può lasciare indifferenti.
Diventare la tomba del proprio bambino è straziante.
Alcune donne si aggrappano al..”non era nient’altro che un grumo di cellule”…quello che in molti cercano di fare credere ma nel loro cuore sanno che non è così.
Il luogo comune del “grumo di cellule” serve un po’ a lavare la coscienza e aiuta ad andare avanti senza porsi troppe domande.
Anche l’aborto spontaneo lascia un vuoto seppur non voluto e quindi forse più sopportabile.
La società cosiddetta “civile” cerca di fare passare il messaggio in cui si evidenzia che deve essere la donna a decidere se diventare mamma o meno nonostante dentro di lei c’è già la vita nascente.
È però un messaggio effimero, bugiardo. La donna sa benissimo cosa sta facendo anche se vuole credere che non sia così e l’amara conseguenza di questa scelta scellerata
diventerà fantasma pronto a condizionarne l’esistenza.
Angela D’Alessandro
Comitato “ Pro-life insieme “
http://www.prolifeinsieme.it