Provita sotto accusa per aver denunciato gli effetti collaterali della RU 486 la pillola nota per chi desidera interrompere la gravidanza a domicilio.
In Emilia Romagna le parole del consigliere Bocchi “….si abortisce e poi si tira lo sciacquone…” hanno tolto la pace a parecchie persone le quali hanno visto leso in questa frase, il diritto delle donne a scelte libere e l’aborto deve essere considerato come una decisione che spetta solo alla donna, al limite anche al futuro padre anche se, quasi sempre, l’uomo viene lasciato fuori sia per “fuga vigliacca” che per disinteresse personale. Bocchi ha pronunciato parole molto forti nel descrivere la RU486 ma in realtà ha detto così, senza giri di parole, quello che succede dopo averla assunta.
“L’aborto farmacologico con RU 486 prevede l’assunzione del farmaco in due fasi, seguita dall’espulsione del prodotto del concepimento.”
La pillola citata ha come obiettivo l’interruzione della gravidanza nel periodo in cui il feto non è capace di vita extrauterina.
La gravidanza è un ciclo vitale che inizia con il concepimento e si conclude con il parto.
È il periodo necessario a tutti gli esseri viventi per poter crescere, formarsi e nascere e tutto quello che interviene per fare sì che questo ciclo si interrompa, genera inevitabilmente la morte.
Sia esso chimico che chirurgico, l’aborto lascia ferite profonde nell’anima delle donne che hanno deciso, per svariati motivi, di ricorrervi. Descrivere una “bomba” chimica che inibisce il progesterone, ormone della gravidanza, dichiarandola innocua è un messaggio ingannevole.
Ma è soprattutto ciò che veicola ad essere bugiardo.
Si descrive infatti questa “pillola” come sicura perché testata nel tempo ed i suoi effetti collaterali come facilmente controllabili e questo dovrebbe bastare per farci stare tutti tranquilli…
Il consigliere Bocchi ha avuto il coraggio di smascherare tale inganno e l’indignazione che ne è scaturita ha colto nel segno.
Perché non si può parlare di pillole, di bisturi, di libertà senza pensare che c’è qualcuno che sta pagando il prezzo in termini di vita negata.
Non si possono più chiudere gli occhi davanti alla prova provata che con quell’atto ignobile si sta uccidendo un bambino impedendogli di crescere, negandogli la vita.
Non sto a dilungarmi sull’”evidenza scientifica che prova che lì, in quell’ utero c’è la vita e che “quell’ urlo silenzioso” è la reazione di un bambino che si sente minacciato nel suo DIRITTO DI NASCERE.
L’obiezione di coscienza di moltissimi medici ad eseguire questa barbarie ne è la prova.
Tantissime sono le donne a cui questa scelta ha segnato la vita.
Dietro chi sostiene di “aver abortito e di essere felice” c’è un esercito che farebbe carte false per poter riavvolgere il filo e cancellare quell’atto omicida.
Lo testimoniano i centri che raccolgono queste anime pentite a cui è stata aperta una ferita difficile da curare.
Una lacerazione che faticosamente potrà trovare consolazione.
A ciò le femministe inferocite non danno peso, impegnate come sono a fare prevalere i “diritti” delle donne in una società, secondo loro, segnata dal patriarcato.
È importante non perdere i privilegi acquisiti, a tutti i costi.
Non si può tacciare chi difende la vita come di “manipolatori di coscienze”.
Chi si batte perché crede in questa rivoluzione culturale lo fa in quanto riesce a vedere la cosa sotto il punto di vista del bambino e non solo di quello della donna.
È ingannevole, bugiardo oltre che criminale chi fa finta di non vedere, di non sapere.
Non è più accettabile!
Angela D’Alessandro
Comitato “Prolife insieme”