Inclusione del disabile, difficile realizzarla ma segno vero di accoglienza

Egregio Direttore,

sentiamo spesso parlare di accoglienza, di inclusione, di rispetto nei confronti del disabile : ma si tratta davvero di una scelta di crescita o di banale pietismo?

Papa Francesco ha spesso richiamato l’attenzione al contrasto alla cultura dello scarto, che vuole eliminare chi non presenta quelle qualità conformi ai canoni previsti da una società edonista e che considera la vita del disabile problematica, impegnativa e produttivamente inutile. Questa attenzione andrebbe riconosciuta già prima della nascita al bimbo che potrebbe presentare patologie tali da portarlo ad avere, con buone probabilità, delle condizioni di disabilità.

Il primo obiettivo dunque è permettere che una vita che potrebbe nascere imperfetta, nonostante le previsioni negative di una scienza incapace di dare certezze assolute sulle sue previsioni, abbia il diritto di venire al mondo.

Accoglienza del disabile prima e dopo la nascita

Tuttavia oggi si giustifica il ricorso all’aborto come possibilità  di evitare la nascita di qualcuno che potrebbe vivere una vita “diversa”, rischiando emarginazione e inutile sofferenza.( aborto e disabilità : https://www.contactsrl.it/shinkwin-disabili-aborto/ )

Paradossalmente stampa e social non si risparmiano e riempiono con sempre maggiore frequenza i propri articoli con un termine poco usato fino a qualche decennio fa, oggi forse abusato: Inclusione. Tutti hanno diritto al rispetto e ad essere accettati per ciò che sono. Perché allora al bambino disabile viene impedito di nascere?

Nel contesto qui trattato che riguarda la disabilità, viene spesso utilizzato con una certa supponenza senza considerare che stiamo parlando di persone e non di casi clinici oppure con quella forma di pietismo utile solo a quietare le coscienze per non dover ammettere che si è incapaci di affrontare una situazione che, vista da vicino, richiederebbe qualche sacrificio e maggior attenzione.

Inclusione non significa uniformare tutti ad un unico modello,  raggiungere tutti un medesimo obiettivo per adeguarsi ad un errato concetto di uguaglianza.

Ognuno di noi è unico e irripetibile e questo vale anche per la persona disabile.

Inclusione è saper cogliere in ogni persona le sue potenzialità, le sue capacità e aiutarla a svilupparle affinché possa raggiungere una soddisfacente qualità di vita e realizzazione di sé. Non esiste una soluzione uguale per tutti, non è possibile includere in massa né tantomeno escludere in partenza.

Testimonianza vera di una mamma

Quando a nostro figlio fu accertata subito dopo la nascita una disabilità gravissima e l’impossibilità di avere una vita normale, raggiunti i tre anni abbiamo pensato che iscriverlo alla scuola materna comunale potesse essere una scelta valida per il suo inserimento nella vita sociale,volevamo che nostro figlio fosse in qualche modo protagonista della propria vita operando però, inconsapevolmente, una forzatura sulla sua natura.

La possibilità di inserimento in un centro specializzato ha portato a un cambiamento significativo e sorprendente. Il contatto con operatori che hanno cercato di comprendere le reali esigenze del ragazzo, ha portato lentamente a risvegliare in lui quelle personalissime capacità di comunicazione che gli hanno consentito di raggiungere in breve tempo risultati a dir poco sorprendenti.

I progressi ottenuti in poco tempo semplicemente entrando in contatto con lui, intravvedendo dietro il visibile un mondo imprigionato dalla superficialità dell’immediato, riuscendo a stabilire una forma di comunicazione che ha permesso di liberare, interpretare e dialogare con lui in una lingua incomprensibile fino ad allora, sono stati sorprendenti.

Nel corso degli anni la sua presenza “diversa” nella nostra famiglia e nelle realtà esterne è stata, ed è tuttora, di grande importanza educativa un’opportunità che, se scartata all’origine, non avrebbe potuto trasmettere tanta inimmaginabile ricchezza, un opportunità di riflessione sul senso vero della vita, che non è essere perfetti ma saper trasmettere valori spesso nascosti dietro vite apparentemente inutili, destinate allo scarto”.

Accogliere e non eliminare a priori è scegliere di prendersi cura e scoprire che il valore della vita è presente in forme diverse in ogni essere umano, anche quello ritenuto imperfetto.

Inclusione è un termine estremamente delicato. E prezioso

Comporta impegno, fatica, determinazione, capacità di non arrendersi davanti alle sconfitte; è saper perseverare nella ricerca di quelle potenzialità, presenti in ogni bambino e in questi casi nascoste da una disabilità che non è limite ma originalità, e meritevole quindi di quell’attenzione profonda, non superficiale, che può trovare radice soltanto nell’Amore.

per Prolife Insieme”

Diana Barigelletti

Vicepresidente e Portavoce

di Democrazia e Sussidiarietà