Il patriarcato estremizzato usato per distruggere

Egregio Direttore,
Scrivo in merito all’articolo https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/45398644/per-le-femministe-barbie-e-patriarcato/
ANCHE IO COME penso tante bambine di allora e di oggi ho giocato con la Barbie.
Mi piaceva cambiar loro pettinatura, abiti, scarpe.
Sì, perché la famosa bambola nata dall’intuizione di Ruth Handler e dell’azienda Mattel nel 1959 aveva a disposizione un ricco corredo per permetterle di cambiare immagine e darle quella che noi bambine desideravamo.
Da mamma perfetta si poteva trasformare in ballerina, in infermiera, in principessa.
Possedeva una tridimensionalità che ci faceva sognare. Ci permetteva di immedesimarci in una illusione di futuro di donna adulta.
Questa piccola donna ha rivoluzionato il mondo dei giocattoli.
Prima di lei si giocava con il bambolotto accudendolo proprio come un figlio.
Barbie, con il suo ingresso nel mercato del giocattolo ha rappresentato una evoluzione culturale che permetteva alle bambine di vedersi non più solo come madri ma come molto di più.

QUANDO NEL 1959 fu ideata, fu pensata con un corpo snello dalle proporzioni esagerate perché rifletteva gli standard di bellezza americani degli anni ’50 – ’60, incarnava insomma un sogno di eleganza e di stile che le ragazzine sognavano.
Ora Barbie la possiamo trovare in diverse versioni di forma, di altezza, di tonalità proprio per rispondere ad una visione più inclusiva che risponda alle esigenze di una società in evoluzione.
Leggere che ora le curve sinuose di Barbie siano considerate patriarcato sinceramente mi lascia di stucco: non ci avevo mai pensato.

LE VOCI FEMMINISTE si alzano in un coro di protesta per infierire anche su di lei, sulla mia Barbie.
La si accusa di essere frivola, non incarnante l’emancipazione femminile.
Troppa in tutto, un troppo che “è alla base della violenza di genere”.
Ho come l’impressione che questo femminismo sfrenato abbia un po’ perso la strada e confonda l’emancipazione femminile con l’urlo distruttivo di tutto ciò che c’è di bello nella femminilità.
In questa confusione ideologica e della guerra tra i sessi si scambia l’indipendenza con la prepotenza e la libertà con la volgarità.
Dove ci ha portato questa esasperazione?
Ad una divisione che vuole dare i connotati alle donne di “esseri invulnerabili”, creando di conseguenza l’immagine del maschio violento, togliendo forza alla famiglia.
Tutto questo estremismo ha solo rafforzato il rancore alzando muri e distruggendo.
È questa la base per dare forza alle donne?

PENSO CHE IL POTERE delle donne stia invece nel costruire e custodire equilibri essenziali e complementari alla crescita di un rapporto sano basato sul rispetto reciproco.
Perché vedere l’uomo sempre come nemico?
Perché non vederlo come amico per ricomporre l’armonia perduta?
Gli slogan volgari, urlati con rabbia evidenziano un rancore che non costruisce ma demolisce.
Lo scadere negli eccessi fa perdere l’identità ed anche l’obiettività per un’analisi seria e coerente.
Non abbiamo bisogno di parole d’ordine per sentirci libere.
Non è privandoci di un tacco, di un trucco o del capello in ordine che perdiamo di credibilità o diventiamo vittime di questo fantomatico patriarcato.
Vogliamo rispetto e rispetto dobbiamo dare senza demonizzare l’universo maschile, perché gli uomini non sono tutti uguali.
Per un uomo che usa violenza ce ne sono cento che amano, rispettano con dolcezza.
Abbiamo bisogno di ricostruire e non di dividere.
Abbiamo bisogno di ritrovare la strada perduta che è quella dell’equilibrio per ricomporre l’armonia perduta.

“Mentre lui le insegnava a fare l’amore lei gli insegnava ad amare.”
Fabrizio de Andrè

Angela D’Alessandro
Prolife insieme
www.prolifeinsieme.it