Il “diritto” di eliminare un bimbo non ancora nato

https://www.corriereadriatico.it/marche/marche_focus_aborto_sconosciuto_peggiori_di_tutta_italia_last_news-8785735.html

https://etvmarche.it/18/04/2025/aborto-manzi-pd-nelle-marche-diritti-delle-donne-calpestati/

Egregio Direttore,
Come si possa definire civile una società in cui si possa, senza un minimo dubbio, considerare l’uccisione di un bambino un diritto, è tremendo. Ambire e incoraggiare un mondo che non rispetta la vita nascente va contro ogni logica di diritto. Sdrammatizzare  l’aborto farmacologico  non considerando gli effetti collaterali sia fisici che psicologici denota scarsa conoscenza medica.
Una società che non abbia a cuore il diritto alla vita di un bambino e quindi non ne prenda le difese nel momento in cui è più fragile e vulnerabile non si può definire civile, perché non lavora in un’ottica di vita ma di morte.
Vengono portati a ragione di tali scelte scellerate i diritti delle donne sul proprio corpo, condannando senza appello chi tenta di dare risposte diverse.
C’è chi, come noi del Comitato “ Pro-life insieme “, si ostina ancora a credere che ci siano soluzioni alternative, le quali salvano due vite, anzi tre: il bambino, la madre e spesso anche il padre, quasi sempre ignorato in una decisione che lo vede coinvolto al cinquanta per cento. Vengono stigmatizzati medici obiettori di coscienza i quali, consapevoli di quello che realmente andrebbero a fare, si rifiutano.
Le future mamme vanno aiutate a fare nascere il loro bambino.
La legge tutela in primis la famiglia e ne incoraggia il mettere al mondo i figli perché così facendo garantisce alla società una crescita.
I bambini rappresentano il nostro futuro se vogliamo guardare solo il punto di vista civile. Considerando che ad oggi l’ivg è diventata pari ad un mezzo di controllo delle nascite va da sé che impedisca alla società di crescere.
Il danno morale che porta a quasi tutte le donne che scelgono l’ivg non viene tenuto in considerazione anzi, viene ridotto ai minimi termini, se non ignorato o addirittura contestato in nome di una libertà che non ha confini.
Una libertà che è a senso unico perché non considera il diritto della vita nascente, il quale viene ridotto “ad un misero grumo di cellule”.
Un grumo di cellule che però ha un cuore che batte già dal 18 giorno, un DNA unico e già segnato subito al concepimento, organi vitali in erba che stanno crescendo.
Tutto questo ha basi scientifiche che la diffusione della solita cultura mortifera non considera.
Il lavoro continuo, talvolta estenuante del Comitato “Prolife insieme” è quello di portare a conoscenza soprattutto tra le donne che c’è la possibilità di scegliere la vita.
Si può decidere di fermare questa cultura di morte che veicola inganni spacciandoli per diritti.
Una cultura che non ha cuore la salute della donna perché la incoraggia a liberarsi del proprio bambino.

Angela D’Alessandro
Comitato “ Pro-life insieme “
http://www.prolifeinsieme.it

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