Diritto dei genitori di educare i figli è riconosciuto dalla Costituzione

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Gent.mo Direttore,
le autrici di questo articolo sembrano ignorare che la Costituzione art.30 chiaramente recita: E` dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio; e che la Legge 107/2015 del Governo Renzi (non del Governo Meloni)  stabilisce che la scuola propone ai genitori i Progetti Formatiuvi PTOF e POF comprendenti attività d’istituto, integrative, extracurriculari nonché PEC Patto Educativo di Corresponsabilità: il Dirigente Scolastico è tenuto a sottoporre alla firma dei singoli Genitori tutti e tre questi documenti con esposizione particolareggiata dei progetti.

Il recente provvedimento del Ministro Valditara che richiede il consenso informato dei genitori riguardo ad attività extracurriculari inerenti alla sessualità nell’ambito scolastico è quindi perfettamente conforme alla Costituzione e alla citata Legge 107/2015 del Governo Renzi.
Conseguentemente è perfettamente conforme a democrazia che siano i genitori (e non il singolo dirigente scolastico, che potrebbe essere più o meno disinformato ed seguace di ideologie più o meno deliranti) a decidere quali insegnamenti debbano ricevere i figli, in quale momento del loro sviluppo, in accordo con la sensibilità dei minori.

La cosiddetta “educazione sessuale e all’affettività” scolastica è un falso problema. L’art.30 della Costituzione stabilisce che “E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire, educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio.” Risulta che il 70% dei genitori intende occuparsi personalmente nell’intimità domestica e con la delicatezza necessaria allo sviluppo del singolo bambino/adolescente delle citate questioni , che non intende delegare a persone sconosciute, etichettate come esperti (da chi? In base a a quali criteri?).

Anche nell’eventualità che alcuni genitori acconsentissero a delegare alla scuola questo loro precipuo compito, in base alla Legge 107/2015 la scuola sarebbe tenuta a propone ai genitori i Progetti Formativi PTOF e POF comprendenti attività d’istituto, integrative, extracurriculari nonché PEC Patto Educativo di Corresponsabilità: il Dirigente Scolastico sarebbe tenuto a sottoporre alla firma dei singoli Genitori tutti e tre questi documenti con esposizione particolareggiata dei progetti.
Ogni intervento di sanità pubblica richiede inoltre la verifica della sua efficacia. I programmi di “educazione sessuale”  scolastica, avviati fin dagli anni Cinquanta del XX secolo presso Stati come Svezia, Regno Unito, Francia, hanno fallito negli scopi dichiarati di evitare comportamenti asociali, gravidanze indesiderate, procurato aborto, malattie infettive sessualmente trasmesse: tale fallimento è noto da tempo immemorabile, ma viene opportunamente occultato. I programmi vengono invece accreditati spesso col solo intento di veicolare contenuti ideologici sulla contraccezione, sull’aborto, sull’omosessualità, sulla transessualità, sul nomadismo sessuale. In Svezia programmi di educazione sessuale scolastica sono stati imposti (sottolineo: imposti, il contrario della decantata democrazie) fin dal 1952: risulta forse che la Svezia abbia poi ottenuto gli idilliaci risultati derivanti dall’«iniziare presto»?. In Francia, altra patria dell’educazione sessuale scolastica, il procurato aborto è libero da 50 anni con questi brillanti risultati: 223.300 aborti nel 2021; 234.300 nel 2022; 243.623 nel 202; con un tasso di abortività di 16,8/mille donne in età fertile (nella diseducata Italia il tasso di abortività, anch’esso drammatico, è però meno di un terzo:  5,4/mille donne in età fertile). Al contrario espongono i bambini a sessualizzazione precoce, li inducono ad interessarsi alla pornografia, alla quale purtroppo internet offre facile accesso con conseguenze perniciose a qualsiasi età. Pornografia, prostituzione, droga sono poi strettamente collegate: il mercato della pornografia attira e sfrutta, con enormi introiti, giovani uomini e giovani donne che si prostituiscono, anche per accedere alla droga: tanti di questi infelici chiudono la loro triste esistenza col suicidio.
Se proprio oggi si assiste all’incremento di varie forme di violenza (dalla predazione sessuale sui minori alla violenza sessuale sino allo stupro, dal bullismo al cyberbullismo, dal mobbing alla induzione al suicidio), la conseguenza logica è che la violenza deriva ed è incentivata proprio dal venir meno da quei sani modelli di relazioni  familiari, che costituivano la normale educazione in una società ben ordinata e responsabile, che non sentiva e non aveva nessuna necessità di corsi specifici e di psicologi.
Di recente il professor Vecchioni è intervenuto a sostegno della educazione sessuale scolastica ed ha esordito con la frase “I genitori devono starsene a casa loro e zitti”, espressione decisamente stonata per quello che dovrebbe essere un educatore, disponibile al dialogo con genitori ed alunni, mentre denota invece l’arroganza di chi presume di possedere verità inconfutabili. Al professor Vecchioni una madre ha giustamente e pacatamente così risposto: “Caro Professore, questa volta ha sbagliato indirizzo. Lei che di parole ha fatto mestiere e missione, oggi ne ha scelte alcune tra le più misere. E no, non accetto che operatori calati dall’alto, spesso più vicini a una narrazione ideologica che a un’autentica vocazione educativa, decidano senza il mio consenso cosa mettere nella testa e nel cuore del mio bambino”.

E ancora: “Lei chiede perché si debba firmare un consenso per questi temi e non per filosofia. Ma vede, caro Vecchioni, la filosofia non tocca la pelle, non entra nelle paure, nei desideri ancora informe, nei traumi potenziali. La filosofia apre la mente, ma qui si vuole toccare il corpo e il senso più intimo di sé. E allora sì, io voglio sapere chi lo fa, come lo fa e perché lo fa. Perché io l’ho portato nel mondo, io lo vedo dormire, io l’ho tenuto mentre piangeva, e io gli ho insegnato che si può dire ‘no’, che si può proteggere il proprio spazio, anche da chi parla di amore e poi impone il proprio sguardo su tutto”.

Al quesito formulato da questa Madre di Famiglia (Perché dovremmo affidare noi stessi e i nostri figli a psicologi o ad altre figure estranee? Chi li sceglie? In base a quali requisiti? In base a quali parametri di etica e di morale?) si deve aggiungere infine quest’altro quesito: Quanto costano in termini di tempo impegnato questi fallimentari e controproducenti interventi di “educazione sessuale”? Quali stipendi incassano gli operatori coinvolti? E quanto costano in termini di denaro pubblico?

Dott. Luciano Leone
Medico Chirurgo, specialista in Pediatria
Comitato ProLife Insieme

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