Egregio Direttore,mi permetta di replicare all’articolo” Ma lo sapete che al Flaminio di Roma c’ è un cimitero di feti…?” che ha lo scopo di ricordare la recente uscita del libro ” Contro la mia volontà” di Gabriele Barbati, Paesi Edizioni.
L’ autore, nel 2020,era alla ricerca di una storia da raccontare, quando si imbatté nella scoperta di un cimitero nell’ area del Flaminio di Roma, che ospita i poveri resti dei bambini abortiti con le interruzioni volontarie e ciò che destò in lui sgomento non è il fatto che numerosissime vite siano state eliminate ( si parla di oltre 5000 tombe) grazie all’ applicazione arbitraria e selvaggia della legge 194/78, ma piuttosto il fatto che la suddetta legge non abbia tutelato la privacy, cioè la riservatezza delle donne i cui nomi sono riportati su quelle piccole croci, le quali hanno il diritto di sapere cosa ne è stato dei prodotti del concepimento o prodotti abortivi e ha fatto grazie a ciò una scoperta terrificante, e cioè che l’Italia non è ancora una nazione che fa dei DIRITTI CIVILI la sua ragione di vita.
Su questo triste fatto di cronaca fu poi avviata una indagine sulla violazione della privacy che è stata in seguito archiviata, in quanto i poveri resti erano stati seppelliti da personale volontario che non perseguiva alcuno scopo di lucro.
Inoltre le madri erano state informate a voce della possibilità di richiederli entro 24 ore per l’ inumazione ma questo non era avvenuto.
Cionondimeno si insiste battendo sulla strada della violazione dei diritti civili.
Qual’ è lo scopo di tutto questo argomentare? Il fatto che continuando a parlarne si mantenga alta l’ attenzione sulla legge abortiva? Oppure perché ci si stupisce che dei bambini rimarrà sempre traccia nella coscienza? O magari del fatto che esiste ancora qualcuno che crede nella sacralità della vita e se ne prende cura cristianamente? Sta proprio qui la contraddizione, non si può parlare di diritti violati, quando il diritto primario degli esseri umani, cioè quello alla vita, viene calpestato invocando addirittura l’ oblio del suo ricordo.C’è da rabbrividire a questa prospettiva che fa venire in mente alcune ideologie politiche del passato.
Suggerirei invece, alle madri, un altro tipo di diritto, quello al parto in anonimato, in cui si dà alla creatura la possibilità di venire al mondo e conoscere genitori che possano accoglierla e amarla degnamente.
Un saluto cordiale.
Maria Cariati
Comitato “ Pro-life insieme “