Femminicidi,serve l’educazione familiare ai valori e non l’ideologia

Egregio Direttore,
Chiedo cortesemente di poter replicare all’articolo https://www.ildubbio.news/giustizia/femminicidi-gino-cecchettin-non-bastano-le-pene-serve-educazione-a96hbq5d

Risulta terribilmente ovvio che la repressione penale del crimine costituisce un rimedio parziale e tardivo rispetto alla prevenzione del medesimo. La prevenzione si attua sicuramente con l’educazione di tutti al rispetto delle altre persone: come afferma Ulpiano (ripreso in Digesto 1. 1. 10): «Iuris praecepta sunt haec: honeste vivere, alterum non laedere, suum cuique tribuere.» «I fondamenti del diritto sono questi: vivere onestamente, non danneggiare alcuno, corrispondere a ciascuno il suo.»

Altrettanto sicuramente la scuola afferma il suo valore formativo se concentra la sua attività su alcuni pochi punti chiave: corretto insegnamento delle basi della lingua italiana, della storia, della geografia, fondamenti della matematica e delle scienze, materie curriculari delle scuole superiori. Si assiste invece alla dispersione in mille rivoli di interventi estranei e dispersivi. Conseguentemente gli allievi vengono incentivati al nulla ed escono sufficientemente ignoranti e privi di capacità critiche nei riguardi di afferenze (internet, chat, influencer, media, IA) disturbanti e addirittura patologiche quando esse fomentano la violenza di ogni tipo. Sembrerebbe che questa pletora di “offerte formative”, che poi risultano di fatto frequentemente obbligatorie ed imposte, cospiri ad incrementare le sopra citata dispersione e confusione.

Il Paradosso Nordico

Guardiamo poi alla realtà sperimentata presso altre nazioni europee. Anche il più sprovveduto degli Ascoltatori o dei Lettori ha sentito parlare almeno una volta del Paradosso Nordico: la Svezia detiene il primato assoluto per femminicidi, per stupri, ed è anche il paese in cui almeno il 30% delle donne lamenta violenze domestiche. Questi dati poissono essere ottenuti on-line anche da siti femministi come Cosmopolitan. I tassi di violenza sulle donne più alti si riscontrino nei Paesi (considerati) cosiddetti più sviluppati, come Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Olanda, con punte inquietanti negli ultra-moderni, ultra-civili Stati del Nord: Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca. In Italia in base ai dati 2021 il primato delle violenze sessuali  spetta alla avanzatissima Emilia Romagna.

Si tratta di un “Paradosso” oppure è la diretta conseguenza della sessualizzazione precoce, indotta dalla martellante pubblicità riguardo alla componente sessuata della personalità? La logica impone di considerare valida la seconda ipotesi interpretativa.

L’ educazione sessuale scolastica è stata “democraticamente imposta” in Svezia fin dal 1952, e poco dopo nella laicissima Francia e nel Regno Unito. Poiché ogni intervento di sanità pubblica richiede la verifica della sua efficacia,  se poi si considera la prevenzione delle gravidanze indesiderate, Epicentro di Istituto Superiore della Sanità riporta che il tasso di abortività in Svezia è del 18,7%
https://www.epicentro.iss.it/ben/2001/aprile/2#:~:text=L‘incidenza%20del%20fenomeno%20%C3%A8,%2C9%20per%201%20000).

e AI Overview addirittura del 20,8% per le donne di età 15-44 anni, comprese quindi le adolescenti.
https://www.google.com/search?q=tasso+di+abortivit%C3%A0+in+svezia+oggi&oq=tasso+di+abortivit%C3%A0+in+svezia&aqs=chrome.1.69i57j33i160.8044j0j7&sourceid=chrome&ie=UTF-8
In Francia, altra patria dell’educazione sessuale scolastica, il procurato aborto è libero da 50 anni con questi brillanti risultati: 223.300 aborti nel 2021; 234.300 nel 2022; 243.623 nel 202; con un tasso di abortività di 16,8/mille donne in età fertile (nella diseducata Italia il tasso di abortività, anch’esso drammatico, è però meno di un terzo:  5,4/mille donne in età fertile).

Programmi scolastici veicolo di ideologia

Il procurato aborto rappresenta soltanto la “punta dell’iceberg” della piramide di violenze sessuali e di malattie sessualmente trasmesse. I programmi di “educazione sessuale e all’affettività”  scolastica, hanno  dunque fallito negli scopi dichiarati di evitare comportamenti asociali, gravidanze indesiderate, procurato aborto, malattie infettive sessualmente trasmesse: tale fallimento è noto da tempo immemorabile, ma viene opportunamente occultato. Essi  nella realtà spesso  veicolano soltanto contenuti ideologici su contraccezione, aborto, omosessualità, transessualità, nomadismo sessuale.  Espongono i bambini a sessualizzazione precoce,( leggi anche qui: Sessualizzazione precoce e grooming o ed.sessuale?(prima parte) li inducono ad interessarsi alla pornografia, alla quale purtroppo internet offre facile accesso con conseguenze perniciose a qualsiasi età. Pornografia, prostituzione, droga sono poi strettamente collegate: il mercato della pornografia attira e sfrutta, con enormi introiti, giovani uomini e giovani donne che si prostituiscono, anche per accedere alla droga: tanti di questi infelici chiudono la loro triste esistenza col suicidio.
Le perplessità qui avanzate, ma adeguatamente documentate, nei confronti di questa pletora di interventi disposto in folta schiera in provincia di Padova, risultano ancor più motivate e scottanti se si considerano i titoli manifestamente faziosi ed ideologici: “È amore (di) sicuro”, percorso sull’educazione affettiva e sessuale (ULSS 6); “PCTO contro la disparità di genere” (Camera di Commercio); “Contro la violenza di ogni genere” (Università di Padova); Progetto “Educazione finanziaria e creazione di un logo brand” con Il Cantiere delle Donne APS; percorsi dell’Ufficio Progetto Giovani e del Centro Antidiscriminazioni LGBT+ “Mariasilvia Spolato”.

La violenza è incentivata dalla mancanza della famiglia

Se proprio oggi si assiste all’incremento di varie forme di violenza (dalla predazione sessuale sui minori alla violenza sessuale sino allo stupro, dal bullismo al cyberbullismo, dal mobbing alla induzione al suicidio), la conseguenza logica è che la violenza deriva ed è incentivata proprio dal venir meno da quei sani modelli di relazioni  familiari, che costituivano la normale educazione in una società ben ordinata e responsabile, che non sentiva e non aveva nessuna necessità di corsi specifici e di psicologi. Una persona può subire violenza da parte di sconosciuti incontrati inopinatamente; ma quando violenza si verifica in ambito scolastico o di altra associazione oppure da parte di persone frequentate da un giovane, si deve purtroppo ritenere una carenza degli educatori e delle famiglie, che non hanno adeguatamente vigilato (quella che in buona giurisprudenza si chiama culpa in vigilando e a monte culpa in eligendo).
Dobbiamo anche formulare il quesito: Perché dovremmo affidare noi stessi e i nostri figli a psicologi o ad altre figure estranee? Chi li sceglie? In base a quali requisiti? In base a quali parametri di etica e di morale? Verrà invitato a tenere lezione il pornodivo Max Felicitas come all’Istituto Foresi di Portoferraio? Dovremo tutti educarci salendo la scala gender come presso l’Educandato Statale agli Angeli di Verona?
Un’ultima considerazione: Quanto costano in termini di tempo impegnato questi fallimentari e controproducenti interventi di “educazione sessuale”? Quali stipendi incassano gli operatori coinvolti? E quanto costano in termini di denaro pubblico?

Dott. Luciano Leone
Medico Chirurgo, specialista in Pediatria
Comitato ProLife Insieme

http://www.prolifeinsieme.it