Emilia Romagna, l’aborto farmacologico contraddice la legge 194

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Da qualche tempo a questa parte stiamo assistendo ad un ciclo di eventi che sta per chiudersi per tornare al punto di partenza: la legge 194 è nata all’insegna della cosiddetta  sicurezza e dell’assistenza sanitaria alla donna che abortisce e adesso si torna all’aborto casalingo fai da te, con numeri di telefono da chiamare all’occorrenza.
La legge non prevede, anzi nega questa possibilità indicando come sede solo l’ospedale, ma poi non si capisce in che senso questo sia un progresso; la donna deve portare a termine il tutto da sola regolandosi poi sulla gravità dei sintomi o dell’eventuale emorragia e rientrando casomai dal pronto soccorso come accade tante volte ; davvero siamo disposti a qualunque cosa per non dover sentire i pianti delle donne che escono dalla sala operatoria…
Così si risparmia, la donna ha l’impressione di una maggiore privacy e tutti gli altri possono disinteressarsi del problema.
Le regioni che non riescono o non vogliono seguire le indicazioni della deospedalizzazione sono, a quanto pare, giustamente perplesse: ma dove sta il progresso in tutto ciò? Dove sono i colloqui che dovrebbero cercare di dissuadere dall’aborto come la legge prevede ? Dov’è finita la settimana di riflessione? E il colloquio con l’anestesista? In questo modo si aumenta solo la solitudine della donna davanti alla decisione più importante della sua vita e la si isola dal corpo sociale che dovrebbe sostenerla, per consentirle di tenere il suo bambino. Perché lo spirito della legge, non si ripete mai abbastanza, non era quello di facilitare il percorso alla soppressione del figlio, ma quello di creare una rete di sostegno per evitare di arrivare all’aborto.

Prof. Mariasole Martucci. Maranello ( Modena)
Comitato “ Pro-life insieme “
www.prolifeinsieme.it

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