Emilia Romagna, è lecito proibire le veglie davanti agli ospedali?

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Aborto, la Regione: “In Emilia-Romagna vietate le veglie dei Pro Vita vicino agli ospedali”

E’ strano! Mi sembrava ricordare  che l’art. 21 della Costituzione riportasse: “ Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.” Conseguentemente la mia torpida mente non riesce a comprendere perché un cartello che riporta la scritta “La vita è un valore assoluto” violerebbe princìpi costituzionali ed altrui diritti. Sembra invece che l’iniziativa, probabilmente illegale, della giunta di sinistra dell’Emilia Romagna imiti provvedimenti liberticidi messi in atto nel Regno Unito (Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda del Nord) e in Canada.
Il consigliere regionale di AVS Paolo Trande che si tratterebbe di “messaggi violenti e colpevolizzanti rivolti alle donne”, cioè delle madri in procinto di stroncare la vita di un bambino presente nel loro utero. Qui si propone il problema del consenso informato fornito a queste madri.
Il grande abortista torinese Silvio Viale ha pubblicamente dichiarato “io i bambini li frullo”: un bambino fatto a pezzi, o spappolato per aspirazione, o ustionato a morte con soluzioni saline per aborto chirurgico; oppure espulso a forza e quindi fatto soffocare per aborto chimico con la Ru486.
Giorgio Pardi, professore di ostetricia-ginecologia presso la Clinica Mangiagalli di Milano: insieme con Giovanbattista  Candiani, fu il primo ad eseguire un’interruzione di gravidanza in Italia dopo l’introduzione della 194/1978, ma riteneva più che necessaria la presenza dei CAV Centri di Aiuto alla Vita accanto ai reparti di ostetricia. Era e rimaneva (illogicamente) a favore della 194/1978. Rilasciava tuttavia questa dichiarazione: «Sono ateo, l’ho già detto? Io non credo in Dio, non ho la grazia della fede, che vuole che le dica? Quindi scriva scriva scriva che il dottor Pardi Giorgio è ateo o, se preferisce, è un laico. E aggiunga anche che per ritenere l’aborto un omicidio non serve la fede. Basta l’osservazione. Quello è un bambino. L’aborto è un omicidio. Difendo ancora la 194, ma è soprattutto nella parte a tutela della vita che andrebbe applicata. Perché l’interruzione di gravidanza è una ferita che non si cicatrizza». https://www.tempi.it/giorgio-pardi-laborto-un-omicidio/
Ma gli abortisti occultano anche le conseguenze prossime o differite per la madre. Mentre si appresta ad uccidere suo figlio, la madre avrebbe il diritto di ricevere ampie informazioni anche riguardo agli effetti avversi che il procurato aborto può avere sul suo corpo e sulla sua psiche nell’immediato e a distanza di tempo: emorragie, danni anatomici a carico dell’utero, successivi aborti spontanei e parti pretermine, malattia infiammatoria pelvica, infertilità, gravidanze ectopiche, ansia e depressione, rimpianto, disturbo post-traumatico da stress, etc, un drammatico incremento di rischio per il cancro della mammella Link ABC cioè il rapporto causale tra Abortion e Breast Cancer.
Il consigliere regionale di M5S Lorenzo Casadei afferma che l’allontanamento dei ProVita intenderebbe evitare che le strutture sanitarie “diventino spazi di condizionamento ideologico o giudizio morale”. Quale sarebbe il “condizionamento ideologico” se in una società democratica e pluralista i ProVita esprimono una opinione? Oppure si intente reprime opinioni divergenti, come già proposto nel famigerato ddl Zan (fortunatamente bocciato dal Parlamento)? Quale sarebbe il “giudizio morale” atto a danneggiare le madri abortenti? Se vado al lavoro, o a fare la spesa, o a fare una passeggiata, e qualcuno inalbera un cartello: “Non andare al lavoro! Non fare la spesa! Non fare la passeggiata!”, ci faccio una risata sopra e proseguo per la mia strada.

Se invece qui si intravede un “giudizio morale”, implicitamente si ammette che c’è qualcosa che non quadra nell’IVG procurato aborto. E non si tratta del giudizio morale estrinseco di qualche ProVita retrogrado, bensì del giudizio morale che la madre abortente prima o poi formulerà su sé stessa. A questo punto la madre che ha abortito avrà di fronte a sé due possibili strade: la negazione del lutto con conseguenze peraltro occulte (instabilità emotiva, depressione, violenza verso sé stessa ed altri), oppure convivere con il lutto e doverlo elaborare per anni con minori o maggiori sensi di colpa, che si riaffacceranno, come ciascuno di noi prova quando ha commesso un grave errore nel suo passato. Come diceva il Dottor Pardi abortista: “L’interruzione di gravidanza è una ferita che non si cicatrizza.”

Ma gli abortisti non promuovono la salute né fisica né psichica delle donne. Hanno evidentemente altri interessi: per ottenere voti, per fare carriera, per lucrare sulle procedure del procurato aborto gradite a ditte produttrici di RU486 e a cliniche abortiste, mentre i costi economici ricadono sul bilancio del Sistema Sanitario Nazionale e quindi sull’intera collettività.

In modo conforme all’art.2 della 194/1978, i milioni di euro dissipati, sprecati, bruciati in questa industria della morte dovrebbero invece essere erogati per allontanare la piaga sociale del procurato aborto.

Dott. Luciano Leone
Medico Chirurgo, specialista in Pediatria
http://www.prolifeinsieme.it

https://www.lapressa.it/opinioni/parola_d_autore/preghiere-pro-life-vietate-davanti-al-policlinico-di-modena-regione-liberticida