Egregio Direttore, avendo letto quanto pubblicato sotto il titolo”Coghe si inventa che qualcuno voglia fare lezioni LGBT” il 7 dicembre 2024, le chiedo cortesemente la possibilità di replicare. https://www.gayburg.com/2024/12/coghe-si-inventa-che-qualcuno-voglia.html
La causa dell’articolo sono le parole di Jacopo Coghe, portavoce di Provita e Famiglia, il quale avrebbe dichiarato che l’educazione sentimentale è la scusa per introdurre a scuola le lezioni LGBT. Pertanto una certa corrente politica, per omofobia, non consentirebbe una sana educazione sessuale ai “figli degli altri”, quando questa esisterebbe gia’ da decenni in tutto il resto del mondo.
Sono nella scuola da quasi trent’anni e madre di due figli e posso dire di aver visto l’evoluzione all’interno di essa, sia in quanto ai metodi di insegnamento che ai contenuti.
La scuola è stata, come gran parte delle istituzioni, lo specchio di quello che accadeva nella società in questo lungo arco di tempo.
Quando ero piccola, alla scuola primaria statale si insegnavano le poesie; addirittura si facevano pregare i bambini, e questo accadeva tutti i giorni perchè all’epoca non c’era l’ora di Religione. Le feste e le ricorrenze erano l’occasione per veicolare valori e rispetto per la famiglia, i genitori, i compagni, Dio, la patria.
Laicità o laicismo? Babbo Natale e la Natura invece dei valori tradizionali
Poi, pian piano ci si è chiesti se questo non potesse offendere qualcuno e quindi è entrata a scuola la Laicità.Le feste sono diventate aconfessionali; a Natale si celebra l’arrivo di Babbo Natale e a Pasqua, il risveglio della Natura.
Con la crisi della famiglia, non si potevano più ricordare la festa del Papà e della Mamma , perchè i genitori si separavano e quindi qualcuno poteva prendersela a male. Nel frattempo a causa dell’epidemia di AIDS,si è pensato di informare i giovani sui pericoli che esistono a non adottare le corrette misure di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili.Ed ecco che si è iniziato a sentir parlare di ore di educazione sessuale a scuola. Si è tentato in tanti modi, ma questa intenzione non è stata mai codificata mediante l’immissione della suddetta materia all’interno del curricolo scolastico proprio perché, lo ricordiamo, in Italia l’educazione affettiva e sessuale, quali temi sensibili della vita dei fanciulli, spettano alle famiglie, in osservanza dell’articolo 26 della Dichiarazione dei Diritti Fondamentali dell’Uomo, per evitare che queste finiscano preda delle mode di turno.
Con l’aumento dei femminicidi, si è sentito doverosamente il bisogno di educare alla parità di genere, finendo, il più delle volte, per stigmatizzare il genere maschile come se a questo appartenesse per natura, la propensione a stroncare la vita di giovani ragazze e così, sono stati introdotti programmi su programmi per l’educazione alle emozioni, i quali vengono svolti piu’ che altro da personale esterno che spesso non è provvisto della necessaria, come dicevamo prima, autorizzazione delle famiglie che, ancor più spesso, non ne sono nemmeno a conoscenza.
L’educazione sessuale a scuola richiede il consenso delle famiglie
Ora, da qualche tempo, ci si chiede se parlare di Maschio o di Femmina non sia offensivo per coloro che non si riconoscono in questo o in quel ruolo, che potrebbe essere stato cucito sui ragazzi appunto dalle famiglie e così le biblioteche si riempiono di libri sulla diversità e sull’essere speciali. Ma tutto, ricordiamo, viene fatto non chiedendo il consenso alle famiglie, le quali, ciascuna, hanno un proprio codice etico e morale che è pericoloso calpestare, famiglie che potrebbero non prendere bene il fatto che si confondano le idee del proprio figlio/a. Concludo dicendo che, non esiste povertà maggiore di quella di non sapere nemmeno più chi si è, nè da dove si venga; e che un essere umano in queste condizioni è fin troppo facilmente manipolabile e influenzabile. Iniziamo a riflettere.
La saluto cordialmente.
Maria Cariati
Comitato “ Pro-life insieme “
www.prolifeinsieme.it