Gent.mo Direttore,
https://www.fanpage.it/politica/il-femminicidio-di-martina-carbonaro-perche-litalia-non-puo-piu-perdere-tempo-sulleducazione-sessuale-e-affettiva-a-scuola/
Il femminicidio di Martina Carbonaro: perché l’Italia non può più perdere tempo sull’educazione sessuale e affettiva a scuola i tristissimi casi di omicidi perpetrati da giovanissimi su giovanissime offre lo spunto per reiterare la solita nenia della cosiddetta “educazione sessuale e affettiva a scuola”. Questa cosiddetta “educazione” non soltanto distoglie la scuola dal suoi precipuo compito di insegnare ed insegnando seriamente strutturare la mente dei giovani, ma è ampiamente, sistematicamente, universalmente fallimentare presso paesi dove è stata adottata fin dagli anni Cinquanta, cioè 75 anni fa.
Ogni intervento di sanità pubblica richiede inoltre la verifica della sua efficacia. I programmi di “educazione sessuale” scolastica, avviati fin dagli anni Cinquanta del XX secolo presso Stati come Svezia, Regno Unito, Francia, hanno fallito negli scopi dichiarati di evitare comportamenti asociali, gravidanze indesiderate, procurato aborto, malattie infettive sessualmente trasmesse: tale fallimento è noto da tempo immemorabile, ma viene opportunamente occultato. I programmi vengono invece accreditati spesso col solo intento di veicolare contenuti ideologici sulla contraccezione, sull’aborto, sull’omosessualità, sulla transessualità, sul nomadismo sessuale. In Svezia programmi di educazione sessuale scolastica sono stati imposti (sottolineo: imposti, il contrario della decantata democrazie) fin dal 1952: risulta forse che la Svezia abbia poi ottenuto gli idilliaci risultati derivanti dall’«iniziare presto»?. In Francia, altra patria dell’educazione sessuale scolastica, il procurato aborto è libero da 50 anni con questi brillanti risultati: 223.300 aborti nel 2021; 234.300 nel 2022; 243.623 nel 202; con un tasso di abortività di 16,8/mille donne in età fertile (nella diseducata Italia il tasso di abortività, anch’esso drammatico, è però meno di un terzo: 5,4/mille donne in età fertile). La prevenzione del procurato aborto dovrebbe forse essere affidata a quella deputata pentastellata con laurea triennale in Scienze dell’educazione (sic) , la quale in diretta televisiva si è vantata che il giorno in cui ha abortito è stato il giorno più bello della sua vita?
Al contrario espongono i bambini a sessualizzazione precoce, li inducono ad interessarsi alla pornografia, alla quale purtroppo internet offre facile accesso con conseguenze perniciose a qualsiasi età. Pornografia, prostituzione, droga sono poi strettamente collegate: il mercato della pornografia attira e sfrutta, con enormi introiti, giovani uomini e giovani donne che si prostituiscono, anche per accedere alla droga: tanti di questi infelici chiudono la loro triste esistenza col suicidio.
Se proprio oggi si assiste all’incremento di varie forme di violenza (dalla predazione sessuale sui minori alla violenza sessuale sino allo stupro, dal bullismo al cyberbullismo, dal mobbing alla induzione al suicidio), la conseguenza logica è che la violenza deriva ed è incentivata proprio dal venir meno da quei sani modelli di relazioni familiari (educazione sessuale lo stato non si intrometta) che costituivano la normale educazione in una società ben ordinata e responsabile, che non sentiva e non aveva nessuna necessità di corsi specifici e di psicologi.
Il punto dolente di queste tristissime vicende di giovanissimi è invece: Dove erano i genitori dei protagonisti di questi fatti tragici ed assurdi? Di che cosa si nutrono i giovani via social e chattando tra loro? I genitori sorvegliano la crescita e l’educazione, oppure forniscono soltanto soldi per girare senza scopo, per divertimenti insulsi e persino per droghe cosiddette leggere? Questi giovanissimi si sentono autorizzati da tutti ad avere rapporti sessuali precoci, che poi risultano inappaganti, pericolosi, persino atti a stimolare violenza quando, come si legge, l’una non voglia più saperne dell’altro?
Dobbiamo anche formulare il quesito: Perché dovremmo affidare noi stessi e i nostri figli a psicologi o ad altre figure estranee? Chi li sceglie? In base a quali requisiti? In base a quali parametri di etica e di morale?
Quanto costano in termini di tempo impegnato questi fallimentari e controproducenti interventi di “educazione sessuale”? Quali stipendi incassano gli operatori coinvolti? E quanto costano in termini di denaro pubblico?
Sarebbe ora di parlare di rispetto per tutti, di rispetto per il proprio corpo, e di amore vero, anziché di sesso brado.
Dott. Luciano Leone
Medico Chirurgo, specialista in Pediatria
Comitato ProLife Insieme