Intervista rilasciata dall’insegnante Maria Cariati su richiesta della giornalista di Virgilio sapere.
Prima di affrontare domande così impegnative, mi pare utile fare un passo indietro per analizzare la situazione della società in cui viviamo.
Con l’emancipazione delle donne e la rivoluzione sessuale iniziata negli anni 60′, la famiglia ha iniziato ad andare in crisi; poi , con l’introduzione della legge sul divorzio e la legge 194/78, altri colpi sono stati assestati all’istituzione familiare che, come sappiamo, è la cellula fondante della società. A partire dagli anni 90′ si e’ registrando un aumento dell’aggressivita’ e della violenza giovanile sostenuta anche dai nuovi dispositivi elettronici come i video giochi e in genere dai mass media (cinema, musica e spettacoli).Infine, con l’avvento dei moderni smartphone e i social media tutto il mondo dei nostri ragazzi viene messo in rete e spettacolarizzato.
Le unioni sono diventate effimere. L’uomo e la donna non sono più in grado di gestire rapporti duraturi e stabili; sono in continua competizione tra di loro. Questo genera angoscia. L’aggressività si materializza con femminicidi ma anche con tanti omicidi (tra i giovani)
Tutti questi elementi pongono in risalto quella che è diventata una grande emergenza educativa.
1) Secondo lei possono essere utili corsi di educazione affettiva a scuola per contrastare episodi di violenza di genere e bullismo?
1)Non credo che tutto ciò possa essere risolto con dei corsi scolastici di educazione affettiva, perchè il problema è molto più complesso.Recentemente è iniziata una riflessione che ha visto il coinvolgimento di molti esperti della cultura italiana, psicologi, psichiatri e pedagogisti di fama internazionale che hanno espresso il loro parere; questo può essere un buon punto d’inizio da cui partire.
2) Cosa risponde alla proposta fatta dalla rete degli studenti medi
2)Sia dai sondaggi fatti all’estero, che in Italia, la maggior parte delle famiglie, degli studenti e degli insegnanti (si stima oltre il 70%) non è daccordo con l’introduzione dei suddetti corsi sollecitati dalla rete degli studenti e questo è anche il motivo per cui, gli stessi non trovano largo spazio nei curricoli della Scuola Pubblica. Ricordiamo anche che l’articolo 26 della Dichiarazione Internazionale dei Diritti dell’Uomo garantisce ai genitori la priorità di scelta nell’istruzione da dare ai propri figli.
3) Cosa si potrebbe fare per educare i più giovani al rispetto dell’altro e alla non violenza?
3)I giovani di oggi, detengono un grado di libertà che non corrisponde al loro grado di maturazione e di responsabilità e inoltre, sappiamo quanto spazio e tempo dedichino alla frequenza dei social media e internet dove, com’è noto circola ogni tipo di informazione ma anche molti cattivi esempi.E’ necessario, secondo il mio parere, riproporzionare sia la libertà, che l’uso dei congegni elettronici, tornando a un maggiore controllo da parte degli adulti, oltre che prevedere dei modi per impiegare il tempo così recuperato, in attività sane e costruttive in cui i ragazzi potrebbero incanalare le grandi energie tipiche dell’adolescenza in esperienze edificanti che lascerebbero così ben poco spazio ad altro.
4) Cosa invece non andrebbe fatto?
4)Quello che non andrebbe fatto, secondo me oggi, è assecondare la loro tendenza al vittimismo e al pessimismo e, peggio, anticipare tutte le esperienze che andrebbero invece fatte più avanti, quando cioè la loro corteccia prefrontale è più matura; tra queste, la vita sessuale che oggi nei giovani è paragonabile a quella degli aduti e che purtroppo ne ha impoverito il significato.A questo proposito vorrei citare i percorsi di educazione emotiva, sperimentati in alcune scuole in cui i giovanissimi vengono istruiti da personale esterno, oppure nei consultori sui metodi anticoncezionali e sull’aborto, che viene presentato come l’unica soluzione possibile in caso di gravidanza.Come possiamo pensare di trasmettere loro fiducia nel futuro, se da una parte, li si avvia verso la sessualita’ precoce e dall’altra, li si abitua a una cultura di morte?
Per non parlare dei tentativi neanche ormai più troppo velati di introdurre l’ideologia gender nelle scuole, con la scusa di contrastare la discriminazione contro l’orientamento sessuale facendo leva sulla destrutturazione degli stereotipi.Oggi, più che mai i giovani hanno bisogno di certezze e di modelli educativi validi per tornre a sperare nel futuro.
5) Che ruolo deve avere la scuola nell’educare i giovani, contrastare episodi di bullismo e cyberbullismo e sensibilizzare i ragazzi alla non violenza verso l’altro?
5)Tutte le agenzie educative devono tornare a farsi carico della formazione delle nuove generazioni, così come era un tempo.Prima fra tutte, la famiglia deve recuperare il suo ruolo educativo.Per troppo tempo la scuola è stata considerata come un’agenzia in grado di erogare servizi sociali, tanto che si è giunti a pensare che essa,da sola, possa ovviare a tutti i mali della società!La scuola, primariamente deve istruire e poi, come luogo dove si impara a stare insieme, deve insegnare il rispetto per tutti e, inoltre, sviluppare nei ragazzi il senso critico che possa orientarli nelle scelte della vita liberi da manipolazioni ideologiche.Essa,ancora, deve ricominciare a trasmettere il gusto per la bellezza, la verita e il bene.Lasciamo l’educazione affettiva e alla sessualita’ ai loro veri depositari, i genitori, coloro cioè che conoscono a fondo i loro figli, sia nel livello di sviluppo, sia nella loro sensibilità e quindi gli unici in grado di esercitare fino in fondo la responsabilità di guidarli verso la loro vera realizzazione.
Maria Cariati
Comitato “ Pro-life insieme “