Gent.mo Direttore,
essendo anch’io Pediatra, trovo in parte condivisibili, ma ampiamente immotivate e contraddittorie le affermazioni attribuite ai Colleghi Pediatri in questo articolo.
Giusto e perfettamente condivisibile il riferimento ai Genitori ed alla Famiglia come luogo di educazione del Bambino e dell’Adolescente. Giusta l’affermazione: “Un bambino che viene educato al rispetto per sé e per gli altri, alla propria integrità e alla propria dignità, è un bambino che già comincia ad avere basi educative, che poi saranno importanti anche nell’ambito della sessualità.”
L’educazione affettiva non è mai neutrale e compete alla famiglia
Assolutamente contraddittoria, per non dire contrastante anche con norme di Legge, l’intromissione della scuola pubblica in questo delicato contesto o anche di operatori sanitari non richiesti dai Genitori. Chi può valutare l’opportunità o meno di affrontare tale argomento di fronte ad una scolaresca, in cui sono presenti persone di culture le più varie, di sviluppo diverso seppure di pari età anagrafica? Chi terrà questa fantomatiche lezioni di educazione sessuale? Per esemplificare: Un islamico poligamo? Un protestante divorzista? Un LGBT? Un cattolico strettamente monogamo?
La conclusione della Dottoressa Immacolata Scotese lascia del tutto sconcertati: “Tutti noi, genitori, pediatri, ragazzi, tutto il mondo, ci dobbiamo preparare alla fluidità di genere: i giovani sono pronti, loro sono innamorati dell’amore, non del sesso.” Direi proprio che l’amore, come rispetto e dono di sé, costituisce appunto l’opposto della fluidità di genere, cangiante in rapporto con egoismi soggettivi.
La “ favola” della teoria gender
Sottolineo che la teoria gender è stata inventata non su basi di fondate conoscenze di fisiologia medica, bensì inseguendo presupposti filosofici. Infatti è stata promossa da Judith Butler, statunitense (nata nel 1956), laureata in filosofia, docente di retorica e letterature comparate presso l’Università di Berkeley in California, la quale “si è posta al centro del dibattito post-strutturalista; nel 1990 ha pubblicato Gender trouble (Inquietudine ovvero Disturbo del genere sessuale) in cui ha messo in discussione la naturalità dell’identità di genere, affermandosi come una delle maggiori esponenti della teoria queer.” Come si vede la Butler non ha alcuna preparazione biomedica, e neppure buon senso comune.
Nel numero speciale della rivista «differences» (1991, 3) Teresa De Lauretis Queer theory. Gay and lesbian sexualities (Teoria queer. Sessualità omosessuali e lesbiche) pubblicava gli atti dell’omonimo convegno svoltosi nel febbraio 1990 parimenti presso l’Università della California. Queer (strano, bizzarro) è termine inclusivo che permette di indagare e nominare tutti gli aspetti della sessualità: si tratta di un “approccio teorico che enfatizza la mutabilità, l’instabilità, la provvisorietà delle identità.” Mentre queste identità cangianti apparterrebbero al vissuto del soggetto, in questo ambito il termine drag indica la “pratica del travestimento parodistico.”
Questa ideologia pretende quindi che il genere sessuale risulti esclusivamente costruito in rapporto alla società di appartenenza, e possa essere de-costruito dal singolo soggetto, il quale potrebbe modificare nel tempo a suo piacimento la sua identità sessuale.
La natura binaria dei sessi non deve essere dimostrata
Ovviamente tale ideologia prescinde totalmente da ogni evidenza e da ogni realtà biologica, che sottende alle scelte operate nei vari tipi di società in ordine all’educazione ed all’inserimento sociale dei due sessi naturali maschi e femmine. La natura binaria dei sessi, maschile oppure femminile, non avebbe bisogno di essere dimostrata, non è parte di una ideologia o della sola cultura cattolica, bensì è attestata da femministe come Germaine Greer e Marguerite Stern, dal biologo ateo Richard Dawkins.
L’esplosione di tali fenomeni, il dilagare da un ristretto numero di persone e da un circolo di ricercatori universitari più o meno politicizzati e sponsorizzati è stato programmato e voluto da poteri forti, che hanno investito in questa ideologia grandi mezzi finanziari ed ottenuto cospicue rendite economiche dal mercato dei mezzi di comunicazione e di intrattenimento, dall’industria farmaceutica, dalle cliniche per il cosiddetto cambio di sesso, dai contributi statali per le attività sanitarie.
La medesima Dottoressa Immacolata Scotese afferma: “L’adolescente deve sempre avere a disposizione la doppia contraccezione. La femminuccia deve assumere la pillola anticoncezionale e pretendere che il ragazzo usi il condom.” L’obiettivo è “proteggere i ragazzi dalle malattie sessualmente trasmesse e anche dalle gravidanze indesiderate”.
Ridurre l’educazione sessuale alla fruizione dei rapporti sessuali in età precoce?
Decisamente strano questo obiettivo, che riduce la cosiddetta educazione sessuale non alla costruzione responsabile di rapporti rispettosi di sé e dell’altra persona, bensì alla disinvolta fruizione di rapporti sessuali anche in età precoci o precocissime, cosicché più facilmente si verificano nell’animo degli adolescenti sentimenti di insufficienza e di disorientamento, si spingono cioè questi adolescenti verso la disforia di genere.
Si aggiunga che i profilattici o almeno numerosi di essi risultano permeabili ai virus, cosicché non costituiscono reale protezione rispetto a malattie virali sessualmente trasmesse neppure quando siano perfettamente integri. La somministrazione di ormoni contenuti negli anticoncezionali femminili è tutt’altro che scevra di rischi, in primis quelli cardiovascolari, e può anche interferire con il normale sviluppo puberale.
Ciliegina sulla torta della cosiddetta educazione sessuale è il rilievo statistico che i paesi dove essa è stata ampiamente diffusa attraverso i programmi scolastici, da anni registrano incremento, e non certo riduzione, di malattie sessualmente trasmesse, di gravidanze indesiderate, di procurato aborto in giovanissime.
Grazie. Distinti saluti
per Comitato “ Pro-life insieme “
Dott. Luciano Leone – Medico Chirurgo, specialista in Pediatria