Educare alle differenze? In famiglia si può

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“La posta in gioco dei corpi celati”
La scelta del giornale da leggere, fino a qualche decennio fa,  garantiva comunque al di là della tendenza politica della testata, una certa attendibilità.
Questa, a sua volta, garantiva al lettore la possibilità di arricchire la sua cultura attraverso la lettura dell’attualità raccontata secondo la realtà dei fatti e usando la logica.
Oggi è ancora così?
Si può ancora parlare di patriarcato in Italia e blaterare il solito vittimismo di fondo secondo cui le donne sono sempre e costantemente quelle discriminate?
È sufficiente osservare la realtà per capire che non è così.
Oggi non ci sono professioni alle quali una donna non possa accedere e nelle famiglie, purtroppo molte sfasciate, manca spesso proprio la figura fondamentale del padre.
La figura del padre è un punto di riferimento fondamentale che fornisce sicurezza, sostegno emotivo e guida nello sviluppo dei figli, contribuendo a formare l’identità e l’autostima dei bambini attraverso interazioni positive e l’offerta di un modello di vita. Altro che ideologia gender che crea solo confusione in questi piccoli!
Il padre è un rifugio sicuro e una base stabile per il bambino che gli  permette di esplorare il mondo e costruire le proprie relazioni.
La figura paterna rappresenta la legge, stabilendo norme e limiti chiari, fondamentali per l’organizzazione del pensiero e la crescita del bambino.
E poi ci stupiamo se molti giovani sono “fuori controllo”?
Il padre aiuta i figli a gestire la rabbia e l’aggressività, favorendo il superamento del complesso edipico e incoraggiando l’esplorazione del mondo.
Invece la cultura di oggi spinge i giovani alla continua e spesso illogica  ribellione a tutti i costi e verso ogni limite, incoraggiando la perversione, invece di aiutarli a scoprire la sessualità come elemento legato solo ed esclusivamente all’amore – inteso come dono e sacrificio – non al solo piacere e al divertimento come una sorta di ginnastica da camera.
Solo vivendo la sessualità in questa prospettiva diventeranno davvero consapevoli del proprio valore e dell’importanza del rispetto per la dignità altrui.
La sessualità e l’affettività che – se non fosse chiaro a tutti – non sono la stessa, rientrano nella sfera privata dell’ individuo ed è per questo che nel caso di bambini e giovani minorenni basterebbe il comune buonsenso per capire l’importanza di lasciare alle famiglie la responsabilità di intervenire in tale ambito, in accordo con le proprie tradizioni e i valori degli stessi membri.
La rivoluzione femminista per la quale le donne sembrano essere così orgogliose è degenerata a partire dalla tanto decantata rivoluzione sessuale, da una sana ricerca di pari opportunità per uomini e donne ancorata al rispetto della dignità umana di ogni individuo unico ed irripetibile, alla pubblica ostentazione del corpo della donna come oggetto di piacere incondizionato: e poi ci lamentiamo dalla violenza? La mia nonna diceva “chi mostra vende.” Ma oggi la saggezza popolare non va di moda perché ci costringe a pensare troppo.
Nessuno dice che la donna debba vestire in modo “castigato” ma fare scelte di sensualità attraverso l’eleganza ed il buon gusto, rarità nel nostro contesto sociale, aiuterebbero a staccarsi dalla immagine di donna/oggetto riportando la figura femminile al livello  alto e nobile che merita.
Certo cambiando il linguaggio contro la logica si può affermare tutto e il contrario di tutto, ma quale credibilità possiamo dare a livello giornalistico?
Il linguaggio sporcato dalle ideologie ci farà dire cose senza senso, come ad esempio che i movimenti che difendono la Vita dal concepimento alla morte naturale sono ANTI-SCELTA solo perché vogliono offrire una alternativa alla morte.
Senza alternativa, infatti, che scelta sarebbe?
Non c’è da stupirsi che gran parte della popolazione scelga canali di informazione alternativa sempre con il rischio di incontrare anche notizie non sempre vere, ma almeno raccontate seguendo una certa logica nell’esposizione dei fatti.
Conclusione: gli incontri come quello pubblicizzato da questo articolo «Educare alle differenze» Progetto Alice, Stonewall che quest’anno sarà a Padova in un liceo, risulta in base a queste premesse del tutto ideologico, poiché mira a sottrarre l’autonomia alle famiglie nell’ambito educativo, elemento tipico di ogni dittatura.
Come possiamo infatti “educare alle differenze” se poi si scavalca volutamente l’educazione familiare che garantisce un certo pluralismo di tradizioni e leggi morali, e si impone nelle scuole una “educazione pubblica dello stato” basata su un’ETICA costruita intorno ad ideologie passeggere, vuote e spesso contradditorie?
Il Comitato Prolife Insieme appoggia e difende la famiglia nel suo ruolo educativo e formativo basato innanzitutto sull’esempio di sane relazioni tra genitori e figli che di norma sono quelle gratuite, senza secondi fini e puramente dettate dall’amore.
La famiglia è la prima società. Da lì partono le radici profonde che garantiscono la difesa della dignità umana.

Manuela Ferraro
Poggibonsi SI
Per Comitato Prolife Insieme

http://www.prolifeinsieme.it