Gentile Direttore,
Chiedo cortesemente di poter replicare all’articolo su Flashstyle magazine.altervista.org
*Pasquale Iezza lancia un progetto per educare alla conoscenza del corpo e prevenire la violenza giovanile*
Scorro l’articolo e leggo che Pasquale Iezza è un dirigente scolastico, ora per me è tutto chiaro.
Quanti presidi ho dovuto “subire” come madre nelle scuole dei miei figli che come Iezza si credevano portatori di verità oggettive, solo perché menzionavano la scienza quale strumento di libertà? In realtà la scienza se è a servizio di ideologie può diventare uno strumento di schiavitù e non di libertà, questo i docenti dovrebbero saperlo bene in quanto la storia è piena di questi fenomeni anche nel recente passato, l’eugenetica nazista ne è un esempio.
Iezza dice di voler prevenire la violenza giovanile attraverso la conoscenza delle parti del corpo, quindi secondo lui è sufficiente menzionare apertamente senza “tabù” pene e vagina e descriverne dettagliatamente le loro funzioni biologiche per il risolvere il problema di stupri e violenze.
Ma non sarebbe forse il caso di capire da dove nasce l’odio e la rabbia che stanno alla base di queste violenze, magari scavando un po’ più in profondità a livello di psiche e coscienza umana? Oggi siamo tutti pienamente consapevoli di come la cultura sia in grado di influenzare massicciamente il nostro pensiero e se la cultura è impregnata di ideologia spesso fa dei danni enormi.
Certo fare tale analisi comporta il rischio di individuare messaggi ed atteggiamenti fuorvianti che poi saremmo costretti a cambiare. Il problema è che a questi atteggiamenti ci siamo talmente assuefatti anche noi adulti da non voler andare in profondità in certi ambiti “pericolosi” così da non dover cambiare noi stessi e rinunciare alle nostre comodità.
È più facile parlare di sesso “sicuro e consensuale” spiegato in anatomia piuttosto che riportare il concetto di sacralità della vita, dignità dell’essere umano, unicità dell’individuo anche nel suo corpo, in quanto dono da rispettare.
Infatti è nel rispetto del corpo quale contenitore della dignità umana che è possibile ristabilire quel concetto di rispetto tra i sessi tanto pubblicizzato con campagne scolastiche, quali panchine rosa e scarpette rosse che rappresentano solo vuote ideologie ma purtroppo non portano né gli uomini né le donne a fare una seria autocritica costruttiva degli sbagli da entrambi i lati.
Come comitato “Prolife Insieme” condanniamo ogni forma di violenza contro uomini, donne, bambini, feti, anziani, contro chiunque sia indifeso e fragile. Ma questa lotta non deve limatarsi alla violenza fisica ma è necessario alzare l’asticella e puntare alla battaglia contro la “violenza culturale”. Questa viene spesso imposta ai giovani purtroppo anche attraverso la scuola, dove viene inculcato questo pensiero dominante che schiaccia e appiattisce la bellezza delle differenze tra uomo e donna cancellandone la dignità stessa. I giovani si ritrovano così confusi poiché privati di ogni punto di riferimento proprio nel loro percorso di sviluppo più delicato quello della adolescenza, periodo pieno di insidie. Alle ragazze viene “venduto” il concetto di mostrare il loro corpo per avere ciò che vogliono, si vedano siti come onlyfan: in una parola la tristezza più assoluta. Purtroppo si sentono sempre più spesso notizie di professori che invece di mettere in guardia le ragazze dai pericoli di questi siti sono loro stessi utenti registrati su queste piattaforme…
I ragazzi vengono attirati dall’inganno della pornografia come “allenamento di virilità” ma che in realtà a detta degli stessi psicologi risulta essere una potenziale causa di vere e proprie dipendenze paragonabili a quelle di droghe e alcol. Nel mondo della pornografia la donna si può utilizzare semplicemente come un oggetto fino all’ usura e poi buttare via senza scrupoli proprio come si fa con una bambola.
E non diciamo che le riviste porno ci sono sempre state perché, sebbene sempre squalificanti per la donna, queste non sono di certo paragonabili alla enormità di siti contenenti spazzatura pornografica, dove sono coinvolte donne e bambini che sono facilmente accessibili sul web davvero per tutti e a domicilio.
L’invito per tutti i dirigenti non solo per Iezza da parte del nostro comitato e di tante associazioni che difendono la famiglia e i giovani, è quello di abbandonare il terreno scivoloso della “educazione sessuale” che deve essere in capo alle famiglie e di ritornare ad educare i ragazzi alla bellezza della vita e del sacrificio, solo così la nostra società potrà essere di nuovo nella pace.
Manuela Ferraro
Poggibonsi SI
Comitato “ Pro-life insieme “
http://www.prolifeinsieme.it