La dott. Florinda Pozzi, medico psichiatra, conferma il dolore del post aborto: che abbia scelto deliberatamente di interrompere la gravidanza, oppure si sia trovata “ costretta” da contingenze insuperabili , la donna soffre per anni per la decisione presa e ha bisogno di “ elaborare il lutto” per cercare di ritrovare la propria serenità.
La sofferenza post-aborto e il ruolo dell’’attivismo pro-life
Nell’ambito della mia esperienza professionale in qualità di medico psichiatra, mi è capitato di trovarmi di fronte ad alcune “tipologie di cicatrici” lasciate da un aborto, da quelle più nascoste e silenziose a quelle più eclatanti, e ho ascoltato il dolore di donne che non avrebbero voluto interrompere la gravidanza, ma per disparati motivi sono giunte a una sofferta decisione (su cui nessuno, se non loro stesse, ha diritto di sindacare o di pronunciarsi giudicando).
La società non deve giudicare le donne che hanno abortito ma impegnarsi a rompere la spirale di violenza e dolore legata all’aborto
Mi inchino con profondo rispetto davanti a loro e auspico che mai nessuna condanna venga pronunciata al cospetto del dramma che hanno sperimentato e che, in tanti casi, continuano a sperimentare in termini di disagio nelle più svariate forme.
La donna continua per anni a provare dolore per il suo aborto
Certo, non tutte vivono un aborto in questo modo e io non mi permetto di generalizzare. Parlando di dolore e struggimento mi riferisco a quelle donne che hanno abortito ma che, a posteriori, non avrebbero voluto farlo, vorrebbero “rimuovere” quanto accaduto e devono, invece, faticosamente elaborarlo.
Le campagne pro-life sono un pungolo per la società non per la singola donna
Qualcuno dice che le campagne pro-life possono urtare la sensibilità e offendere coloro che abortiscono perché magari anche solo indirettamente, alcune donne potrebbero sentirsi condannate, ma mi sono chiesta: quelle donne che soffrono per avere abortito si sentirebbero davvero sollevate se non vedessero, perché banditi, per esempio, certi manifesti pro-life (proiezioni esterne di ciò che, manifesti o no, si affaccia spesso alla loro immaginazione tormentandole) o se non leggessero o sentissero certi testi contro l’aborto (molto simili a pensieri ricorrenti che comunque risuonano già in loro)? Aborto, clandestino o legale, il dolore della donna resta per sempre
Mettere a tacere la verità non mitiga il dolore.
In questi casi, anche ribadire con forza che l’aborto è un diritto sacrosanto e mettere a tacere gli attivisti pro-life, mi è sembrato che togliesse poco o nulla alla loro pena, così come i già citati esempi di manifesti o testi acuiscono di poco una pena già presente. Proprio quel loro dolore mi fa però dire come sia il caso di fare di tutto e di più perché quelle donne che ne sarebbero tormentate possano non trovarsi costrette a decidere per l’aborto senza alternative. Chiudere gli occhi e non voler sentire che il prodotto del concepimento è una vita che con l’aborto viene soppressa non cambia la realtà delle cose, comunque la si voglia vedere e, torno a dire, non consola e non solleva coloro che l’hanno vissuto con pena.(https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=3211703: Overall, 95% of all biologists affirmed the biological view that a human’s life begins at fertilization (5212 out of 5502).
Nessuno può giudicare la donna ma bisogna aiutarla a non rinunciare al proprio figlio
Non spetta a nessuno condannare con parole o atteggiamenti giudicanti, ma che la vita del concepito, pur fragile e minuscola, sia una vita a tutti gli effetti rappresenta un fatto incontrovertibile ed è già questo fatto in sé che potrebbe ferire la sensibilità di qualcuno o forse suonare come una condanna.
L’accanimento con cui vengono strappati i manifesti pro-life o la ferocia con cui vengono attaccate le sedi di queste associazioni derivano dal non accettare di sentirsi in qualche modo additati da chi ripete instancabilmente il lapalissiano concetto che una vita è una vita e continua “fastidiosamente” a ricordare che quel piccolissimo cuore sta battendo.
D’altra parte proclamare che la legge consente alla donna di “decidere del proprio corpo” non toglie neanche un briciolo di tormento a chi pensa all’aborto come esistenza negata o come figlio mancato e necessita perciò di aiuto per elaborare questa esperienza.
Per Pro Life Insieme
Dott.ssa Florinda Pozzi
Medico psichiatra