Dopo l’aborto: i sacerdoti e il tempo dedicato per il pentimento

“Dopo l’aborto la donna soffre sempre”.(https://prolifeinsieme.it/dopo-laborto-la-donna-soffre-sempre-lesperienza-della-psichiatra/)

E soffre pure il figlio, che però non ha né potrà mai avere voce in capitolo. Nessuno ha in mente campagne colpevolizzanti o roghi di peccatrici. Basta però usare la ragione, che implica che si tenga conto di tutti i suoi fattori.

A me pare che misericordia e verità «si incontreranno», come ricorda la Scrittura.

Dico semplicemente alcune cose, di un discorso che va approfondito e che deve mettere tutti coloro che sono interessati insieme, senza pregiudizi e senza schemi da difendere.

Sarà pur vero che ci sono tante tipologie di aborti: minorenni superficiali, stupri o violenze cui non si è stati capaci di resistere, giochi di coppia propagandati dai social, azioni frutto di un cammino ma intempestive, e poi persone già adulte, consapevoli delle implicazioni dei gesti sessuali…

Come è pur vero che non basta parlare di essere umano e non solo grumo di cellule, perché c’è chi afferma che la decisione della donna (e spesso solo lei) è l’affermazione di un diritto…

Manca l’educazione all’amore

Da un lato manca una vera e autentica educazione all’amore (che non è solo educazione sessuale, così come comunemente viene imposta), dall’altro è evidente che di fronte al problema globale della vita e del suo significato e valore non saranno né gli psicologi, né le compagnie di coetanei, né tantomeno i social a indicare una via percorribile da tutti.

Per un cristiano l’insegnamento della chiesa, con i suoi luoghi di cammino e verifica personale e comunitaria, è una strada positiva e feconda. La possibilità di un confronto con famiglie mature e sacerdoti competenti (e paterni) è alla portata di molti.

Il tempo che i genitori devono sapere dare ai figli è una risorsa indispensabile, e certo chiede una concezione diversa nelle famiglie stesse.

“I giovani devono incontrare persone che hanno tempo per loro”( San Giovanni Paolo II)

La comunicazione e la cultura della morte (come ricordava S. Giovanni Paolo II) hanno un ruolo esagerato, e sottovalutato. Sempre S. Giovanni Paolo II ricordava (ai sacerdoti, ma vale per tutti) che i giovani devono incontrare persone che «hanno tempo per loro».

E se nonostante tutto questo l’aborto l’hai compiuto (e voluto)? Il problema non è «l’elaborazione del lutto», il problema è il pentimento e la misericordia. Sono l’unica strada, non palliativi né pannicelli.

La Chiesa, madre e maestra, non può sottrarsi a questo compito. E se chi sta vivendo questa situazione drammatica ne vuole uscire, beh, accetti questa strada. Del resto, se ho una grave malattia, non mi interessa se il medico che mi può guarire non è della mia parte, mi è antipatico, o… Quando si sta affogando ben vengano tutti i salvagenti, basta che ci siano e che io mi aggrappi.

Ci vuole una rivoluzione, ma solo quella portata da Gesù, non ci piove!

don Gabriele Mangiarotti