Cultura, preghiera, accoglienza, le “ armi” per sconfiggere l’aborto

Parliamo a Radio Maria delle “armi” necessarie per opporsi alla mentalità abortista della nostra società (link alla puntata in fondo all’articolo)

Il Comitato Pro-life insieme

La realtà di Prolifeinsieme che è una rete di gruppi prolife , è nata da un’idea di due anni fa in occasione di un convegno indetto dal Movimento per la vita di Varese con l’intento di diffondere in modo più capillare le notizie e le iniziative del mondo del volontariato attivo sul territorio a favore della vita.

L’impegno principale è quello di contrastare a livello mediatico tutti i luoghi comuni che riguardano la pratica dell’aborto e tutte le tematiche connesse creando rete tra le associazioni  e anche tra i volontari.

Ogni giorno, noi del comitato Prolife insieme rispondiamo per iscritto alle testate, ai siti, ai blog, che promuovono una cultura di difesa dell’aborto e di disconoscimento della figura del concepito.si tratta di un’azione culturale quotidiana che riusciamo a mettere in atto grazie alle decine di amici sparsi in tutta Italia, che si spendono e si prodigano per scrivere e testimoniare il valore della vita, la bellezza del bambino, il privilegio della maternità.andiamo controcorrente, perché il mondo è ostile ai nostri valori quindi cerchiamo la via migliore per testimoniare ovunque che l’aborto è un male. Spesso le testate alle quali scriviamo ci pubblicano le nostre repliche, in ogni caso noi tutti i giorni pubblichiamo sul nostro sito la controinformazione, e invitiamo tutti a diffondere i nostri articoli perché così speriamo di dare un piccolo contributo alla valorizzazione della vita, per  ricostruire tutti insieme quegli aspetti culturali che purtroppo siamo i soli a valorizzare.

Tante sono le associazioni Prolife in Italia ma chi fa un lavoro culturale certosino e quotidiano è il nostro comitato Prolife insieme. Siamo anche l’unica realtà Prolife in Italia che abbia come presidente un sacerdote, Don Francesco Giordano, docente di teologia alla catholic university di Washington a Roma. Grazie a lui abbiamo sempre un riferimento di carattere spirituale e morale che ci permette di procedere con sicurezza sulla strada che abbiamo intrapreso, senza incertezze, senza dubbi di alcun genere.

Lo dobbiamo al bambino non nato, lo dobbiamo alla donna, lo dobbiamo all’uomo. Solo se viene davvero divulgata la verità sul valore della maternità e sul male dell’aborto, possiamo sperare di combatterlo. Quindi diciamo che la funzione del comitato Prolife insieme è di carattere culturale ma non solo. Tra di noi c’è chi opera anche per mettere in atto delle pratiche assistenziali e chi invece ha capito che senza il supporto della preghiera non potremo mai realizzare nulla. Quindi chiedo all’amica e ospite Mariasole Martucci, impegnata anche lei con me nel comitato Prolife insieme, ma anche in altre realtà, di testimoniare quali sono le altre possibilità per aiutare una donna che aspetta un bambino e si sente in difficoltà per la gravidanza.

Un’altra realtà molto diffusa sul territorio sono i cav

I centri di aiuto alla vita detti anche CAV sono sparsi per tutta l’Italia e sono la realtà sul territorio del MpV che prova a promuovere e incoraggiare la vita in ogni modo. Uno dei mezzi che si è rivelato più utile è il progetto gemma che consiste nell’adozione a distanza di una mamma che a fronte di un aiuto concreto abbandona l’idea di abortire e consiste in 200 euro al mese dal terzo mese di gravidanza all’anno di età del bambino.

Questi soldi vengono raccolti da volontari a titolo di offerta o in parrocchia o in ufficio o in occasione dei sacramenti per esempio, e vengono poi inviati ad un centro dedicato a Milano che poi li destina a qualche caso in un’altra regione per questione di privacy.

Spesso se la mamma lo permette si può poi ricevere una foto del neonato e qualche aggiornamento sullo stato di salute di mamma e bambino.

Per noi è molto importante che la donna non si trovi sola ad affrontare tutti i suoi dubbi e le sue paure, che conosca tutte le forme di aiuto che possono essere impiegate per sostenere lei e il bambino ed eventualmente in qualche caso anche la famiglia.

La nostra esperienza ci dice che troppo spesso la decisione di abortire è presa per angoscia e paura nella più completa solitudine perché ovviamente le donne che hanno abortito tante volte non parlano delle conseguenze pesanti che l’aborto porta con sé.

Quante donne arrivano ai Cav e decidono di rinunciare all’aborto?

Purtroppo, con la diffusione delle pillole del giorno dopo e dei cinque giorni dopo e con la mancata informazione delle possibili alternative all’aborto, le donne che arrivano ai centri di aiuto, tentate dall’aborto, e che cambiano idea grazie alle proposte delle volontarie, sono pochissime. Diciamo che forse siamo nell’ordine di una trentina all’anno sul territorio nazionale a fronte dei numeri spaventosi degli aborti, parliamo di più di 6 milioni, nell’arco di quasi cinquant’anni, di bambini che mancano all’appello, l’influenza di chi opera e si spende quotidianamente per accogliere la donna sul fenomeno abortista è veramente irrisoria. Servirebbe un cambio di passo anche a livello di medici, che diventino essi stessi operatori di vita.

Quali sono le altre forme di aiuto per una donna che attende un bimbo ed è in difficoltà per la gravidanza?

Altre forme di aiuto come accompagnamento e consulenze e sostegno psicologico sono erogate dal singolo centro a seconda dei mezzi e della disponibilità talora anche con la collaborazione dei servizi sociali che spesso subentrano quando è necessario inserire una mamma in una comunità di accoglienza.

Ritieni che sia importante fare rete tra le associazioni?

A mio avviso assolutamente sì in quanto pochi conoscono le mille modalità di sostegno alla maternità che il mondo prolife ha messo in campo in tutti questi anni ed è importante evitare che le donne si sentano  abbandonate da tutti quando scoprono di aspettare un bambino. Per ottenere questo quindi ognuno deve fare più pubblicità possibile a strumenti a favore della vita come il parto in anonimato o le comunità di accoglienza o il progetto gemma.

Quali realtà fanno parte del Comitato Pro-life insieme?

Fanno parte del Comitato Pro-life insieme associazioni come la Giovanni XXIII e La vigna di Rachele ma anche persone singole che semplicemente vogliono collaborare.

L’importanza della nostra azione è legata al cambiamento culturale necessario perché la nostra società torni a crescere e a sorridere alla vita senza paura e senza assilli ma con un atteggiamento positivo verso il futuro.

Il messaggio che arriva ai nostri giovani infatti è di scoraggiamento mentre si potrebbe procedere con una sicurezza di gran lunga maggiore delle epoche precedenti la nostra. La sacralità della vita, l’originalità di ogni persona unica e irripetibile, la forza dei giovani , la necessità per ogni società di rinnovarsi continuamente sono i temi principali ai quali cerchiamo di dare rilievo entrando nei dibattiti che riguardano per esempio la contraccezione, la fecondazione artificiale, l’aborto chimico, l’utero in affitto e ultimamente anche il tema dell’eutanasia.

Cerchiamo di promuovere anche la conoscenza dell’attività di sostegno psicologico per la sindrome post aborto che in Italia non è riconosciuta ma che miete molte vittime ogni anno.

Il nostro lavoro insomma va nella direzione di tentare un ragionamento sulla necessità di difendere la vita e sul diritto del più debole di essere difeso con ogni mezzo per evitare che si affermi la legge del più forte come in effetti sta succedendo.

Parliamo della 40 days for life

Tra le attività che si stanno facendo strada in Italia c’è la 40daysforlife che è una realtà internazionale di preghiera e digiuno davanti ai luoghi dove si pratica l’aborto, che parte dagli USA e coinvolge più di settecento città in tutto il mondo.

La prima città che ha aderito è stata Modena con turni di dodici ore su ventiquattro davanti al policlinico con l’intento di offrire un’alternativa al percorso obbligato proposto dal sistema che spinge all’aborto con grande facilità lasciando le donne sole nel loro dolore e nei loro problemi. Noi non entriamo in discussione con nessuno ma se qualcuno ci chiede aiuto lasciamo i numeri di telefono o le chat per il sostegno che può servire nei singoli casi.

La nostra è una preghiera pacifica e silenziosa per risvegliare le coscienze su un tema di vitale importanza come quello dell’apertura alla vita. Dalla nostra esperienza sul territorio infatti sappiamo che molti aborti sono solo frutto di solitudine e di pressioni psicologiche del sistema ma si potrebbero evitare.

La nostra è una battaglia volta ad aumentare le nascite anche a fronte del terribile calo demografico che caratterizza i paesi del cosiddetto primo mondo, ma siamo convinti che debba cambiare  l’atteggiamento di tutta la società se vogliamo che i giovani guardino al futuro con un po’ di coraggio e di ottimismo.

Vittoria Criscuolo e Mariasole Martucci

Comitato Pro-life insieme

http://www.prolifeinsieme.it

https://radiomaria.it/puntata/tavolo-pro-life-15-09-2025/