Vorrei provare a rispondere ad un articolo pubblicato nel blog dalla bioeticista Eliana Cocca in riferimento alle culle per la vita chiamate dalla scrittrice “culle termiche”.
Mi preme evidenziare il potenziale che racchiude il termine culle per la vita mentre il semplice nome “culle termiche” ne svilisce e ne impoverisce l’obiettivo.
Ringrazio peraltro la bioeticista per aver dato voce al un tema così importante quale ” le culle per la vita”.
È corretto quanto sostiene, sottolineando che questi strumenti andrebbero mappati e affidati a strutture pubbliche che ne garantiscano il perfetto funzionamento.
Regolamentati da una legge che ne tuteli l’utilizzo, ne garantisca la privacy e che le renda utilizzabili facilmente da tutti.
Trovo invece azzardato dire che nella regione Piemonte le associazioni “antiscelta” avrebbero ricevuto tanti soldi per IMPEDIRE l’ ivg.
I nomi con i quali vengono etichettate le varie attività fanno la differenza.
Chiamare “culla per la vita” lo strumento pensato per salvare un bambino e non “culla termica” ha diversa valenza.
Il messaggio che passa e viene recepito con il termine “culle per la vita” è quello di vita tutelata, di vita decisa nonostante tutto.
Chiamare “antiscelta” le associazioni provita e sostenere che il loro lavoro è quello di IMPEDIRE l’ ivg è profondamente ingiusto.
Chi lavora per aiutare le donne a cercare soluzioni al fine di evitare di uccidere il proprio figlio, non ha come obiettivo l’ IMPEDIRE alla madre di abortire ma solo di metterla al corrente che l’alternativa alla morte c’è.
Esiste il parto anonimo, le culle per la vita, i centri di aiuto alla vita ecc.
La legge 194, nei primi due articoli, è chiara, perché mette nero su bianco che bisogna provare a cercare soluzioni prima di arrivare a quella estrema e nefasta che è la morte del bambino.
Nel blog si parla inoltre del ruolo secondario del padre, il quale spesso sembra assente e la donna si trova a dover fare i conti da sola con una scelta così difficile e dolorosa.
Sono spesso però le madri stesse, una volta scoperto di aspettare un bambino, a voler decidere da sole lasciando il partner fuori. E sono sempre loro poi a scegliere se tenere o meno il figlio concepito in due, senza offrire possibilità di scelta al padre il quale, purtroppo, non ha a quel punto, nessun potere decisionale e si trova a subire una mutilazione che magari avrebbe volentieri evitato.
Le culle per la vita non hanno la pretesa di essere una soluzione all’aborto. Sono però il tramite attraverso cui ci si avvia ad un cambio di paradigma nei confronti della vita nascente, perché veicolano un messaggio importante: SCEGLIERE LA VITA SI PUÒ.
Una città che offre in ogni punto nascita una culla per la vita non è solo un segno di grande civiltà, ma anche un bel biglietto da visita, che dimostra accoglienza, comprensione e non giudizio, oltre a fornire uno strumento per combattere la cultura dello scarto e della morte.
Angela D’Alessandro
Comitato “ Pro-life insieme “