Replica all’articolo di “neodemos”: Dieci anni di contraccezione di emergenza in Italia (2012-21). 25 Giugno 2025. https://www.neodemos.info/2025/06/25/dieci-anni-di-contraccezione-di-emergenza-in-italia-2012-21/
Dopo circa 54 anni dall’introduzione della pillola anticoncezionale in Italia (era il 1971 l’anno della legalizzazione), gli autori dell’articolo inneggiano alla “seconda rivoluzione contraccettiva italiana”, alludendo all’utilizzo della cosiddetta “contraccezione d’emergenza” (ECP), approvata nel 2012. Ne vengono infatti enfatizzati gli effetti sulla diminuzione delle gravidanze indesiderate e quindi dell’abbassamento del tasso di abortività volontaria in Italia negli anni.
Gli autori dichiarano in modo semplicistico, ma non corrispondente al vero, che il meccanismo d’azione di queste sostanze ormonali ad alto dosaggio (levonorgestrel, LNG = pillola del giorno dopo) e ad azione anti-progesterone (ulipristal acetato, UPA = pillola dei 5 giorni dopo), è quello di impedire la fecondazione inibendo o ritardando l’ovulazione. Ma i dati della letteratura scientifica, correttamente valutati ed interpretati, indicano quanto segue.
Pillola del giorno dopo
Per la pillola del giorno dopo (LNG) l’impedimento della gravidanza si ottiene nell’82,78% delle donne che assumono la pillola LNG dopo 24 ore dal rapporto sessuale e nel 73,47% delle donne dopo 72 ore dal rapporto sessuale. Ma i meccanismi non-anovulatori, cioè non determinanti il blocco o il ritardo dell’ovulazione, si verificano nel 51,2% dei casi quando l’assunzione della pillola avviene nelle 24 ore dal rapporto sessuale e nel 65,4% dopo 72 ore. Ciò significa che in più del 50% dei casi il LNG agisce dopo la fecondazione per impedire la prosecuzione della gravidanza che può già avere avuto inizio nella tuba (Alegre Del Rey Emilio et al., 2015).
Pillola dei 5 giorni dopo
Per la pillola dei 5 giorni dopo (UPA) l’inibizione dell’ovulazione, e quindi del possibile concepimento, varia in base al momento del ciclo della donna che assume la pillola: nella fase molto iniziale del ciclo, prima che l’ormone LH inizi ad essere rilasciato, la pillola potrebbe avere un effetto inibitorio sull’ovulazione, ma successivamente, man mano che l’LH aumenta fino a raggiungere il picco (momento che precede di poche ore lo scoppio del follicolo) l’effetto inibitorio diminuisce al 60-68%, per scendere all’8,3% dopo il picco dell’LH (Brache V. et al., 2010; Stratton, Pamela et al., 2010). Si verifica dunque un effetto abortivo precoce. Essendo l’UPA infatti un «modulatore selettivo dei recettori del progesterone» (MSRP), della stessa categoria di farmaco che comprende il mefipristone (il principio attivo della pillola abortiva RU486) il suo meccanismo d’azione preminente è quello di ostacolare l’annidamento in utero della blastocisti, lo stadio iniziale dell’essere umano concepito nella sua prima settimana di vita. Più dell’effetto inibitorio dell’ovulazione, infatti, l’azione dell’UPA è efficace sull’endometrio del quale viene ritardata la maturazione. Ciò è dimostrato dai seguenti effetti: 1) insufficiente sviluppo della decidua, 2) insufficiente secrezione della mucosa endometriale, 3) ricomparsa delle contrazioni spontanee dell’utero [Miech, 2011]. «Indipendentemente dalla dose, lo sviluppo dell’endometrio secretorio è inibito durante la fase luteale. Il valore soglia per osservare le modificazioni morfologiche dell’endometrio sembra essere inferiore a quello necessario per l’inibizione dell’ovulazione» [Rabe et al., 2009]. Le alterazioni dell’endometrio sono state registrate anche per dosaggi di 10 mg di Ulipristal acetato (un terzo della dose contenuta nella pillola EllaOne).
Pillole con effetto abortivo
La possibilità di un effetto abortivo precoce dell’UPA è stata confermata da un recente studio [Winkoff et al., 2025] volto a verificare la possibilità di usare l’UPA come farmaco per indurre l’aborto. Lo studio ha dimostrato l’efficacia abortiva dell’UPA assunto ad un dosaggio doppio (60 mg) rispetto a quello della pillola ellaOne, e successiva assunzione di misoprostolo (800 mg). Il 97% di 133 donne nei primi 63 giorni (9^ settimana) di gravidanza hanno così ottenuto l’aborto volontario con effetti collaterali giudicati non severi; 4 di loro (il 3%) hanno dovuto completare l’intervento, 3 in modo chirurgico ed una ripetendo la stessa modalità chimica.
Effetti collaterali e controindicazioni
Un’altra affermazione non veritiera degli autori si riferisce agli “effetti collaterali modesti e alle poche controindicazioni”. Dati recenti della letteratura scientifica (BMJ 2025; 388: e082801) sugli effetti collaterali già della contraccezione ormonale ordinaria (non d’emergenza) rivelano un rischio doppio di ictus ischemico e di infarto del miocardio per le donne che hanno assunto pillole estrogeno-progestiniche, mentre per le pillole a base di solo progestinico il rischio aumenta di 1,5 volte. Per l’anello vaginale combinato il rischio di trombosi arteriosa è maggiore: 2,4 volte per l’ictus ischemico e 3,8 volte per l’infarto miocardico. Per il cerotto transdermico contraccettivo il rischio per l’ischemia cerebrale è 3,4 volte aumentato; per l’impianto sottocutaneo a base di solo progestinico il rischio di ictus è 2,1 volte maggiore e circa 3 volte superiore per l’infarto miocardico.
Per la pillola del giorno dopo che ha un dosaggio di progestinico (Levonorgestrel LNG 1,5 mg) 10 volte superiore a quello contenuto in una classica pillola estroprogestinica, conosciamo gli effetti collaterali immediati (nausea, vomito, mal di testa, dolore addominale, perdite di sangue, alterazioni del ciclo mestruale, tensione mammaria, vertigini) che possono durare alcuni giorni. Non sono stati ancora prodotti studi che valutino gli effetti a distanza sulla salute delle donne che hanno assunto una o più volte questo stesso farmaco, come invece meriterebbero di essere fatti.
Un effetto collaterale importante dell’UPA è quello epatotossico.
Nel 2018 il PRAC dell’EMA ha bloccato la dispensazione del farmaco Esmya contenente 5 mg di Ulipristal acetato (un dosaggio dell’UPA 6 volte inferiore a quello della pillola ellaOne) per potenziale grave danno epatico in donne che lo assumevano per problemi di fibromatosi uterina. Pur in presenza di questo documentato effetto epatotossico, non è stata presa nessuna precauzione nella vendita di questa «pillola dei 5 giorni dopo», anche a donne minorenni e senza prescrizione medica.
Nel foglietto illustrativo viene soltanto scritto: «ellaOne non va utilizzato come contraccettivo regolare»; tra le avvertenze, è inclusa quella di rivolgersi al medico «se soffre di una malattia del fegato». È stato giustamente rilevato come la vendita senza prescrizione medica di ellaOne per l’uso come pillola post-coitale, in seguito a somministrazioni ripetute, potrebbe facilmente portare ad una assunzione del farmaco oltre la quantità ritenuta potenziale causa dei gravi danni epatici che hanno motivato il ritiro del farmaco Esmya (Mozzanega, 2020).
Strategie di vendite per motivi economici
Non considerare queste conoscenze scientifiche sulle pillole post-coitali, finalizzando tutta la loro promozione e la diffusione più ampia e senza controllo sanitario – viene anche auspicata dagli autori la vendita senza ricetta medica alle minorenni anche della pillola del giorno dopo – allo scopo di “ridurre le gravidanze indesiderate tra le persone che non vivono in coppia, per lo più utilizzatrici di preservativi e/o esposte al rischio di rapporti sessuali non protetti”, significa disprezzare la salute delle donne, favorire un costume sessuale che deprime la dignità della persona, resa incapace di scelte responsabili in una dimensione della vita così fondamentale, quale quella sessuale.
Tutto questo per l’evidente e spudorato interesse economico delle case farmaceutiche che producono questa tipologia di prodotti; gli autori infatti, parlano di “strategie di vendite e disseminazione delle ECP”!
Dr. Alberto Virgolino – Presidente AIGOC. Associazione italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici
Per Comitato “ Pro-life insieme “
www.prolifeinsieme.it