L’obiezione di coscienza non è questione di leggi, ma di cuore e cervello (anche per i farmacisti!)
Egr. Direttore
Ho letto con molto interesse l’articolo di Flavia Bevilacqua “Così i farmacisti obiettori di coscienza limitano il diritto alla contraccezione”
e ringrazio la Sua Testata per l’attenzione che dedica a temi così importanti sul piano sociale.
Il sottoscritto è un medico di famiglia obiettore di coscienza verso l’aborto procurato (legge 194/78) e verso la fecondazione artificaile (legge 40/2004); sono un medico che in scienza e coscenza si impegna a praticare quotidianamente una genuina medicina ippocratica, secondo la quale i farmaci servono a curare le malattie (sto semplificando al massimo ovviamente) perché secondo il noto adagio i farmaci sono veleni o anche la dose fa il veleno. Per tale motivo io non prescrivo la “semplice” pillola anticoncezionale per il semplice motivo che la fertilità non è una malattia, e non lo è neppure la gravidanza..
Innanzitutto bisogna chiedersi con scrupolo perché tanti farmacisti in coscienza trovano difficoltà nel vendere, per di più come fosse un prodotto da banco, le cosiddette pillole del giorno dopo (Levonorgestrel e Ulipristal).
La scrupolosità dei farmacisti più coscienziosi
Ma venendo alla questione specifica della cosiddetta contraccezione d’emergenza, ci sono almeno due motivi che mettono in difficoltà i farmacisti più attenti, informati e coscienziosi:
1. la conoscenza della reale situazione clinica della persona che chiede di acquistare il farmaco, con tutte le possibili controindicazioni e limitazioni (ricordiamo semplicemente che l’AIFA ha emanato una nota di allarme sullo stesso principio attivo della pillola dei 5 giorni dopo per la sua epatossicità, e che la ricetta medica è obbligatoria per prendere il paracetamolo da 1 grammo ma non lo è più invece per queste “bombe ormonali”);
1. la conoscenza della reale situazione clinica della persona che chiede di acquistare il farmaco, con tutte le possibili controindicazioni e limitazioni (ricordiamo semplicemente che l’AIFA ha emanato una nota di allarme sullo stesso principio attivo della pillola dei 5 giorni dopo per la sua epatossicità, e che la ricetta medica è obbligatoria per prendere il paracetamolo da 1 grammo ma non lo è più invece per queste “bombe ormonali”);
2. la conoscenza reale degli studi scientifici dimostra senza ombra di dubbio che in un’alta percentuale dei casi (circa la metà) la contraccezione ormonale d’emergenza funziona non bloccando l’ovulazione ma impedendo l’annidamento dell’embrione concepito nell’utero materno, è il cosiddetto meccanismo intercettivo che causa un aborto molto precoce (cripto-aborto).
E’ a causa dell’azione di lobbying della aziende farmaceutiche produttrice e della arbitraria e ipocrita ridefinizione dell’inizio della garavidanza (che si dice inizierebbe con l’impianto in utero e non come invece è veramente e come tutti i biologi sanno circa una settimana prima dell’impianto con il concepimento all’interno della tuba), che si è arrivati a dire che il suo meccanismo non è abortivo.
La pillola dei 5 giorni dopo può essere abortiva
Infatti lo studio che ha dimostrato la superiorità dell’Ulipristal acetato (UPA, pillola dei 5 giorni dopo) rispetto al Levonorgestrel (LNG, pillola del giorno dopo) chiaramente afferma che:
“UPA is the most effective treatment, delaying ovulation for at least 5 days in 59% of the cycles. LNG is not different from placebo in inhibiting follicular rupture at this advanced phase of the cycle. No treatment was effective in postponing rupture when administered on the day of LH peak”.
vale. Dire:” UPA è il trattamento più efficace, ritardando l’ovulazione di almeno 5 giorni nel 59% dei cicli. LNG non differisce dal placebo nell’inibire la rottura follicolare in questa fase avanzata del ciclo. Nessun trattamento è stato efficace nel posticipare la rottura quando somministrato il giorno del picco di LH”.
Quindi nei giorni veramente fertili della donna la pillola dei 5 giorni giorni dopo funziona come contraccettivo solo (al massimo!) nel 60% dei casi, e negli altri casi come fa? la risposta è semplice e drammatica: l’ovulazione avviene, il concepimento può avvenire, ma l’embrione muore perché non riesce ad arrivare all’utero per malfunzionamento della tuba o se vi arriva non riesce ad impiantarsi per l’effetto del farmaco/veleno sull’endometrio.
Quindi nei giorni veramente fertili della donna la pillola dei 5 giorni giorni dopo funziona come contraccettivo solo (al massimo!) nel 60% dei casi, e negli altri casi come fa? la risposta è semplice e drammatica: l’ovulazione avviene, il concepimento può avvenire, ma l’embrione muore perché non riesce ad arrivare all’utero per malfunzionamento della tuba o se vi arriva non riesce ad impiantarsi per l’effetto del farmaco/veleno sull’endometrio.
Farmaci o “ pesticidi umani”?
Non a caso Il grande genetista e pediatra francese Jerome Le Jeune (scopritore della trisomia 21) definiva questi prodotti “pesticidi umani”.
Un’ultima considerazione più generale riguarda l’obiezione di coscienza in quanto tale.
Per definizione se un uomo, tanto più se un professionista come il medico o il farmacista, ritiene che qualcosa vada contro la propria coscienza, è obbligato moralmente a non farla, il fatto che la legge regolamenti o meno questa scelta non cambia nulla, certo lo espone a rischi legali ma la coscienza è più importante, pensiamo ai primi obiettori di coscienza contro la guerra o la leva militare.
Per definizione se un uomo, tanto più se un professionista come il medico o il farmacista, ritiene che qualcosa vada contro la propria coscienza, è obbligato moralmente a non farla, il fatto che la legge regolamenti o meno questa scelta non cambia nulla, certo lo espone a rischi legali ma la coscienza è più importante, pensiamo ai primi obiettori di coscienza contro la guerra o la leva militare.
Dott. Roberto Festa
presidente Centro di aiuto alla Vita di Loreto
Prolife insieme