Egregio Direttore,
Chiedo di poter commentare l’articolo https://www.tribunatreviso.it/regione/patriarca-venezia-moraglia-aborto-yclf4po7
Quello che personalmente mi sorprende non è il fatto che un patriarca parli dal pulpito esprimendosi contro l’atto grave di interrompere volontariamente una vita. Mi sorprende che le persone si siano meravigliate di questa uscita, tanto da essersi destate dal “riposino” che di solito in tanti parrocchiani fanno durante le omelie.
“Qualche fedele ha alzato improvvisamente gli occhi verso l’altare, un paio di giovani, sedute negli ultimi banchi della chiesa del cimitero di San Michele si sono tirate una gomitata a vicenda.”(cit. la tribuna di Treviso).
Due parole, buttate lì senza soffermarsi troppo sull’argomento, hanno suscitato l’interesse dei fedeli.
Stupiti hanno alzato gli occhi, il cervello si è collegato e probabilmente avranno avuto un brusco risveglio.
Non siamo più abituati infatti a sentire parlare di peccato nelle omelie. Molto è ormai volto a idee filantropiche che tentano di orientare la parola di Dio verso il pensiero unico dominante.
I sermoni domenicali, più che annunciare il messaggio escatologico, l’annuncio che riguarda il destino ultimo dell’umanità e del singolo individuo,
tengono alta la bandiera dell’inclusione, tutta l’inclusione, l’inclusione ad ogni costo.
Strizzano l’occhio all’idea di una Chiesa che si faccia accogliente, al passo con i tempi, pronta alle nuove tendenze.
Mettendo da parte l’idea di peccato.
Considerando il peccato obsoleto e non più proponibile in un mondo che, alla velocità della luce, sta cambiando i connotati.
Una Chiesa quindi che appoggia le tendenze e lo stile del tempo presente cercando di “impastare” con esse il messaggio evangelico.
Non sorprende allora che il patriarca di Venezia, con le parole “con la fecondazione c’è già vita. Intervenire significa spegnere una vita” abbia ridestato l’interesse dei parrocchiani.
Visti i tempi che corrono l’affermazione di mons. Moraglia diventa decisamente impopolare.
Come impopolare sarebbe un sacerdote che avesse il coraggio di gridare che l’omosessualità è un peccato mortale, che i separati (sposati con rito cattolico) e risposati non possono fare la comunione a meno che non vivano come fratello e sorella. Che il matrimonio è vera donazione di sé se è fecondo e per fecondo non si intende solo mettere al mondo figli ma donandosi al coniuge come Cristo alla Sua chiesa.
Cose che fanno parte della tradizione cristiana, della dottrina della Chiesa, del catechismo.
Argomenti che dovrebbero essere all’ordine del giorno e non omessi e considerati fuori moda.
IL FINE DELL’INSEGNAMENTO DELLA CHIESA
Quali sono gli obiettivi che si pone la chiesa verso l’umanità?
Il primo è quello di guidare i fedeli verso la santità annunciando il vangelo di Gesù Cristo, aiutandoli
a trovare risposte sul senso della vita.
Promuovendo e facendo conoscere i valori spirituali e morali radicati nella fede cristiana affrontando le sfide che il mondo moderno propone.
Ricordando l’importanza delle pratiche religiose, insegnando precetti quali l’astinenza nei tempi liturgici prescritti, il digiuno, la confessione, la Santa Messa.
Atti che ormai sembrano oscurati e dimenticati per lasciare spazio a temi più nuovi, contemporanei e che dovrebbero mettere d’accordo tutti, o quasi.
La chiesa si sta trasformando, in nome dell’inclusione costi quel che costi, in una gigantesca ONG. L’attenzione verte infatti in modo prioritario sulla politica, i migranti, i poveri, le minoranze, lasciando Dio sullo sfondo.
Si sentono spesso omelie che, più che diffondere la verità salvifica di Cristo, sono dei sermoni degni di un sindacalista navigato.
L’Eucaristia è ecclissata da un piatto di tortellini per sfamare il povero.
I luoghi sacri trasformati in spazi per permettere sarabande plurietniche al fine di “farci sentire tutti fratelli”.
In nome del “politicamente corretto” si sono spogliati i luoghi di culto della sacralità.
È evidente quindi, alla luce di ciò, che quando si sente un sacerdote parlare di valori cristiani e di precetti si sgranino gli occhi e si aprano le orecchie.
IL CORAGGIO DI DIRE LA VERITÀ
Una cosa che dovrebbe essere la normalità è invece diventata stranezza.
È alla luce del catechismo della chiesa cattolica, del contenuto del messaggio evangelico che un presbitero dovrebbe orientare le proprie omelie.
Denunciando l’aborto, chiamandolo con il nome giusto,
ossia UCCISIONE DI UN BAMBINO.
Facendo chiarezza sui pericoli dell’eutanasia e del fine vita che non può essere accettato da chi si professa cristiano, per i seguaci di Cristo la vita è sacra.
Incoraggiando le persone alla frequenza ai sacramenti e alla fedeltà alla preghiera che deve essere costante, perché è il filo che ci unisce al Padre.
La Chiesa ha il dovere, attraverso le parole, di annientare la cultura della morte.
Deve avere il coraggio di dire la verità senza edulcorarla attraverso termini inesatti.
Perché quando interrompo una gravidanza IO UCCIDO.
Io non uccido un prodotto UCCIDO UN BAMBINO.
Io non decido di essere libero…IO UCCIDO.
Senza cambiare le parole per mettere a tacere la coscienza.
Il crimine non può mai diventare gentile perché la verità che denuncia fa male.
La Chiesa non può addolcire il male se questo male è riferito alla vita, al figlio, all’amore.
Cristo ha annunciato il Regno di Dio dicendo “Chi vuole venire dietro a me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua.”
(Matteo 16, 24 – 28)
Ha lasciato liberi i Suoi figli non però scendendo a compromessi con loro ma annunciando la verità tutta intera.
“….il cielo e la terra passeranno ma le mie parole non passeranno mai…”
(Marco 13, 24 – 32)
Cari sacerdoti noi vogliamo conoscere il significato profondo di queste parole, quelle che non sono soggette a mode, quelle che erano vere ieri, lo sono oggi e lo saranno domani.
Le parole che danno un senso alla vita e che la orientano alla vita eterna.
Non contenuti adattati al mondo ma discorsi che facciano aprire gli occhi sulla verità.
La verità della fede è una sola quella che Gesù ci ha rivelato e che non può essere “di moda”.
Angela D’Alessandro. Bolzano
Prolife insieme
www.prolifeinsieme.it
