Replica all’articolo: “PMA: nasce IVI Bologna, nuovo polo di eccellenza nella medicina della riproduzione”. Bologna 2000. 16.10.2025
Indubbiamente l’ “industria biotecnologica” per la riproduzione artificiale umana sta facendo il possibile per dare i migliori risultati, come si conviene ad una seria azienda che vuole competere efficacemente in un mercato sempre più prolifero e redditizio. E l’ “impresa” IVI, leader mondiale nella medicina della riproduzione – così si definisce – è l’esempio più eclatante nell’interesse ad espandere la sua offerta di mercato anche in un’altra importante città italiana, Bologna.
I risultati dichiarati della sua produzione di “figli in provetta” sono in effetti sorprendenti: due coppie su tre hanno ottenuto un “fglio in braccio”! Ma, se confrontiamo questa dichiarazione con i dati nazionali, quelli più recenti riportati nell’ultima Relazione del Ministero della Salute al Parlamento sulla PMA per l’anno 2022, più che sorprendenti, appaiono realmente incredibili! Infatti, delle 65.451 coppie che hanno effettuato una FIVET/ICSI omologa sono giunte al parto n.11.238, pari solo al 17,17%; delle 12.654 di quelle che hanno fatto la stessa fecondazione extracorporea ma eterologa, cioè con donazione di gameti (ovuli o spermatozoi) o embrioni, hanno partorito in n.3.601, pari solo al 28,45%: ben al disotto di un terzo delle coppie, nella migliore delle statistiche. Presumibilmente la tecnica che consentirà alla “premiata ditta” IVI del Prof. Antonio Pellicer di raggiungere percentuali di successo più alte sarà proprio quella della FIVET/ICSI eterologa, avvalendosi poi di accorgimenti biotecnologici di avanguardia, quali l’EmbrioScope che ottimizza la “selezione embrionale” e l’A.I. per la selezione dei gameti crioconservati.
Ma la manipolazione di ovociti, spermatozoi ed embrioni, per quanto accurata, non riesce comunque a risparmiare vite umane appena concepite. Se a tal proposito, ritorniamo a guardare i dati della stessa Relazione ministeriale, possiamo calcolare che il numero degli embrioni sopravvissuti fino alla nascita con al FIVET/ICSI omologa e con l’eterologa nell’anno 2022 in Italia sono stati rispettivamente n.11.866 e n.3.717, pari al 17,14% e al 24,97% degli embrioni trasferiti in utero. Dunque, la percentuale degli embrioni sacrificati, pur se trasferiti in utero, è stata dell’82,86% per la FIVET/ICSI omologa e del 75,03% per quella eterologa! (vedi C.S. AIGOC n.2 del 12.03.2025. https://aigoc.it/2025/03/12/aumentano-i-cicli-sospesi-4-879-ed-interrotti-22-911-e-gli-embrioni-omologhi-crioconservati-64-106-nelleterologa-destano-preoccupazione-i-movimenti-di-import-export-di-ovociti-liqui/).
Se poi volessimo focalizzare l’attenzione sui dati del 2022, relativi alla PMA di II e III livello in Emilia Romagna, regione nella quale il “colosso biotecnologico” IVI sta per intraprendere la sua nuova “catena di produzione” di embrioni umani, si noterebbe che la percentuale di coppie che hanno ottenuto complessivamente, con FIVET/ICSI omologa ed etrologa, un “figlio in braccio” è stata solo del 17,10%. C’è stata una diminuzione degli embrioni sopravvissuti dopo trasferimento in utero rispetto al dato nazionale, sia per la FIVET/ICSI omologa che eterologa (14,41% e 22,47%); quindi un aumento degli embrioni sacrificati, rispettivamente del 85,59% e del 77,53% (vedi tabella 9R).
Oltre a questa altissima occisività degli embrioni, l’altro effetto critico di queste manipolazioni, certamente negativo sul piano etico, ma molto confacente e conveniente per queste tecniche di riproduzione extracorprea, grazie alla quale si riescono ad ottenere percentuali migliori di successo, è la crioconservazione degli embrioni. E il loro numero è in costante aumento anno dopo anno in Italia (vedi C.S. AIGOC N.2 del 12.03 2025 https://aigoc.it/2025/03/12/aumentano-i-cicli-sospesi-4-879-ed-interrotti-22-911-e-gli-embrioni-omologhi-crioconservati-64-106-nelleterologa-destano-preoccupazione-i-movimenti-di-import-export-di-ovociti-liqui/). Questi embrioni vengono trattati come mero materiale biologico, selezionati, conservati nei freezer sotto azoto liquido a -198° C, scartati se giudicati non idonei, fino ad essere commercializzati. Eppure la legge italiana n.40/2004 che regola la PMA, dovrebbe impedire il commercio dei gameti e tantomeno degli embrioni, come detto al comma 6 dell’art. 12, insieme alla maternità surrogata!
Per quanto l’azienda IVI si premuri di rendere più confortevole per le coppie l’ambiente in cui vengono compiute tutte le operazioni funzionali alla riproduzione umana, assicurando i migliori standard di sicurezza e qualità, la PMA resta una pratica disumana che offende la dignità della procreazione umana. Perché assoggetta all’interesse economico di alcuni il legittimo desiderio di genitorialità della coppia o asseconda la prestesa di un figlio anche a donne single. Perché sacrifica sull’altare della biotecnologia applicata alla procreatica una decina di embrioni per ogni figlio in braccio. Perché nonostante gli sforzi imprenditoriali e le applicazioni tecnologiche più sofisticate, delude profondamente le aspettative della gran parte delle coppie che vi ricorrono, con conseguenze psicologiche importanti nelle stesse coppie. Perché un figlio va rispettato come essere umano fin dal suo momento iniziale di vita, come soggetto libero, accolto come dono gratuito e non può essere mai ridotto ad oggetto, contraffacendo l’amore con il possesso.
Appare infine presuntuoso – ma strategicamente efficace sull’opinione pubblica – da parte delle “fabbriche di embrioni” come l’IVI, far credere che la PMA possa risolvere il problema della denatalità, al fine di ottenere benefici economici dallo Stato per le coppie che la richiedono. I nati da FIVET/ICSI nel 2022 in Italia sono stati 15.583, soltanto il 3,96% di tutti i nati nello stesso anno in Italia (392.598). Se davvero si vuole invertire il trend delle nascite nel nostro Paese, lo Stato dovrebbe innanzitutto intervenire decisamente per favorire l’accoglienza nelle madri e la nascita dei loro bambini già presenti e vivi nel loro grembo: 65.661 annientati legalmente nel 2022, il 16,7% dei nati.
Dott. Alberto Virgolino. Presidente Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici
Per Comitato “ Prolife insieme”